Poliziotti uccisi a Kusel, si scatena l’odio in rete: già 15 identificazioni e un arresto

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A una settimana dal caso dei due poliziotti uccisi a Kusel, la polizia criminale della Renania-Palatinato ha già individuato centinaia di messaggi d’odio in rete, di cui una buona percentuale penalmente rilevanti. In molti hanno gioito in rete per la morte del commissario capo Alexander K., 29 anni, e della sua collega, una giovane poliziotta in prova di 24 anni. Alcuni hanno addirittura suggerito come organizzare imboscate letali ai danni di altri agenti.

I due poliziotti sono stati uccisi lunedì scorso mentre erano di pattuglia e già martedì sono stati arrestati due presunti responsabili. L’omicidio, secondo gli investigatori, potrebbe essere motivato dal tentativo di coprire una battuta di caccia illegale.


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Odio online contro i poliziotti uccisi a Kusel: arrivano le prime identificazioni

Come riportato dal Berliner Kurier, sono 399 i post di odio individuati online e 102 sono stati considerati penalmente rilevanti. Una squadra investigativa di 14 membri ha già identificato 15 responsabili. Lo ha annunciato lunedì a Magonza il ministro degli interni del Land, Roger Lewentz (SPD).

Venerdì sera, sempre in Renania-Palatinato, la polizia di Herrstein-Rhaunen (distretto di Birkenfeld) ha arrestato un 55enne. Oltre ad aver diffuso messaggi d’odio relativi ai poliziotti uccisi, l’uomo avrebbe inoltre incitato alla violenza in due video pubblicati su Facebook, dando istruzioni su come attirare altri agenti in una strada sterrata, per poi sparare loro addosso.

Il ministro dell’interno: “Tutto questo è vergognoso”

“Trovo tutto questo vergognoso, questo è puro disprezzo per l’umanità ed è disgustoso” ha commentato Lewentz, definendo inoltre “difficilmente sopportabile” che le famiglie delle vittime si trovino a dover tollerare tutto quello che si legge in questi giorni in rete: risate, battute, celebrazioni dell’omicidio e molto altro.

Johannes Kunz, presidente dell’ufficio di polizia criminale del Land, lunedì ha parlato di indizi che potrebbero legare questi messaggi d’odio allo spettro dei cosiddetti Reichsbürger (letteralmente “Cittadini del Reich”, gruppi di estremisti che si rifanno a ideologie più o meno apertamente naziste e negano la legittimità del governo.

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