“Le baruffe” di Goldoni in musica al Teatro La Fenice: in Germania disponibile fino al 28 febbraio

di Michele Santoriello

Tempo di carnevale, tempo di nuove rappresentazioni? Sembra proprio di sì. A Venezia per i giorni di carnevale di quest’anno – nonché per celebrare il 60° anniversario della casa editrice Marsilio Editori, curatrice dal 1993 dell’edizione nazionale delle opere di Carlo Goldoni – è andata in scena al Teatro La Fenice, in prima assoluta martedì 22 febbraio (e rimarrà in cartellone fino al 4 marzo), l’opera “Le baruffe” del compositore Giorgio Battistelli, coautore del libretto insieme a Damiano Michieletto, che ha curato la regia di questo lavoro commissionato direttamente dal teatro stesso.

“Le baruffe” di Goldoni: una riduzione per nulla facile

Non è stata per nulla facile la riduzione a libretto del testo goldoniano (“Le baruffe chiozzotte“) poiché quella di Goldoni è una commedia con un tessuto a più voci che si alimenta di elementi folcloristici e di commedia dell’arte, ambientata nella cittadina lagunare di Chioggia, piccola comunità di pescatori, che nel testo teatrale è pervasa da un registro linguistico molto particolare, quello del dialetto chioggiotto, che racchiude espressioni linguistiche e significati altri da quello veneziano, arricchendo il parlato di espressioni vernacolari coloratissime, come fosse un ricamo di merletto.

le baruffe
Lorenzo Montanelli, ritratti: Giorgio Battistelli, compositore de “Le baruffe”.

Una commedia amata anche da Goethe

Se la commedia teatrale, amata ed ammirata anche da J.W. Goethe, a Venezia, nel 1786, permette di esporre tutta la tramatura della commedia, la scelta del “teatro di musica” nell’opera di Battistelli si incentra invece, pur nel rispetto della suddivisione in tre parti, chiamati quadri, su altre e nuove modalità compositive, vocali e di messa in scena.
Una di questa è data dalla scelta di porre al centro della scena, dall’inizio alla fine della storia e della contesa, l’oggetto della discordia (o forse un afrodisiaco?): la zucca barucca. Una fetta di zucca arrostita offerta dal battelliere Toffolo a Lucietta, promessa sposa del pescatore Titta-Nane, che la accetta di buon grado, tuttavia letta da Checca come gesto non gradito, essendo quest’ultima destinataria dei corteggiamenti del battelliere Toffolo. Un elemento perturbatore, grazie al quale il marchingegno delle baruffe e delle incomprensioni, si attiva ed inizia a ticchettare.

Inoltre sono dodici i ruoli solistici proposti, suddivisi equamente tra giovani focosi – uomini e donne, promessi l’uno all’altro, ma inquieti per l’assenza dell’amato – e gli adulti, donne esperte e uomini saggi. Personaggi che in sequenza innescano ed alimentano il meccanismo degli equivoci, delle incomprensioni, delle cose dette e non dette, rinvigorendo – come sostanze reagenti pronte ad innescare un’esplosione e a far saltare i legami della piccola comunità – sospetti, gelosie e rivalità. Tensioni che alla fine si compongono lentamente, quando dovranno comparire dinanzi ad Isidoro, coadiutore del cancelliere criminale, al quale sarà demandato il non facile compito di portare finalmente pace tra i litiganti.

Un’orchestrazione in grado di dare colore alla vivacità delle interazioni

A completare l’affresco dell’opera si aggiunge il coro, che interagisce e fa eco alla disputa delle tre coppie amorose, rendendo ancor più ampio il registro della coralità. Coro che accompagna e definisce con parlati, fraseggi, bisbigli, coloriture, il contesto sociale dove le incertezze ed inquietudini del quotidiano, le ristrettezze economiche, i confini della dimensione umana e geografica, nonché condizioni atmosferiche incombenti quali nebbia e freddi invernali, condizionano non poco il vissuto personale e materiale dei personaggi.

L’opera, che inizia con un prologo a mo’ di rap – e permette così al pubblico di far proprio un catalogo di espressioni, siano essi nomi propri, quelli dei venti o gli improperi che i personaggi si scagliano nei litigi – viene accompagnata da una musica che assomiglia ad un ruscellare d’acqua lagunare con fraseggi molto espressivi, parlato e ricamo vocale che ben si inserisce in un’orchestrazione ricca, capace dall’altro lato di dare colore alla confusione, agli scontri molto carnali tra i personaggi, le loro gelosie, i pettegolezzi, gli alterchi, le arguzie e le cattiverie minute.

Una perfetta cura dei dettagli, dalla scenografia ai costumi

Interessante e assai dinamica la dimensione scenica, ideata da Paolo Fantin, nella quale, oltre ad uno sfondo bianco opaco fluttuante e ventilatori che con il loro rotare imitano il vento impetuoso reale e quello dei sentimenti vissuti dai personaggi, sono presenti pareti mobili di legno grezzo che di volta in volta definiscono gli spazi teatrali. Elementi mobili che presentano al pubblico la duplice natura della materia-legno usata per descrivere e circoscrivere gli ambienti del confronto, o per essere usata come arma impropria dalle famiglie che si fronteggiano e sono in costante rivalità, per poi, come elementi, dissolversi quando nel finale i contendenti troveranno una loro nuova (co)esistenza.

I costumi, ideati da Carla Teti, essenziali e semplici nelle loro fattezze, come nelle rappresentazioni di soggetti del pittore veneziano Longhi, colgono bene l’elemento popolano e veristico di questa comunità di pescatori.


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Una direzione illustre, quella di Enrico Calesso

Il direttore d’orchestra Enrico Calesso, conosciuto ed apprezzato anche in Germania, essendo direttore principale al Mainfranken Theater di Würzburg, dirige orchestra e coro – preparato quest’ultimo con accuratezza dal maestro Alfonso Caiani – con gran maestria ed attenzione, accompagnando la complessa partitura ricca di spunti, così come le variegate sonorità connotate da un ventaglio di note cantate, di parlato, bisbigliato e di timbri sonori, che regalano effetti straordinari.

Voluta fortemente dal sovrintendente Fortunato Ortombina, questa nuova opera ci regala quindi una raffigurazione composita di voci, di sguardi, di allusioni, di amore e di odio, di gelosie ed invidie e ci riconsegna, in un teatro di musica, lo sguardo sull’umano e su una collettività che esprime tensioni e frustrazioni, ma che alla fine si rincontra, si rinnova. Un’opera che Giorgio Battistelli e Damiano Michieletto hanno voluto insieme estrarre e distillare, nell’essenza e nelle potenza espressiva, dall’universo goldoniano e che gli spettatori in Germania potranno vedere, fino al 28 febbraio, sul canale ufficiale You Tube del Teatro La Fenice.

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