Fu un notaio ebreo a rivelare ai nazisti il nascondiglio di Anna Frank

Anne Frank
Anne Frank. Autore sconosciuto. Public domain, via Wikimedia Commons

Un team internazionale di 23 investigatori, guidato dall’ex agente dell’FBI Vince Pankoke, ha indagato per sei anni su uno dei casi irrisolti più celebri della storia, giungendo a una conclusione. Il nascondiglio di Anna Frank sarebbe stato rivelato ai nazisti da Arnold van den Bergh, un notaio e membro del Consiglio Ebraico di Amsterdam. Della risoluzione di questo celeberrimo “cold case” e del lavoro di indagine che è stato fatto per arrivare a questa conclusione si parla in un documentario della CBS e in un libro, “The Betrayal of Anne Frank”, di Rosemary Sullivan.

A mettere gli investigatori sulle tracce di van den Bergh è stata una lettera anonima ricevuta da Otto Frank, padre di Anna, negli anni ’50, che indicava il notaio come responsabile. La lettera di per sé non era un segreto: lo stesso Otto Frank aveva menzionato al giornalista Friso Endt, diversi anni dopo la fine della guerra, il fatto che a tradire la sua famiglia fosse stato un membro della comunità ebraica. Nonostante forti sospetti sull’identità del responsabile, tuttavia, Frank non aveva mai fatto pubblicamente il suo nome. Otto Frank morì nel 1980, ma più avanti, nel 1994, anche Miep Gies, che aveva aiutato la famiglia Frank a nascondersi, durante una conferenza negli Stati Uniti, si lasciò sfuggire un dettaglio sull’identità della persona che avrebbe tradito la famiglia di Anna, dicendo che il responsabile era morto prima del 1960 (van den Bergh morì nel 1950 senza che né lui né la sua famiglia fossero mai deportati).


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Van den Bergh rivelò il nascondiglio della famiglia di Anna Frank per salvare la propria

Molti storici, per anni, hanno dubitato del coinvolgimento di Arnold van den Bergh, poiché si riteneva che il notaio avesse lasciato l’Olanda nel 1943, ovvero due anni prima della deportazione dei Frank. Gli investigatori del team di Pankoke, tuttavia, hanno esaminato gli archivi della città di Amsterdam, riscontrando che van den Bergh era stato registrato presso un nuovo indirizzo nella capitale olandese nel febbraio del 1944.

Secondo Pieter van Twisk, che ha guidato il team olandese nelle indagini, van den Bergh aveva “la conoscenza, l’opportunità e il movente” per rivelare ai nazisti l’ubicazione del nascondiglio di Anna Frank e della sua famiglia. Come membro del Consiglio Ebraico, infatti, il notaio godeva di alcuni privilegi e poteva garantire una relativa sicurezza per sé stesso e per la propria famiglia. Nel 1944, tuttavia, la pressione da parte dei nazisti aumentò e si ritiene che, per proteggersi dalla deportazione, van den Bergh abbia rivelato agli occupanti tedeschi i nascondigli di diverse famiglie ebree. Né Arnold van den Bergh né sua moglie né le sue tre figlie furono mai deportati nei campi di concentramento del Terzo Reich.

Pare che van den Bergh fosse addirittura riuscito, nella fase iniziale dell’occupazione a evitare di essere inserito fra le liste degli ebrei, ma che fosse stato in seguito classificato come ebreo in seguito a una diatriba di carattere professionale. Pur nella condizione di perseguitato, il notaio mantenne alcuni privilegi ed esercitò la propria funzione notarile in occasione della vendita forzata di alcune opere d’arte a membri delle alte gerarchie naziste come Hermann Göring. La conoscenza dei nascondigli di alcune famiglie ebree di Amsterdam sarebbe stata, per van den Bergh e la sua famiglia, una sorta di salvacondotto per evitare di andare incontro allo stesso destino che toccò a milioni di ebrei, fra i quali l’intera famiglia di Otto Frank – unico sopravvissuto fra gli occupanti delle stanze sul retro dell’abitazione di Prinsengracht 263.

Conclusioni “certe all’85%”

Pankoke definisce le conclusioni dell’indagine come “certe all’85%, in quanto basate su interviste, documenti storici, diari, archivi e liste di indirizzi. Il team investigativo ha analizzato i nomi e le storie note di tutti i vicini dei Frank nel loro ultimo nascondiglio, determinandone non solo l’identità, ma anche le posizioni politiche – se, per esempio, fossero noti come informatori in contatto con i nazisti olandesi o meno. In questo modo, sono state escluse molte altre possibili “piste”, contribuendo a stringere il cerchio intorno al nome di van den Bergh.

Anna Frank, suo padre Otto, sua madre Edith e sua sorella Margot scoperti dai nazisti il 4 agosto 1944. L’ultima nota appuntata nel celebre diario risale al primo agosto 1944. La data precisa della morte di Anna Frank non è stata mai accertata, ma si presume che sia stata stroncata dal tifo nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, nel febbraio del 1945, all’età di 15 anni.

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