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Addio alla cara Fedora Filippi: il nostro ricordo

di Lucia Conti

È venuta a mancare ieri, a Berlino, Fedora Filippi, archeologa di chiara fama e intellettuale raffinatissima, capace di spaziare dalla letteratura, alla musica, all’arte.

Fedora Filippi: la Signora della Domus Aurea

I giornali l’hanno già ribattezzata “Signora della Domus Aurea”, perché per anni ne è stata direttrice scientifica. Dopo una lunga e brillante carriera presso il ministero della cultura, Fedora Filippi era indiscutibilmente una delle eminenze della Soprintendenza di Roma, che oggi
 la descrive come una “fine studiosa, eccellente archeologa, responsabile della tutela delle aree di Campo Marzio e Trastevere”. A lei si devono inoltre scoperte importantissime come le scuderie Imperiali di via Giulia, il complesso sotto La Rinascente in via del Tritone, gli Horti alle falde del Gianicolo, per citarne solo alcune.

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La donna eccezionale che si muoveva in punta di piedi

Per me, però, questa donna dalla mente eccelsa era soprattutto Fedora, o Fedi. L’ho conosciuta per la prima volta a casa dell’amica comune Amelia Massetti, persona straordinaria che tanto le è stata vicina, fino all’ultimo giorno.

Ricordo il suo sorriso, la sua eleganza e ricordo il fatto che ci venne naturale chiacchierare. Parlammo del lavoro, delle incombenze del momento, della serata piacevolissima che stavamo vivendo, di cose poco importanti e importantissime, nello schema generale della vita. Il legame si creò subito. Ebbi la grande fortuna e l’onore di essere oggetto della sua stima. Mi coinvolse subito in un’impresa a cui teneva moltissimo e che fu un vero successo: l’arrivo di Mimmo Lucano a Berlino.

Fedora con Mimmo Lucano e i Modena City Ramblers, a Berlino. Foto di Sindre Sandvik

Appassionata cultrice della memoria storica e impegnata attivamente nel tutelare il futuro dagli errori del passato, a Berlino aveva contribuito a fondare l’Anpi, che mai sarebbe esistita senza di lei, e in questa veste aveva portato nella capitale tedesca l’ex sindaco di Riace, dandogli la possibilità di parlare a una folla entusiasta e di leggere dal palco il messaggio di sostegno ricevuto da Wim Wenders.

Spero che quei momenti, che l’hanno vista felice e commossa, l’abbiano accompagnata a lungo, perché sono stati un suo piccolo miracolo, uno dei tanti. E purtroppo dopo quella sera molte, troppe cose non sono più andate nel verso giusto, fino al tristissimo epilogo che ci porta, oggi, a piangere una persona speciale.

Fedora con Mimmo Lucano e i Modena City Ramblers, a Berlino. Foto di Sindre Sandvik

Il bellissimo messaggio di Mimmo Lucano e la poesia dell’amica

Lo stesso Mimmo Lucano ha fatto pervenire un bellissimo messaggio di condoglianze: “Partecipo con sentimenti di cordoglio al dolore della famiglia e di tutti voi per la scomparsa della carissima Fedora. L’ho conosciuta qualche anno fa, a Berlino, una sera indimenticabile per me. L’aveva organizzata lei. Un ultimo saluto dalla Calabria, compagna Fedora mi ricorderò sempre di te”.

Tu
sei ora in viaggio.
E un raggio di sole
ti illumina il cammino.
Ti sento vicino
benché tu divenga
sempre di più, qualcosa di simile a un miraggio.
Fatta di luce,
dell‘aria che respiro,
con un morbido abbraccio
mi circondi.
Tu sei ora li,
in mondi paralleli:
nell‘essenza dell‘esistenza
che mi riveli.
(Per Fedora Filippi, dall’amica Lucia Tanganelli)

Il senso civico e la forza morale

Con la stessa motivazione e convinzione morale, Fedora aveva prestato la sua voce e la sua presenza, lei, così timida e riservata, per onorare Liliana Segre in un evento organizzato da Federico Quadrelli con il Circolo PD Berlino (potete rivederla in questo video). La stessa cosa aveva fatto per sostenere i diritti delle persone disabili, nell’ambito dell’iniziativa “L’inclusione ci riguarda tutt*”, organizzata dall’associazione Artemisia.

Ricordo la sua timidezza, le sue mani che quasi tremavano, la riservatezza estrema che questa donna così elegante e delicata mostrava quando si trattava di venire avanti anche in prima persona, e non solo attraverso i risultati del suo eccellente lavoro. Laddove molti rivendicano titoli e spazi con tracotanza, a volte anche a gomitate, lei nascondeva i suoi successi come se fossero colpe. Però era sempre pronta a farsi violenza e a vincere se stessa, quando si trattava di esporsi per una causa giusta.

Fedora a Beirut, durante gli scavi

Ricordo che venni a sapere quasi per caso che da giovane aveva conosciuto e intervistato in radio Primo Levi. “Fedora, dobbiamo assolutamente scriverne, parliamone!” le dissi. “Ci penserò” mi rispose. Ovviamente l’articolo non lo scrivemmo mai, ma lei mi confidò di aver riletto interamente “Se questo è un uomo”, prima di ammalarsi. Era così, Fedora, brillava della sua luce rivendicando un posto all’ombra.

A casa sua ebbi modo di scorrere alcune tra le sue innumerevoli pubblicazioni scientifiche, che l’avevano resa una star dell’archeologia. E quanto si imbarazzerebbe, se leggesse oggi queste mie parole! Scoprii anche che aveva lavorato a Beirut, con grande successo e in condizioni di estremo pericolo. Ogni tanto spuntava fuori un tassello di quel meraviglioso mosaico che è stata la sua vita professionale e quando accadeva era bellissimo restare in silenzio, a imparare.

Fedora a Beirut, gli scavi

Le nostre conversazioni spaziavano dal suo lavoro alla politica (a Berlino, oltre all’Anpi, aveva fondato anche Leu), dal gatto che tanto aveva amato ai ricordi legati a Torino, alla sua famiglia e alla sua adolescenza di ragazza innamorata degli sci, che sulle montagne aveva conosciuto il campione Gustav Thöni.

La piccola Fedora riceve un premio sportivo legato allo sci, il 6 gennaio 1961

A Fedora Filippi, con affetto e riconoscenza

Con Amelia Massetti notavamo spesso come “la signora della Domus Aurea” fosse delicata e gentile in un mondo che spesso non lo è affatto e per questo con lei scherzavamo, mettendo a disposizione tutta la nostra vis ciociara, ove ce ne fosse stato bisogno. Sorridevamo di questa differenza tra noi, l’unica, in un universo di valori morali e intellettuali condivisi, in cui dominavano lealtà e rispetto.

“Brave le mie combattenti, queste sono notizie che mi piacciono!” mi scrisse quando rilevai Il Mitte insieme ad Angela Fiore, che si unisce a me nel dispiacere e nel ricordo di bellissimi momenti passati insieme, a passeggiare o a chiacchierare. Sinceramente affezionata a entrambe, Fedi fu davvero felice per noi. Ma non so se la cara Fedora avesse ragione. Non siamo sicure di riuscire sempre a combattere bene, quando la vita si accanisce con durezza sulla nostra fragile materia umana e sul nostro spirito provato da troppi contraccolpi, a cui spesso viene meno il conforto della speranza.

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Sinceramente prostrata dalla notizia, mi unisco a chi la amava, è l’unica cosa che posso fare. Quindi abbraccio con tutto il cuore innanzitutto la famiglia, il marito Henner, che è stato straordinario in momenti terribili, e Federica, gemella di Fedora, che sono stata felicissima di conoscere, anche se in circostanze davvero tristi. Il mio pensiero va ovviamente anche alle amiche più care, Amelia Massetti, Dora Venturi, Lucia Tanganelli, Paola Giaculli, Giulia Donati e Rachelina Giordano, che sono state fondamentali per Fedora e che oggi come ieri le esprimono il loro sincero e profondo affetto. Non è un elenco che ha l’ambizione di essere esaustivo, quindi spero mi perdonerete se lascio fuori qualcuno.

Fedora è andata via ieri, in una giornata uggiosa. Oggi è spuntato il sole e domina il suo ricordo, più luminoso di quanto sia questo spicchio di luce a cui sto anche dando le spalle.

Voglio immaginarla immersa nelle cose che amava: leggere, studiare, viaggiare, esplorare il passato del mondo, le sue passeggiate nel bosco, la purezza assoluta dei monti e i soggiorni in famiglia sul Baltico, quando c’è sole, ma fa ancora freddo.

Ciao Fedora, mi mancherai tanto.

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