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Perché la destra italiana usurpa il nome di Atreju. Gli eredi di Michael Ende: “Strumentalizzazione illegittima!”

Qualche giorno fa lo scrittore italiano Roberto Saviano ha ufficialmente lanciato lo slogan “Liberiamo Atreju“, contestando apertamente l’utilizzo, da parte della manifestazione politica di Giorgia Meloni, del nome del celebre personaggio de “La storia infinita” di Michael Ende.

Liberiamo Atreju… e già che ci siamo, liberiamo anche Tolkien

In un video registrato per Fanpage, Saviano ha spiegato nel dettaglio perché il personaggio di Ende non abbia nulla in comune né con Fratelli d’Italia, né con le posizioni politiche e morali espresse dalla destra italiana, sin dalle lontane origini della kermesse.

La festa che prende il nome di Atreju è infatti nata a Roma nel 1998, con Azione Giovani (movimento giovanile di Alleanza Nazionale), e solo dal 2013 è organizzata da Fratelli d’Italia. Negli anni ha ospitato personaggi fortemente controversi, come Steve BannonViktor Orbán e Rudolph Giuliani, ma ha anche cercato di sdoganarsi riuscendo a incassare, non senza polemiche e accuse di strategismo, persino la partecipazione, quest’anno, di Letta, Conte, e Renzi. Ma torniamo al nome di questo evento, pescato tra le pagine di un libro scritto da un antinazista.

“Perché la destra ha bisogno di appropriarsi di questi simboli? Perché Fratelli d’Italia usurpa questo splendido personaggio intitolandogli il suo evento?” si chiede Saviano, scagliandosi non solo contro l’utilizzo del nome di Atreju, ma anche contro la strumentalizzazione de “Il signore degli anelli“, altra saga utilizzata in modo identitario dalla destra italiana. “Che cosa c’entra il popolo creato da Tolkien, che fumava erba pipa, aborriva la guerra e detestava i conflitti, con i giovani missini, che avevano il sogno delle brigate nere?” si chiede Saviano.

Atreju rappresenta l’antitesi dei valori della destra italiana

Effettivamente, per chiunque conosca bene Michael Ende e “La storia infinita”, l’appropriazione della figura di Atreju da parte dell’omonimo festival politico appare palesemente fuori luogo, per le ragioni indicate da Saviano e non solo.

Cresciuto da un’intera comunità e non esattamente da una famiglia tradizionale (il suo nome significa, nella sua lingua, “figlio di tutti”), appartenente alla tribù dei Pelleverde, Atreju vaga per Fantasia con una missione: rappresentare tutti i diversi popoli di un regno senza frontiere, contro il male rappresentato dal Nulla. Un po’ difficile immaginare qualcosa di più distante dalla filosofia dei confini e dal tradizionalismo familista di una leader che ci tiene a definirsi, in primis, “italiana, madre e cristiana”.

Atreju è un guerriero senza armi e no, non uccide il lupo Gmork

C’è anche un altro aspetto, sfuggito anche a Saviano, che rende la destra italiana incompatibile con il piccolo eroe creato dalla fantasia di Michael Ende. Atreju combatte contro il male senza armi, perché è questa la regola imposta dall’Infanta Imperatrice, che regna su Fantasia “senza regnare” e il cui potere consiste nel lasciare che ogni creatura esprima la sua natura, senza intervenire mai.

Per questo Atreju salverà Fantasia senza combattere, seguendo una logica apparentemente incomprensibile. L’Infanta Imperatrice, di cui è emissario, è molto oltre Gandhi e Fantasia è un modello di convivenza pacifica al punto che quasi si estingue, pur di non tradire la sua natura.

Si fatica a trovare la benché minima connessione con un contesto che si alimenta di retorica bellica e mistica del petto gonfio. A meno che i “patrioti meloniani” (e i loro fratelli maggiori di Azione Giovani) non si siano fatti influenzare dal film tratto dal libro, e in particolare dalla scena in cui Atreju uccide il lupo Gmork in modo abbastanza epico. Peccato che nel libro non vada a finire così e che confondere l’opera di un grande autore tedesco con un film per bambini, per quanto gradevole, sia sommamente imbarazzante.

La reazione degli eredi dello scrittore: “Michael Ende non lo avrebbe mai permesso”

Dopo l’esplosione del dibattito, che avrebbe potuto e dovuto essere affrontato molto tempo fa, ma meglio tardi che mai, è arrivato un altro e più poderoso affondo: l’intervento degli eredi di Michael Ende, rappresentati da Roman Hocke, amico e agente letterario del celebre scrittore. Hocke ha infatti rilasciato un’intervista, sempre a Fanpage, in cui ha preso ufficialmente le distanze dall’utilizzo del nome di Atreju per fini politici.

https://www.facebook.com/michaelende.de/posts/10162617233475193

Gli eredi di Ende, mai interpellati dagli organizzatori del festival, si sono dichiarati grati sia a Saviano che ai lettori italiani che ne hanno condiviso la protesta. Si sono quindi scagliati contro la strumentalizzazione di un’opera d’arte, che per natura appartiene a tutti, da parte di un partito politico, e hanno sottolineato che mai Michael Ende avrebbe acconsentito a una politicizzazione della sua opera, avendolo più volte ribadito quando era in vita. “Chiediamo di rispettare questo suo atteggiamento, anche e specialmente dopo la sua morte, dato che non si può più difendere personalmente” hanno aggiunto.

Ancora più chiara la loro posizione sulle pagine ufficiali dedicate allo scrittore scomparso, in cui si precisa che qualsiasi utilizzo di titoli o nomi tratti dalle opere di Michael Ende da parte di organizzazioni e movimenti politici è da considerarsi illegittimo e che, anche in futuro, gli eredi si batteranno contro operazioni di questo tipo.

(Fonti: Fanpage)


Massimo Ferrero

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