Friedrich Merz è il nuovo leader della CDU. Al terzo tentativo
Friedrich Merz ce l’ha fatta. Dopo essere stato sconfitto nell’ultima scalata alla leadership della CDU da Annegret Kramp-Karrenbauer nel 2018 e da Armin Laschet alle ultime primarie a gennaio di quest’anno e dopo la debacle elettorale di quest’ultimo, l’ex-capogruppo parlamentare è stato eletto a larga maggioranza nuovo leader del partito. Il cambio della guardia arriva in un momento in cui l’Unione sente il bisogno di rinnovarsi e di esprimere un leader che possa competere con la rilevanza politica di Angela Merkel.
Il segretario generale Paul Ziemiak ha annunciato in conferenza stampa che Merz ha ottenuto il 62,1% nell’assemblea dei membri. I suoi avversari Norbert Röttgen e Helge Braun hanno ottenuto rispettivamente il 25, % e il 12,1% dei voti.
Friedrich Merz è l’uomo giusto per traghettare la CDU nel futuro?
Per i membri del partito, Merz sembra essere in questo momento una scelta rassicurante: è un buon oratore, oltre che un membro della vecchia guardia della CDU, ma è anche aggressivo – laddove Laschet appariva più accomodante. È anche vero che i tentativi di Merz di arrivare ai vertici dell’Unione e di farsi candidare cancelliere risalgono a molti anni fa, quando la carriera politica di Angela Merkel era, se non proprio agli inizi, certamente ancora lontana dall’apice. Merz è sempre stato un feroce rivale di Merkel fra le file del partito e, fino a questo momento, le sue manovre di avvicinamento alle posizioni apicali non hanno avuto successo.
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Per questo, gli scettici si chiedono se associare al rinnovamento di un partito un volto che fa parte del suo establishment da un quarto di secolo sia un’idea vincente e un buon modo di proiettarsi nel futuro. Merz conta soprattutto sull’appoggio degli elettori e dei membri più conservatori della CDU, in particolare negli Stati dell’est e nel settore dell’imprenditoria.
Bisogno di rinnovamento: il primo banco di prova con le elezioni dei Länder in primavera
L’unico dato sul quale tutti sono d’accordo – tanto i membri del partito quanto la base elettorale e perfino gli avversari politici – è che la CDU abbia bisogno di reinventarsi e non solo per uscire dall’ombra di Merkel, ma per rappresentare un interlocutore elettorale credibile alle prossime elezioni dei Länder che si terranno in primavera in Saarland, Nord Reno-Westfalia, Schleswig-Holstein e Bassa Sassonia.
Questo vuol dire che Merz dovrà cambiare tanto l’immagine del partito quanto la propria. Appare infatti sempre più evidente che gli ultimi sedici anni non siano stati l’espressione di una fiducia fondamentale dei tedeschi nei confronti della CDU, ma di una loro fiducia in Angela Merkel e che quindi non sia stata la fedeltà al partito a orientare l’elettorato, ma la figura della sua candidata. Inoltre, gli elettori più fedeli della CDU fanno parte di un gruppo demografico che si va progressivamente assottigliando e, nel corso degli anni, il partito non è riuscito a coinvolgere realmente le fasce giovani della popolazione.
Tramontata l’era Merkel, tutti coloro che non avevano altre ragioni valide per votare la CDU – né sulla base di programmi elettorali né per affinità personali con le posizioni politiche dei cristiano-democratici – sono tornati serenamente a scegliere altri partiti, causando un’emorragia di voti unica nella storia del partito. D’altra parte, se una certa fascia di elettorato giovane e orientato a sinistra ha voluto premiare con il voto alcune posizioni di Merkel, come quelle sull’immigrazione, in assenza di questo “incentivo” non sorprende che quegli stessi giovani si siano rivolti a partiti che li rappresentano di più e meglio.
Söder si augura un’opposizione “potente e costruttiva”
Nel commentare il voto, Merz ha fatto appello all’unità fra tutte le componenti del partito e ha dichiarato di voler dimostrare che la CDU è un partito vitale, destinato a mantenere la sua storica posizione come grande partito popolare anche nel XXI secolo. La sua elezione è stata salutata con favore dal ministro presidente della Baviera Markus Söder (CSU), che ha commentato il voto come un “segnale di nuova forza” nella CDU e ha espresso l’intenzione di formare “un’opposizione potente e costruttiva”.
L’enigma per il neo-eletto leader resta quindi il seguente: accontentare l’establishment del partito e la sua base elettorale, che cerca di vincere con una formula più volte rivelatasi perdente, o tradire la sua vocazione e le sue promesse di uomo dell’era pre-Merkel e provare a stravolgere davvero l’immagine della CDU per risvegliare l’interesse di un elettorato che ha voltato le spalle in massa al centro cristiano-democratico?
La risposta si rivelerà in base alla sua capacità di avere il polso del Paese e degli umori della popolazione – compito al quale Laschet, nei mesi che hanno condotto alla campagna elettorale, si è rivelato clamorosamente inadatto.
Merz sarà nominato ufficialmente leader del partito alla conferenza federale del 21 e 22 gennaio.
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