Berlino, arrivano gli “alberi del futuro”: sempre meno tigli e più alternative?
Al dipartimento parchi urbani di Neukölln li chiamano “alberi del futuro” o “alberi del clima“, perché necessitano di poca acqua, e a Berlino potrebbero gradualmente prendere il posto dei tradizionali tigli. È successo in primis nella celebre Weserstraße, dove diversi tigli erano stati tagliati cinque anni fa, perché stavano creando problemi ad alcune tubature, e verranno adesso rimpiazzati da nuovi alberi, che l’amministrazione sta piantando. Ma saranno alberi diversi.
I tigli berlinesi sono sicuramente parte del panorama urbano, ricoprendo circa un terzo dei 430.000 alberi presenti a Berlino. Sono inoltre fortemente identificativi dell’atmosfera cittadina, anche considerando che la passeggiata di “Unter den Linden”, che significa proprio “sotto i tigli”, è uno dei simboli indiscussi di Berlino e una delle mete turistiche più popolari.
A Berlino gli “alberi del futuro”: ma non saranno tigli
Perché i tigli sono improvvisamente diventati un problema? Intanto perché hanno bisogno di molta acqua e a Berlino l’acqua scarseggia, soprattutto in estate. Un problema analogo lo ha anche il Brandeburgo, nonostante quanto dichiarato da Elon Mask. I tigli sono poi destinati a sviluppare molti rami morti e quindi hanno bisogno di costanti potature, che gravano sul bilancio dell’amministrazione cittadina e creano temporanei disagi sulle strade.
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Per questa ragione, il distretto di Neukölln sta rimpiazzando i tigli con nuovi alberi e questo potrebbe diventare una tendenza generalizzata. Tra i più utilizzati ci saranno magnolie Kobushi (o kobus), alberi di pere selvatiche, sorbi svedesi e carpinelle.
Queste ultime sarebbero state impensabili anche solo 30 anni fa, a causa del clima incredibilmente rigido registrato all’epoca nella capitale tedesca. Le cose però, lo sappiamo, sono purtroppo cambiate a causa del riscaldamento climatico e le temperature berlinesi, anche in inverno, non sono neanche lontanamente paragonabili a quelle di un tempo.
(Fonte: Berliner Zeitung)
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