È arrivato alla terza edizione l’evento “L’inclusione ci riguarda tutti“, organizzato dall’associazione Artemisia ogni 3 dicembre. Concepito come giorno di riflessione dedicato al tema della disabilità, questo importante appuntamento vede organizzazioni, attivisti e chiunque voglia seguire il dibattito confrontarsi sulle sfide dell’inclusione, ma anche sulla promozione dei diritti delle persone disabili di tutto il mondo.
A Berlino, l’evento è organizzato da Artemisia e.V., EMERGENCY Deutschland, AWO Begegnungszentrum e le autorità distrettuali di Friedrichshain-Kreuzberg. Per seguire l’evento del 3 Dicembre, che si terrà online dalle ore 19.00 alle 20.30, basta collegarsi direttamente su Facebook.
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Abbiamo fatto qualche domanda ad Amelia Massetti, presidente di Artemisia, per saperne di più.
Amelia Massetti, parliamo dell’evento del 3 dicembre. Di che si tratta?
Noi di Artemisia e.V., il Bezirksamt di Friedrichshain Kreuzberg- Behidertenbeauftragte, l’AWO Begegnungszentrum ed EMERGENCY Deutschland abbiamo dato vita a questa idea dal 2019, con la prima edizione di “Inklusion geht uns alle an” (L’inclusione ci riguarda tutti). Nel 2020, a causa della pandemia, l’abbiamo realizzata online.
Quest’anno volevamo farlo in presenza e avevamo organizzato un grande evento musicale, ma purtroppo, a causa dell’aumento dei contagi, abbiamo deciso di svolgerlo di nuovo online.
L’inclusione ci riguarda tutti*e è diventata una tradizione per il quartiere di Kreuzberg. Lo scopo è quello di dare visibilità alle persone disabili e offrire un’opportunità di partecipazione collettiva in un contesto inclusivo, ma anche di sensibilizzare le persone che non sono direttamente coinvolte dal tema della disabilità.
Questa data non è casuale. Perché proprio il 3 dicembre?
Il 3 Dicembre è la Giornata internazionale delle persone con disabilità, proclamata dall’ONU nel 1981 per promuovere i diritti e il benessere delle persone disabili e intraprendere azioni per la loro effettiva partecipazione e inclusione in tutti gli aspetti della vita sociale, politica, culturale ed economica. In questa giornata, in tutto il mondo, le associazioni e le istituzioni sono invitate ad organizzare eventi di sensibilizzazione.
In questa edizione 2021, il vostro evento vi vedrà collaborare con EMERGENCY. In che modo avete interagito?
Questo evento è stato costruito principalmente insieme ad Emergency Deutschland. Questa stretta collaborazione tra me e Lorin Decarli, ambasciatore di Emergency in Germania, ha portato all’elaborazione del programma. Quest’anno vogliamo dedicare questo evento a Gino Strada, fondatore di Emergency, venuto a mancare negli scorsi mesi.
Naturalmente il progetto viene realizzato insieme all’AWO di Kreuzberg e a Ulrike Erlichmann, responsabile per le persone disabili nel quartiere di Friedrichshain-Kreuzberg, che ringraziamo per la fiducia dataci e per il sostegno economico al progetto. Purtroppo, due settimane prima dell’evento abbiamo deciso di non farlo in presenza, ma solo online, e di spostare il progetto al 5 maggio, giornata europea di protesta per il diritto all’indipendenza delle persone disabili.
Nell’evento online del 3 dicembre interverranno comunque gli*le organizzatori*rici e abbiamo invitato alcuni degli *elle artisti*e che dovevano fare i concerti a presentare una breve performance online. Tra loro, Daiana Lou, gli Handiclapped e Moussa Coulibaly.
Da tempo ti batti per l’inclusione a Berlino, quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
L’associazione Artemisia, che ho fondato e di cui sono la presidente, in quest’anno di pandemia ha avuto naturalmente una minor possibilità di organizzare i consueti eventi mensili. Nonostante tutto, siamo riusciti ad organizzare alcuni eventi online e il primo viaggio inclusivo nel Brandeburgo, un viaggio musicale tenutosi quest’estate e a cui hanno partecipato persone con o senza necessità di assistenza. Tra agosto e settembre abbiamo inoltre organizzato un laboratorio di Arteterapia che è stato molto partecipato, soprattutto dagli*lle italiani*e.
Attualmente vorremo concentrarci maggiormente su attività e progetti inclusivi che sono la base esperienziale per mettere alla prova la praticabilità dell’inclusione. L’11 dicembre organizzeremo un Laboratorio inclusivo di Danza Movimento Terapia in collaborazione con l’AWO, rispettando le regole del G2.
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Insomma, com’è ormai chiaro, il nostro obiettivo principale è realizzare l’inclusione delle persone disabili, cercando naturalmente di ottenere il sostegno alle associazioni presenti sul territorio. Tra le varie iniziative di cui mi sono fatta portatrice, ho proposto di favorire la promozione della “lingua facile” (o “linguaggio semplificato“, per usare l’espressione usata dall’ONU) nel portale dell’ambasciata. Questo aiuterebbe le persone con difficoltà di lettura ad accedere a informazioni fondamentali. Parliamo di persone disabili, ma anche di anziani, o persone che non conoscono bene l’uso degli strumenti digitali o che sono di fatto italiani*e ma non parlano perfettamente la nostra lingua.
E poi continuo a battermi per l’inclusione delle persone disabili sia nel contesto scolastico, nella speranza che le scuole speciali vengano completamente abolite, ma soprattutto in quello lavorativo.
Di scuola abbiamo parlato spesso, anche perché l’Italia ha chiuso con le cosiddette scuole speciali già negli anni sessanta. Che mi dici, invece, del lavoro?
Trovo che la forte discriminazione delle persone disabili nel mondo del lavoro sia uno dei primi problemi da combattere, se si vuole creare una società inclusiva. Partire dalla scuola è solo il primo passo, mentre è nel “dopo la scuola” la sfida decisiva, se si vuole arrivare a una società paritaria e senza discriminazioni.
La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata il 26 marzo 2009 e adottata da 192 paesi, nonché firmata da 126 e ratificata da 49, non è ancora stata applicata pienamente in tutti i Paesi e il bilancio che si presenta non è confortante.
La Germania vanta un’organizzazione efficace per le persone con disabilità, tutte occupate nei Werkstatt (laboratori) per persone disabili, ma è carente nelle opportunità d’inserimento lavorativo inclusivo vero e proprio. Non a caso se una persona disabile si inserisce in questi laboratori, istituiti a suo tempo come centri di formazione per l’inserimento professionale, di fatto vi rimane per tutta la vita, lavorando in condizioni di sfruttamento economico, senza la possibilità di sentirsi pienamente riconosciuti*e ed inseriti*e nel contesto lavorativo.
Le battaglie sono tante, ma non possiamo che procedere un passo alla volta, contro discriminazioni e problemi sistemici. Personalmente spero di poter collaborare sempre di più con le istituzioni tedesche, affinché prendano seriamente in considerazione il bagaglio italiano nella didattica inclusiva. Sono portavoce delle istanze delle famiglie italiane che contestano la modalità in cui, nella scuola e nell’avviamento al lavoro, le persone che hanno anche solo una semplice dislessia vengono indirizzati*e in contesti inadeguati al loro pieno sviluppo cognitivo.
Ultimamente è stata presentata in alcuni Paesi la Disability Card. Di che si tratta?
Questa tessera sarà valida solo in alcuni Paesi dell’Unione Europea (Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Malta, Slovenia, Romania e Italia) e permetterà alle persone disabili di avere una maggiore mobilità anche in altri Paesi e di godere delle stesse agevolazioni gratuite o tariffe ridotte, che si tratti di trasporti, di parcheggi autorizzati per le persone disabili o di accesso gratuito ai musei. Vorrei per esempio che questa Disability Card venisse adottata anche dalla Germania. È una domanda che avevo posto già diverso tempo fa, ma la risposta fu che, siccome noi paghiamo le tasse in questo Paese, risultava difficile capire come consentire agevolazioni fiscali all’estero.
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