Il 3 dicembre prossimo ci saranno le elezioni per rinnovare i Comites, i Comitati degli Italiani all’Estero. Questi organi rappresentano l’intera comunità italiana nelle varie circoscrizioni consolari e perseguono, interagendo con le istituzioni del Paese di origine e quello di approdo, l’obiettivo della piena integrazione dei connazionali.
Ricordiamo che potrete votare a dicembre solo se chiederete l’iscrizione nell’elenco degli elettori entro e non oltre il 3 novembre 2021. Tutte le relative informazioni sono disponibili sul sito dell’Ambasciata d’Italia a Berlino, dove sono disponibili anche le due liste e l’elenco dei candidati alle elezioni per il Comites Berlino (la cui circoscrizione comprende anche il Brandeburgo, la Sassonia, la Sassonia-Anhalt e la Turingia). Oggi abbiamo intervistato Giovanni Marzollo, rappresentante della lista Bene Comune.
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Che caratteristiche ha la vostra lista? E con che logica è stata composta?
Anzitutto ci teniamo a dire che è una lista plurale. Il nome BENE COMUNE esprime già il nostro stile. I nostri candidati provengono da culture e orientamenti diversificati, che si rispecchiano però in obiettivi comuni. Il Bene non è partitico: se non è il bene di tutti non è il bene di nessuno. Il Comites deve fare sintesi, non creare divisioni: noi facciamo sintesi, perché siamo pragmatici e professionali e al contempo con valori chiari.
La lista Bene comune è composta da donne ed uomini con esperienze, età e profili diversi: insegnanti, manager della ristorazione, medici, impiegati, studenti universitari, ingegneri, ricercatori, traduttori, informatici e più di qualcuno di noi è già, a vario titolo, impegnato nel mondo del volontariato. Mi fa infine piacere sottolineare come l’80% dei candidati siano donne.
Quali sono i principali punti del vostro programma e che rapporto intendete costruire con gli italiani sul territorio?
Abbiamo deciso di proporci anzitutto perché la stragrande maggioranza degli italiani nella nostra circoscrizione non conosce il Comites. Ascoltando le persone, la richiesta unanime è stata: “Perché nessuno viene mai ad incontrarci e tutti passano solo quando c’è la campagna elettorale?”.
Vogliamo perciò anzitutto invertire la direzione della relazione: ci impegniamo ad essere noi ad “andare verso” i nostri connazionali, anziché aspettare che siano loro a venire da noi. Dobbiamo capovolgere la logica del rapporto. Il Comites deve essere servizio, prossimità, non prestigio personale. È inoltre fondamentale diffondere la conoscenza delle risorse e opportunità già disponibili sul territorio e connetterle perché cooperino fra di loro.
Vivendo in Germania, pensiamo sia infine anche importante rafforzare i nostri legami con la comunità tedesca, attraverso iniziative comuni.
Ci sono particolari iniziative che avete in serbo e di cui vorreste parlare più nel dettaglio?
Abbiamo individuato cinque ambiti: integrazione, istruzione, patrimonio culturale, lavoro, solidarietà. Siamo stati pragmatici: il programma non è una dichiarazione di buoni propositi. Per questo abbiamo progetti concreti e dettagliati (qui potete trovare il programma completo della nostra lista). Ad esempio, vogliamo diventare i referenti delle istituzioni tedesche sui temi dell’integrazione: istruzione, sanità, offerte abitative, centri per l’impiego… gli italiani meritano una voce, in tali luoghi.
Per i nostri ragazzi e le scuole, abbiamo diverse iniziative: vogliamo bandire concorsi cofinanziati sul territorio con i quali premiare i progetti migliori creati dai giovani per i giovani, nell’ambito della ricerca scientifica, del recupero delle tradizioni regionali italiane, dello sport, della solidarietà. Oltre a semplificare le procedure con cui le scuole possono ottenere un finanziamento per i loro progetti, vogliamo istituire le Giornate dei testimoni, nelle quali invitare nelle scuole rappresentanti dell’Italia che si sono distinti per svariati meriti. E per chi rischia di restare indietro, il Progetto Nachhilfe.
Nel mondo del lavoro, abbiamo rilevato la necessità di promuovere la nascita di un’associazione di ristoratori italiani nella circoscrizione consolare, per poter organizzare servizi promozionali, nonché per poter gestire e risolvere problemi comuni quali la selezione e assunzione di personale qualificato. Inoltre, abbiamo pensato ad un “progetto start-up” per lo scambio delle professionalità tra Italia e Germania.
Infine, ma non meno importante, nella circoscrizione consolare sono presenti già molte associazioni di volontariato o del terzo settore che si occupano delle persone in difficoltà economica, sociale o psicologica. A queste associazioni vogliamo garantire non solo la massima visibilità e collaborazione, ma anche un supporto economico. Grazie alle competenze presenti nella lista “Bene comune”, possiamo definire un referente per ognuno di questi temi ed agevolare il passaggio dalla singola idea o iniziativa alla sua realizzazione.
Come intendete rendere il Comites uno strumento di partecipazione attiva e di inclusione felice della nostra comunità nella circoscrizione di Berlino?
Pensiamo che il Comites debba ancora sfruttare appieno le proprie potenzialità. Il Comites può fare molto per i nostri connazionali, dobbiamo solo far capire che noi ci siamo e che possono contare sul Comites anche per un aiuto per i problemi quotidiani. Il punto chiave è l’ascolto attivo.
Noi nasciamo “spontan”, non siamo un gruppo strutturato né abbiamo un partito alle spalle, ci ha sollecitato proprio la richiesta di approccio super partes e per questo possiamo essere davvero per tutti. L’inclusione, di cui oggi si parla molto, per noi ha un significato preciso: complementarità. Questo è il modo in cui noi gestiamo le differenze: siamo complementari. Ognuno dà il meglio di sé senza pensarsi assoluto. Per questo ci chiamiamo BENE COMUNE.
Questa è anche la nostra visione del Comites. La libertà da patrocini partitici ci permetterà, infatti, di coinvolgere maggiormente la comunità italiana ed integrare le iniziative già definite con quanto emergerà dalle richieste delle persone.
In questo senso va anche la nostra idea di organizzare uno sportello permanente che possa accogliere, indirizzare e accompagnare le persone nel modo più idoneo: non possiamo risolvere tutti i problemi, ma vogliamo accompagnarvi da chi può farlo. Vorrei concludere dicendo che il Comites non è qualcosa di astratto. Il Comites è composto da cittadini sensibili al bene della comunità. Vogliamo far sì che tutti i connazionali percepiscano il Comites così: il Comites siamo noi.
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