Abbiamo intervistato il Dott. Michele Schiavone, segretario generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE). Abbiamo parlato dei Comites (i Comitati degli Italiani all’Estero), della loro importanza e delle elezioni per il loro rinnovamento, che si terranno il 3 dicembre. Ricordiamo agli italiani all’estero che, se vogliono votare per il rinnovamento dei Comites, devono fare domanda di iscrizione nell’elenco elettorale entro il 3 novembre 2021.
Per informarvi meglio, vi consigliamo di consultare l’articolo qui sotto, che contiene tutte le informazioni necessarie, e di prestare attenzione alle parole di Michele Schiavone.
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Dott. Schiavone, gli italiani all’estero spesso, soprattutto all’inizio, si sentono disorientati. Cosa consiglia loro, quando pensano di non avere punti di riferimento?
Le comunità italiane nel mondo sono cresciute in maniera esponenziale. Attualmente la Germania è il Paese con il più alto tasso di presenza italiana, con oltre 900.000 connazionali, senza contare quelli che non si registrano presso le anagrafi consolari e che si presume siano più di 100.000. A tutti consiglio di rivolgersi anzitutto ai consolati e poi senz’altro ai Comites.
Creare un contatto con gli organismi di rappresentanza e con le associazioni che esistono sul territorio è importante, perché agevola l’integrazione all’interno delle comunità di approdo.
Come vertice del massimo organo rappresentativo degli italiani espatriati, il CGIE, ha certamente un’ampia visione della nostra comunità all’estero. Cosa ci può dire degli italiani in Germania?
In Germania l’emigrazione italiana ha avuto un’evoluzione molto interessante, da quando è cominciata con i famosi Gastarbeiter, alla fine della prima metà del secolo scorso. Oggi i nostri connazionali ricoprono ruoli di rappresentanza istituzionale nei parlamenti cittadini e persino nel parlamento nazionale e in quello europeo.
Tant’è che questo riconoscimento è stato confermato anche dal Presidente della Repubblica Federale Tedesca Frank-Walter Steinmeier, quando ha incontrato, l’anno scorso, il nostro presidente Sergio Mattarella. Dopo i sacrifici del passato e dopo aver lavorato duramente in condizioni che in altre epoche non sono state di certo ottimali, oggi gli italiani che vivono in Germania partecipano pienamente allo sviluppo economico, civile e culturale del Paese.
Il 26 di settembre, in occasione delle elezioni federali, ci saranno anche elezioni locali in diversi Länder e tra i candidati ci sono vari connazionali, ai quali faccio un grande in bocca al lupo. Rappresentano un valore aggiunto per il mondo tedesco, in quanto portatori di due culture e promotori di un’Europa multietnica e moderna.
Parliamo dei Comites. In che modo possono aiutare concretamente un italiano all’estero in difficoltà?
I Comites sono organismi di rappresentanza di base, nati 45 anni fa, quando l’emigrazione italiana nel mondo aveva altre necessità e obiettivi. All’epoca, si era alla ricerca soprattutto di un legame diretto con le istituzioni italiane, proprio perché era il periodo del “grande esodo” e della cosiddetta “esportazione di braccia”.
Da quell’intuizione, questi organismi si sono radicati ed evoluti nelle diverse circoscrizioni consolari e oggi rappresentano le comunità italiane all’estero in molti modi. I Comites organizzano studi di ricerca sul territorio, danno vita a numerose attività culturali e sportive, sostengono gli enti che promuovono la lingua e la cultura italiana, cercano di agevolare l’integrazione all’interno delle scuole e in generale intervengono negli ambiti che non vengono governati dai consolati, ovviamente coordinandosi con le autorità locali.
Il loro scopo ultimo è rafforzare e coordinare la comunità italiana nel mondo senza ghettizzarla, ma sostenendo l’italianità attraverso la promozione integrata della cultura, dell’economia e dei diritti.
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Le è capitato di sperimentare come i Comites abbiano fatto la differenza, per i nostri connazionali all’estero?
Sì, certamente. Per restare all’attualità, al momento, in Germania, molti consolati hanno difficoltà a garantire prestazioni rapide perché da 18 mesi, a causa della pandemia, i funzionari lavorano a turnazioni e questo ha ridotto del 50% le potenzialità di erogazione dei servizi. Questo problema ha causato gravi ritardi, ad esempio nell’emissione dei passaporti e delle carte di identità.
Di conseguenza i Comites, con il sostegno del MAECI, hanno assunto a tempo determinato dei collaboratori per registrare gli appuntamenti con il consolato e garantire giorni e orari sicuri. Si consideri che durante la pandemia si registravano file interminabili davanti ai consolati. In più, l’attesa per la ricezione dei documenti poteva essere anche di otto o dieci mesi, come nel caso di Francoforte e Monaco di Baviera. L’intervento dei Comites ha agevolato tantissimo il rapporto tra i cittadini e i consolati.
Ci sono però anche altri esempi significativi: ragazzi che devono iscriversi a scuola o famiglie che hanno difficoltà economiche e che devono essere seguite, anche attraverso gli uffici di assistenza dei consolati. Queste famiglie, in prima battuta, spesso si rivolgono proprio ai Comites.
Le elezioni per il rinnovo dei Comites si terranno il 3 dicembre. Perché è importante partecipare?
Intanto è importante ricordare che i connazionali che vogliono votare devono iscriversi nelle liste elettorali entro il 3 novembre, mentre per chi dovrà presentare le liste dei candidati che concorreranno alle elezioni, la data ultima è il 3 ottobre.
Vorrei fare tuttavia una riflessione per quanto riguarda la modalità con cui i cittadini voteranno, e cioè l’opzione di voto con iscrizione preliminare, che riduce potenzialmente il numero di partecipanti. Purtroppo lo abbiamo sperimentato sei anni fa, nel 2015, quando i votanti sono passati dal 35,6% al 3,6%.
Per questo come CGIE abbiamo insistito affinché il voto sia ripristinato nelle forme e nelle maniere tradizionali, che sono quelle della partecipazione universale di tutti i nostri connazionali. I Comites sono organismi dello stato italiano che per una bellissima intuizione, e in questo gli italiani sono stati pionieri, hanno dato rappresentanza ai connazionali all’estero. E possono fare molto e sempre di più per gli italiani nel mondo. Per questo devono essere messi in condizione di funzionare bene. E di rappresentare tutti.
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