Il mito di una Berlino aperta, tollerante e soprattutto sicura sembra sgretolarsi, stando ai molteplici casi di aggressione ai danni di persone lgbtq+ in diversi quartieri della città. Ci riferiamo alle notizie degli ultimi giorni, ma per molte persone trans la capitale tedesca ha smesso da anni di essere un luogo sicuro e forse non lo è mai stata.
Due episodi in particolare hanno scosso la comunità queer negli ultimi giorni: l’aggressione a mano armata a una persona non binaria e il caso di una ragazza transessuale che la proprietaria di uno Späti si è rifiutata di servire e che, avendo chiamato la polizia per denunciare l’episodio di discriminazione, è stata arrestata e ha in seguito denunciato ulteriori atteggiamenti discriminatori e umilianti messi in atto dagli agenti. Sull’onda di questi ultimi due casi, l’attivista trans Stella Spoon ha deciso di chiamare a raccolta non solo la comunità trans, ma più in generale le persone lgbtq+ e coloro che le sostengono, per una manifestazione contro la transfobia, che si è tenuta sabato 7 agosto davanti alla stazione di polizia di Platz der Luftbrücke.
Centinaia di persone hanno messo in atto un-sit in pacifico, con ferree regole di distanziamento interpersonale. L’uso delle mascherine, obbligatorio, è stato fatto rispettare senza intoppi dal servizio di sicurezza dei manifestanti, senza mai alcun intervento delle forze dell’ordine. Le regole diffuse sui social media invitavano anche a consumare cibo, bevande e sigarette appartandosi dalla folla. Nelle intenzioni di Stella Spoon e del gruppo spontaneo che ha organizzato questa prima manifestazione, il sit-in dovrebbe diventare un appuntamento settimanale.
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Molti interventi si sono susseguiti, alternando performance artistiche a testimonianze anche molto dure e toccanti di persone trans e queer che, nella tollerante e multiculturale Berlino, hanno smesso da anni, senza clamore, di prendere la metropolitana, per i troppi episodi di transfobia che sfociano non di rado in violenza fisica, spesso sminuita dalle forze dell’ordine che ne attribuiscono la responsabilità alle vittime per il loro abbigliamento o aspetto fisico.
Anche la testimonianza della giovane donna trans arrestata dopo aver denunciato un episodio di discriminazione colpisce profondamente, non solo per l’episodio discriminatorio in sé, ma anche per il senso di impotenza comunicato nel descrivere il procedimento di un fermo di polizia dove, secondo quanto la ragazza ha denunciato, sarebbe stata ripetutamente umiliata con commenti relativi alla sua identità e alle sue caratteristiche fisiche più intime.
Il pubblico ascolta e partecipa composto e per lo più seduto, esponendo cartelli in favore dei diritti delle persone trans, senza mai violare le regole di distanziamento e, anche se, quando vengono riferite storie di abuso da parte delle forze dell’ordine, si respira una certa tensione, la presenza degli agenti resta discretamente sullo sfondo e nessuno dei manifestanti si rivolge direttamente a loro. D’altra parte, fra le regole della manifestazione diffuse su internet e ribadite più volte al microfono, c’è la richiesta di avere un atteggiamento rispettoso, di non esporre cartelli offensivi nei confronti delle forze dell’ordine e di non mettere in atto nessun comportamento aggressivo né lanciare messaggi di odio.
Il fulcro dell’attenzione è sull’affermazione dei diritti dei gruppi più esposti e meno protetti della comunità lgbtq+: le persone trans, specialmente se non bianche. L’idea di una Berlino davvero libera non può prescindere dalla tutela dei loro diritti.
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