Mentre il dibattito sull’efficacia della campagna vaccinale continua, con una percentuale di tedeschi non vaccinati prossima al 30%, si parla già di una possibile terza dose. Secondo il virologo della Charité Christian Drosten, tuttavia, la maggior parte delle persone vaccinate non avranno bisogno di un richiamo. Il livello di protezione garantito dal vaccino Covid, ha spiegato Drosten, sarebbe più alto rispetto a quello dei normali vaccini antinfluenzali e sarebbe inoltre considerata improbabile l’insorgenza di una mutazione resistente ai vaccini attualmente disponibili.
Non c’è accordo internazionale sulla terza dose
Per il momento, non c’è una politica universalmente adottata in materia di terze dosi. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, per esempio, ha annunciato l’intenzione del suo governo di offrire all’intera popolazione americana la possibilità di sottoporsi al richiamo del vaccino a partire da settembre. Israele ha adottato una politica simile, mentre in Italia gli esperti sono ancora divisi sull’opportunità del richiamo. l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si è espressa in modo apertamente critico sulle terze dosi per i soggetti non a rischio. In Germania, fino a questo momento, si è parlato principalmente di offrirlo alle categorie a rischio: Dorsten è il primo a esprimersi nettamente sulla non opportunità della terza dose per il resto della popolazione.
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Biontech preme per l’approvazione della terza dose
Questa settimana, la casa farmaceutica tedesca Biontech e la sua consociata americana Pfizer hanno prresentato alla FDA americana i primi dati sulla sperimentazione delle terze dosi, allo scopo di ottenerne l’approvazione. Anche l’EMA (l’Agenzia Europea dei Medicinali) riceverà a breve dati simili. Le case farmaceutiche stanno al momento conducendo ricerche tese a verificare la differenza nella presenza di anticorpi fra chi ha ricevuto solo due dosi di vaccino e chi ne ha ricevuta una terza, in media, otto mesi dopo l’ultima somministrazione.
Chi avrà bisogno della terza dose di vaccino?
Secondo Drosten, per i pazienti ad alto rischio, come gli anziani o le persone con gravi patologie pregresse, si renderà necessario un richiamo del vaccino, dal momento che gli anticorpi possono ridursi considerevolmente dopo sei mesi. Si potrebbe quindi ipotizzare una campagna di richiami mirata, per esempio nelle case di riposo. La priorità, comunque, resta immunizzare coloro che ancora non hanno ricevuto neppure la prima dose, soprattutto gli over 60.
La Germania dovrebbe inviare dosi di vaccino all’estero?
Le gravi crisi internazionali, esacerbate dal Covid, hanno scatenato polemiche aspre sul ruolo delle potenze occidentali e sulla loro responsabilità nel far pervenire scorte di vaccini ai Paesi che non riescono a tenere sotto controllo il virus. Secondo Dorsten, tuttavia, avrebbe senso, per la Germania, attendere prima di inviare dosi di vaccino all’estero, in vista di una campagna vaccinale nazionale che ha ancora molta strada da fare, fra prime dosi e richiami. Il coordinatore dei soccorsi d’emergenza dell’OMS, Mike Ryan, ha criticato questa politica dei Paesi occidentali, dicendo che offrire la terza dose a popolazioni che sono già largamente immunizzate, mentre interi continenti faticano a superare la fase critica della pandemia, è come dare un secondo giubbotto di salvataggio a chi ne ha già uno, mentre ci sono milioni di persone senza alcuna protezione.