Julian Assange: terzo compleanno in carcere. Una manifestazione a Berlino per supportarlo

Julian Assange
Foto © Angela Fiore

Sabato 3 luglio, a Berlino, si è svolta una manifestazione di solidarietà per Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks attualmente detenuto nella prigione inglese di Belmarsh.

Quella berlinese non è stata che una delle tante manifestazioni simili che hanno avuto luogo in tutto il mondo in occasione del cinquantesimo compleanno di Assange, che ricorreva appunto il 3 luglio: il terzo che il giornalista trascorre in un carcere di massima sicurezza, in attesa che le autorità inglesi decidano se concedere o meno l’estradizione agli Stati Uniti.


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La manifestazione, che si è tenuta di fronte all’Ambasciata Americana, a Pariser Platz, ha visto coinvolti diversi attivisti che da anni, regolarmente, organizzano eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica tedesca sul caso Assange.

Per l’occasione, a tutti i partecipanti sono stati distribuiti palloncini colorati, che sono poi stati liberati mentre i presenti cantavano una canzone di buon compleanno. Fra gli ospiti dell’evento, anche l’attuale direttore di WikiLeaks, il giornalista islandese Kristinn Hrafnsson.

Foto © Angela Fiore

Assange: esilio e detenzione

Il caso di Assange è stato ampiamente discusso in tutto il mondo e ha incendiato il dibattito sui cosiddetti whistleblower, ovvero coloro che mettono in luce illeciti dall’interno delle organizzazioni per cui lavorano. Nonostante Assange sia un giornalista e non un whistleblower in senso stretto, la durezza con la quale è stato perseguito dopo le rivelazioni di WikiLeaks circa i crimini di guerra commessi in Iraq e Afghanistan ne hanno fatto in un certo senso un apripista per figure come Edward Snowden e Chelsea Manning.

Dopo aver trascorso sette anni in esilio all’interno dell’ambasciata Ecuadoriana a Londra, Assange è stato arrestato nel 2019, quando l’allora presidente ecuadoriano Lenín Moreno ha revocato l’asilo politico che era stato concesso ad Assange dal suo predecessore, Rafael Correa. Da allora, Assange è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, per lo più in isolamento e, secondo i suoi avvocati, in pessime condizioni di salute. Proprio la precarietà del suo stato psicofisico ha trattenuto, fino a ora, la magistratura britannica dall’estradarlo negli Stati Uniti, dove il giornalista australiano rischia 175 anni di carcere.

Foto © Angela Fiore

Le richieste alle istituzioni: UK o USA?

La manifestazione di sabato si concentrava soprattutto sulle richieste alle autorità americane e al presidente Joe Biden, piuttosto che a sollecitare il rifiuto dell’estradizione da parte del Regno Unito. Qualora, infatti, Assange fosse lasciato libero di lasciare l’Inghilterra, la medesima situazione (richiesta di estradizione, arresto, detenzione) si riproporrebbe in qualsiasi Paese. Solo un abbandono delle accuse da parte degli Stati Uniti, quindi, potrebbe restituire ad Assange la libertà.

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