Germania: la riforma dell’assistenza infermieristica suscita forti critiche

assistenza infermieristica

In Germania come altrove, la pandemia ha messo in luce il trattamento economico inadeguato di alcune professioni fondamentali, prima fra tutte quella degli infermieri. Il dibattito sulla necessità di pagare di più chi presta assistenza infermieristica, in particolare quella agli anziani e i malati cronici nelle case di cura, ha portato a una riforma che sta facendo molto discutere in questi giorni. La cosiddetta Pflegereform (letteralmente, “riforma dell’assistenza infermieristica”), approvata il due giugno, prevede di adeguare i salari degli infermieri ai contratti collettivi, con aumenti che si aggirerebbero intorno ai 300 Euro al mese, evitando che i costi supplementari dell’assistenza ricadano sui pazienti e sulle loro famiglie.


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Cosa prevede la riforma dell’assistenza infermieristica

A partire dal 1° settembre 2022, le case di cura saranno obbligate ad adeguare i contratti con il personale infermieristico ai salari concordati a livello nazionale. Inoltre, onde evitare il sovraccarico di lavoro che gli operatori sanitari hanno sperimentato durante la pandemia, sarà individuato un rapporto numerico fra personale e assistiti, a livello nazionale, per rendere possibile l’assunzione di nuovi infermieri laddove necessario. Vale la pena di ricordare che, secondo le stime del ministero federale del lavoro Hubertus Heil (SPD), solo la metà degli 1,2 milioni di infermieri impegnati nell’assistenza agli anziani in Germania sono attualmente retribuiti secondo i contratti collettivi.

La riforma prevede anche un aggiornamento delle mansioni del personale infermieristico, che in futuro avrà più responsabilità e più potere decisionale indipendente sugli ausili più appropriati per la cura del paziente, per esempio nei casi di prestazioni a domicilio.

Sul piano economico, l’onere per chi ha bisogno di assistenza infermieristica di lungo periodo viene alleggerito, secondo quanto riportato dal sito del ministero, di circa 410 euro al mese dopo più di 24 mesi di assistenza infermieristica, e di circa 638 euro al mese dopo più di 36 mesi. Questa situazione dipende dal fatto che le cure specifiche a chi ha bisogno di assistenza infermieristica per lunghi periodi, in Germania, sono coperte solo in parte dall’assicurazione sanitaria e richiedono una quota a carico del paziente. In un primo momento, il ministro della salute Jens Spahn (CDU) aveva suggerito di limitare tale quota a un massimo di 700 Euro. La nuova riforma prevede invece che l’assicurazione copra il 5 per cento della quota che dovrebbe essere a carico del paziente per il primo anno, il 25 per cento per il secondo anno, il 45 per cento per il terzo anno e il 70 per cento dal quarto anno in poi.

Il finanziamento della riforma

Gli aumenti di stipendio da un lato e le riduzioni dei costi per i pazienti dall’altro verranno finanziati in due modi. Da un lato, lo Stato darà alle assicurazioni sanitarie (che in Germania sono lo snodo attraverso cui passa la copertura dei costi di qualsiasi prestazione relativa alla salute) un contributo annuale forfettario, a livello federale, pari a un miliardo di Euro. Dall’altro è previsto un aumento della contribuzione pari allo 0,1% sugli attuali costi di assicurazione sanitaria per le persone senza figli, che quindi si troveranno a versare all’assicurazione non più il 3,3% ma il 3,4% del loro salario lordo. Si calcola che questo possa garantire un finanziamento della manovra in ragione di 400 milioni di Euro all’anno.

Le critiche: non è giusto che a pagare sia chi non ha figli

La riforma voluta dalla CDU/CSU e dall’SPD è stata ampiamente criticata da più parti. La AOK (una delle assicurazioni sanitarie pubbliche più prominenti della Germania) ha evidenziato come il costo della riforma si aggiri sui tre miliardi di Euro, esprimendo scetticismo sulla possibilità di sostenerla con i finanziamenti attualmente previsti. Le associazioni per la tutela dei diritti dei pazienti, per contro, sostengono che gli sgravi previsti non impediranno agli oneri delle famiglie di aumentare, soprattutto perché una percentuale significativa di coloro che hanno bisogno di assistenza la richiede per meno di un anno, ovvero quando lo sgravio è minore. Inoltre si prevede che le strutture possano operare altri aumenti per far fronte all’incremento dei salari, e che tali aumenti possano non essere coperti dal contributo assicurativo (come avviene, per esempio, per l’alloggio e per i pasti). Dall’opinione pubblica e anche da alcuni professionisti della sanità, infine, si sono levate aspre critiche alla decisione di aumentare il contributo assicurativo per le persone senza figli, invece di legare l’aumento alla fascia di reddito: questa misura è stata percepita come discriminatoria nei confronti di chi non può o non vuole avere figli.
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