Attacco di Würzburg: Söder vuole premiare tre uomini, tra cui un rifugiato

Venerdì a Würzburg sono morte tre donne e ne sono state ferite altre sette, colpite dalla furia cieca del 24enne armato di coltello che ha imperversato nel centro cittadino, ma potevano esserci ancora più vittime. Se non ci sono state, è perché alcuni coraggiosi abitanti di Würzburg hanno ostacolato l’aggressore in ogni modo, nonostante la sua pericolosità, contenendone il più possibile. Tra loro si sono distinte tre persone in particolare: il rifugiato curdo iraniano Chia Rabiei, il cameriere Helmuth Andrew e il soldato dell’esercito tedesco Elvis (il cognome non è ancora noto).

Per questa ragione il primo ministro bavarese, Marküs Soder, ha intenzione di omaggiare queste persone coraggiose.


Würzburg

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Markus Söder: “Hanno mostrato il massimo grado di coraggio civile!”

“Hanno dimostrato il più alto grado di coraggio civile”, ha dichiarato Söder a questo proposito al Main Post. Pare che il primo ministro bavarese abbia inoltre intenzione di conferire ai tre uomini la Rettungsmedaille, la medaglia bavarese al valore civile che normalmente spetta a chi abbia salvato delle persone da un pericolo morale.

Il rifugiato curdo Rabiei: “Mi spiace non essere venuto prima”

Il primo ministro Söder aveva già avuto modo di ringraziare Chia Rabiei, il rifiugiato curdo iraniano, durante una cerimonia tenutasi domenica e in cui era stata deposta una corona di fiori in ricordo delle vittime. Rabiei, che vive in una struttura per rifugiati, ha inoltre dichiarato all’emittente Bayerischer Rundfunk: “Non ho avuto affatto paura. Mi dispiace di non essere venuto prima“.

Il ministro dell’interno ipotizza un movente islamista

Prende più corpo, intanto, un’interpretazione legata al movente islamista del gesto, come riferito dal ministro dell’interno della Baviera, Joachim Hermann. La perquisizione dell’abitazione del colpevole dell’attacco avrebbe infatti portato alla luce materiale legato proprio alla propaganda islamista. L’accusato, inoltre, un cittadino somalo 24enne più volte ricoverato in istituti psichiatrici, aveva già parlato in precedenza di un suo ipotetico “contributo alla jihad”.

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