Tre giorni fa il cardinale tedesco Reinhard Marx ha rassegnato le sue dimissioni al Papa come arcivescovo di Monaco e Freising, affidando le sue spiegazioni in una lettera: sullo sfondo, lo scandalo degli abusi perpetrati sui minori che in Germania ha avuto pesanti ripercussioni sul clero.
Il nome del cardinale è di sicuro risonante, anche considerando che fino al 2020 Reinhard Marx presiedeva la conferenza episcopale tedesca. E prima ancora era stato membro del Consiglio dei Cardinali istituito per coadiuvare il Papa nel governo della Chiesa universale e coordinatore del Consiglio per l’Economia.
Dimissioni al papa: alla base, un fallimento personale e il fallimento dell’istituzione
A motivare la decisione di Marx, ci sono quelli che il porporato descrive “fallimenti personali ed errori amministrativi”, ma anche il “fallimento istituzionale e sistematico” del sistema tedesco di fronte al gravissimo problema della pedofilia.
Sul piano personale Marx dichiara di sentire che “rimanendo in silenzio, trascurando di agire e concentrandomi troppo sulla reputazione della Chiesa mi sono reso personalmente colpevole e responsabile“.
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La Chiesa deve assumersi la responsabilità della catastrofe degli abusi sessuali
Era già da circa un anno, stando a quanto scritto nella lettera di dimissioni al papa, che Marx meditava questa decisione. “Sostanzialmente per me si tratta di assumersi la corresponsabilità relativa alla catastrofe dell’abuso sessuale perpetrato dai rappresentanti della Chiesa negli ultimi decenni” dichiara il porporato.
Nella sua lettera Marx prende inoltre le distanze dai membri della Chiesa che non la ritengono responsabile anche come istituzione e quindi disapprovano la discussione di riforme legate a un rinnovamento complessivo relativo alla questione degli abusi sessuali. Invoca invece un “cammino sinodale” di rinnovamento.
La reputazione dei vescovi ha toccato il fondo
L’impatto delle parole di Marx è consistente, proprio perché il suo gesto, per quanto accompagnato da parole rispettose, è un profondo atto d’accusa nei confronti della Chiesa nel suo complesso. Il cardinale sostiene di provare grande dolore nell’assistere al deterioramento della reputazione dei vescovi nella percezione collettiva, reputazione che ritiene abbia raggiunto, forse, “il suo punto più basso”.
Di conseguenza ritiene che non sia sufficiente reagire solo stigmatizzando gli errori e le mancanze dei singoli, così come emergono e vengono provati dai dossier. Né ritiene giusto che si colleghino questi problemi esclusivamente al passato o agli ex funzionari ecclesiastici coinvolti, “seppellendo” in questo modo quando accaduto.
Il cardinale Marx: “Abbiamo fallito”
Reinhard Marx ha stigmatizzato anche il fatto che lo scandalo sugli abusi sessuali in seno alla Chiesa sia avvenuto “solo dopo il 2002 e ancor più dal 2010” e che “trascurare e ignorare le vittime è stata certamente la nostra più grande colpa del passato“.
Già a seguito dell’indagine commissionata dalla Conferenza episcopale tedesca, Marx aveva in passato dichiarato nella cattedrale di Monaco “Abbiamo fallito”. Ma chi è questo noi?
“Al centro non deve essere il ministero, ma il Vangelo”
Il porporato se lo chiede espressamente nella lettera al papa dichiarando “anch’io appartengo a questo ambito. E questo significa che devo trarne anche delle conseguenze personali“.
Ha inoltre sottolineato il fatto che le sue dimissioni siano un modo per assumersi la responsabilità di questo declino e per dimostrare che in primo piano debba essere “non il ministero, ma la missione del Vangelo”.
Marx ha intenzione di continuare a essere un sacerdote e impegnarsi nella sua attività pastorale, ovunque possa essere considerata “ragionevole e utile”. Ma soprattutto intende sostenere “un rinnovamento ecclesiastico della Chiesa”, ribadendo il fatto che anche il Papa lo chieda incessantemente.
Il feedback da Roma è stato immediato e il cardinale Marx è stato esortato a continuare il suo servizio episcopale fino a quando non verrà presa una decisione sul punto. Papa Francesco ha inoltre autorizzato la pubblicazione della lettera, che può quindi essere letta da chiunque.
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