80 anni dall’inizio dell’Operazione Barbarossa. Uno sguardo al passato

Bundesarchiv, Bild 101I-265-0003-13A / Moosdorf [Mossdorf] / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 DE , via Wikimedia Commons

di Maria Mazzocchia

Il 22 Giugno 1941 ebbe inizio l’Operazione Barbarossa, ovvero la folle invasione dell’Unione Sovietica da parte della Germania durante la seconda guerra mondiale. Rimandata per ben due volte – l’attacco era previsto originariamente per il 15 maggio e poi per il 27 dello stesso mese – l’Unternehmen Barbarossa (anche conosciuta come Fall Barbarossa) fu la più vasta operazione militare terrestre di tutti i tempi: il fronte orientale, aperto con l’inizio dell’operazione, fu il più grande e importante teatro bellico dell’intera seconda guerra mondiale.


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Avrebbe dovuto rappresentare, secondo le teorie espansionistiche di Hitler, un sacrificio necessario per consolidare il proprio dominio sull’Europa continentale e assicurare la vittoria totale del Terzo Reich. Un sacrificio di cui il Führer stesso spiegava le ragioni nel “Mein Kampf”: «Noi vogliamo arrestare il continuo movimento tedesco verso il sud e l’ovest dell’Europa e volgiamo il nostro sguardo verso i paesi dell’Est […] Quando oggi parliamo di un nuovo territorio in Europa, dobbiamo pensare in prima linea alla Russia e agli stati limitrofi suoi vassalli. Sembra che il destino stesso ci voglia indicare queste regioni. […] Il colossale impero dell’Est è maturo per il crollo e la fine del dominio ebraico in Russia sarà anche la fine della Russia quale stato.»

Bundesarchiv, Bild 101I-020-1262-04 / Harschneck / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 DE <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/de/deed.en>, via Wikimedia Commons

Centrale, per comprendere la politica estera di Hitler sulla quale ogni decisione si imperniava, è il concetto di Lebensraum – spazio vitale – spettante al popolo ariano: secondo questa teoria i tedeschi avrebbero avuto il diritto di appropriarsi dei territori a est della Germania, sottraendoli ai cosiddetti Untermenschen – sub-umani – cioè le popolazioni ritenute inferiori alla razza ariana (slavi, bolscevichi sovietici, ebrei, zingari ecc…). Sulla base delle medesime teorie del Führer in materia di gestione delle relazioni etnografiche nei territori annessi, come tristemente noto, rientreranno il genocidio, l’espulsione, la riduzione in schiavitù e la germanizzazione.

Bundesarchiv, Bild 101I-265-0006-29 / Moosdorf [Mossdorf] / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 DE <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/de/deed.en>, via Wikimedia Commons

Il destino dell’Operazione Barbarossa però fu molto diverso da quanto sperato: come sappiamo oggi a ottant’anni da quella funesta data, l’operazione fu l’inizio della fine, si rivelò un completo fallimento, il prezzo pagato in vite umane, ma anche in termini di risorse economiche e militari, fu enorme e provocò la definitiva disfatta della Germania. Gli anni successivi all’apertura delle ostilità tra Germania e Unione Sovietica furono un periodo terribilmente aspro per la popolazione: decine di milioni di militari e civili persero la vita o patirono enormi sofferenze, sia a causa dei scontri, sia a causa delle condizioni di vita miserevoli causate dall’estenuante conflitto.
Una ferita cicatrizzata, probabilmente, ma ancora dolorosa.

Bundesarchiv, Bild 101I-136-0883-29A / Cusian, Albert / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 DE <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/de/deed.en>, via Wikimedia Commons

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