Lucia Conti ospite di HOMO FABER – Italia: il nuovo programma sugli italiani all’estero

HOMO FABER - Italia

La direttrice del Mitte, Lucia Conti, è stata recentemente ospite di HOMO FABER – Italia, un programma d’intrattenimento multimediale che esplora i percorsi personali e professionali di personaggi italiani che hanno avuto successo all’estero.

L’espressione “HOMO FABER” deriva dalla locuzione latina homo faber fortunae suae, cioè “l’uomo è artefice della propria sorte”, e l’obiettivo del programma è quello di “dare fiducia e trasmettere esperienze concrete a tutti coloro che vogliono tentare un percorso fuori dall’Italia”.

Attraverso interviste a una serie di italiani che si sono affermati all’estero e contenuti audio e video postati su Youtube, Instagram, Linkedin e Spotify, HOMO FABER – Italia sta tracciando una mappa della nuova emigrazione italiana e attirando l’attenzione dei principali media nazionali, tra i quali “Il Venerdì” di Repubblica, che ha dedicato al format un approfondimento.

Il progetto nasce dall’impulso di Lidia Panarello, giovane mantovana laureata alla Bocconi e attualmente Energy Analyst alla Banca Mondiale di Washington. E proprio Lidia Panarello ha ripercorso con Lucia Conti il suo percorso professionale, ma anche personale, di “expat” italiana in Germania diventata direttrice del Mitte, e in seguito anche editrice del magazine insieme ad Angela Fiore.

Ma vediamo nello specifico gli aspetti principali dell’intervista, che potete comunque recuperare, completa, in questo video: “Dai diritti umani alla direzione del Mitte: il percorso giornalistico di Lucia Conti“.

Il percorso di Lucia Conti

Una laurea in giurisprudenza, il giornalismo a Berlino, una carriera di esperta di comunicazione con collaborazioni importanti, come quella con le Nazioni Unite e in particolare con l’UNIDO, per cui Lucia Conti ha seguito sul piano della comunicazione un progetto legato a sette Paesi del Nordafrica e del Medio Oriente e la conferenza internazionale Women in Industry and Innovation. La storia professionale della direttrice del Mitte procede in modo fluido, fuori dagli schemi, arrivando all’obiettivo da strade a volte impervie e altre volte imprevedibili.


editrici del mitte

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A Lidia Panarello Lucia Conti ha raccontato le principali svolte della sua carriera attuale, partendo dalle origini. La difficoltà dei primi tempi in Germania, il lato ansiogeno ma anche eccitante della libera professione, il rapporto con la famiglia, la necessità di conciliare le proprie attitudini con il proprio carattere: si parlato di singoli passi e di un cammino nel suo complesso.

Il Mitte: dalla collaborazione alla direzione

Quando Lucia Conti ha intercettato Il Mitte lo ha fatto casualmente e da lettrice, nel 2014. Lo trovò immediatamente “un magazine elegante, brillante, diverso dallo stereotipo del medium per italiani espatriati“.

Oggi lo dirige e per HOMO FABER – Italia ne ha parlato come di un medium che si prefigge di spaziare dalla politica, alla cronaca, alla cultura e al costume, diventando un riferimento per gli italiani in Germania o che guardano alla Germania con interesse e con desiderio di conoscere un Paese indubbiamente interessante.

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Lucia Conti, direttrice ed editrice de “Il Mitte”

Le principali difficoltà del settore

Alla domanda su quali siano i maggiori ostacoli incontrati all’interno del suo settore professionale, Conti ha risposto che i principali problemi sono quelli tipici delle realtà che non hanno alle spalle grandi investimenti oppure organizzazioni iper-strutturate sul piano delle risorse materiali e umane. “È un’equazione che va risolta ogni giorno, per poter sopravvivere e quindi crescere” ha dichiarato la direttrice nel corso dell’intervista. Lidia Panarello ha ravvisato delle analogie tra quanto descritto e l’esperienza della startup. Un collegamento che per diversi aspetti ha senso.

Se però affrontare le incertezze senza essere dei colossi è indubbiamente complesso, è anche vero che affermarsi è comunque possibile, almeno in Germania. Ne fa prova l’attività del magazine, che oltre ad avere un vasto bacino di lettori, è anche il principale referente istituzionale di importanti istituzioni come l’Ambasciata d’Italia a Berlino e i Comites, con cui Il Mitte ha organizzato e continua a organizzare cicli di eventi informativi e di servizio.


Pietro Benassi

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Gli italiani all’estero

In riferimento agli italiani che si mettono in gioco all’estero e in Germania in particolare, la direttrice ha parlato di una nuova migrazione, non necessariamente legata al bisogno che caratterizzava i migranti italiani di qualche decennio fa, ma anche al “semplice” desiderio di realizzarsi. Gli italiani che migrano oggi in Germania, soprattutto quelli meno giovani, sono l’espressione di quella libertà di movimento garantita in Europa e di un modo più flessibile di vivere e perseguire i propri obiettivi.

Una visione che riflette in pieno l’approccio di HOMO Faber – Italia, che in questo senso continua a raccogliere e promuovere testimonianze e storie di italiani che hanno trovato all’estero spazi di realizzazione e gratificazione, con un approccio molto più internazionale che in passato.

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Lidia Panarello, HOMO FABER – Italia

Il potere della comunicazione

Nel corso dell’intervista, la direttrice Conti si è confrontata con Michela Cutrona, graphic designer presso un’agenzia di comunicazione, sull’importanza della scrittura e sul potere della narrativa.

Nella consapevolezza che al giornalismo si arrivi oggi da strade anche molto diverse tra loro e dichiarando di non voler di conseguenza dare consigli su ipotetici “passi giusti” da compiere in questo senso, nell’intervista la direttrice ha consigliato comunque a chiunque lavori nel settore di non sottovalutare mai la responsabilità che questo comporta.

“La narrativa è potere” e già descrivere la realtà selezionando inevitabilmente gli argomenti da trattare significa in qualche modo operare una selezione semantica. Di conseguenza il rigore nel raccontare la realtà e la consapevolezza di quanto i media siano un megafono potentissimo devono imporsi come  barriere contro tentazioni sensazionalistiche o derive superficiali.

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L’indispensabile sforzo di cambiare prospettiva

Un aspetto importante della riflessione ha riguardato infine l’importanza di vivere sfumature e prospettive che normalmente non si conoscono e che si collocano al di fuori del background di riferimento o delle coordinate della propria formazione.

Spostare il proprio ambito di esperienza in ambiti che normalmente non si frequentano consente di conoscere più sfumature della realtà e quindi capirla meglio nel suo complesso, Specchiarsi sempre in un ambito che ci rappresenta crea infatti meno conflitti, ma anche meno consapevolezza delle diversità. E questo nel giornalismo e nella comunicazione può diventare un grande problema. E di sicuro può impedire una maggiore profondità di percezione anche nella vita.

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