“La rosa bianca di Sophie” racconta Sophie Scholl ai ragazzi italiani
“La rosa bianca di Sophie” è un romanzo per ragazzi che racconta la storia di Sophie Scholl e della Rosa Bianca. Operazione difficile, vista la tensione drammatica della vicenda e l’esito tragico, ma riuscita magnificamente all’autore, Giuseppe Assandri.
Insegnante, dirigente scolastico e formatore in Italia e all’estero, Assandri ha lavorato in Germania con la Biblioteca Internazionale per la gioventù di Monaco ed è stato addetto scolastico presso il consolato italiano di Dortmund. Si occupa inoltre di educazione alla lettura, scrive per riviste di letteratura per ragazzi ed è coautore di varie antologie di scuola media per Zanichelli.
Ai giovanissimi ha deciso di rivolgere il suo primo romanzo, che parla di una ragazza che ebbe la forza di rifiutare Hitler e il nazismo, pagando questa scelta con la vita. E diventando uno dei simboli più belli e poetici della resistenza tedesca. Per usare le parole di Giuseppe Assandri, “Vivi anche 100 anni dopo, Sophie, per sempre giovane”.
Lucia Conti ha intervistato Giuseppe Assandri per voi. Potete acquistare qui “La rosa bianca di Sophie”.
Cara Sophie,
anche se non potrai mai leggere questa lettera, ho deciso di scriverti perché sono venuta da poco a conoscenza della tua storia e non posso fare a meno di pensarci. Il merito è tutto dello scrittore Giuseppe Assandri…
(Lettera a Sophie Scholl di Angelica, studentessa di terza media dell’Istituto Gonzaga di Milano)
Giuseppe Assandri, “La rosa bianca di Sophie” è il suo primo romanzo per ragazzi. Perché un libro su Sophie Scholl? E come si è interessato a questa storia?
Della Rosa Bianca avevo sentito parlare da molto tempo, già durante il mio primo soggiorno in Germania, a metà degli anni ’90. Mi ero imbattuto nel libro di Hermann Vinke, “La breve vita di Sophie Scholl“, che veniva letto nelle scuole, e avevo trovato in italiano il testo scritto dalla sorella Inge, la prima a raccontare della Rosa Bianca.
Poi, una decina di anni dopo, quando lavoravo al consolato italiano di Dortmund, ci fu un incontro presso il locale Gymansium intitolato (come tante scuole tedesche) ai fratelli Scholl. Rieccoli! Qualche tempo dopo, nel 2005 uscì il film di Marc Rothemund sugli ultimi giorni della Rosa Bianca, incentrato sulla figura di Sophie. Decisi che volevo saperne di più.
Come ha approfondito il tema?
Mi procurai le lettere e i diari e il primo libro di Paolo Ghezzi, il giornalista e scrittore di Trento che tanto ha contribuito a far conoscere la Rosa Bianca in Italia.
Ma l’idea di scrivere io stesso la sua storia per i ragazzi italiani mi attraversò la mente solo quando nel 2016 visitai per la prima volta il Memoriale della Rosa Bianca, nel seminterrato dell’università Ludwig-Maximilian di Monaco.
Ne fui molto impressionato: era proprio lì che si svolgeva la scena cruciale del film, quando Hans e Sophie Scholl vengono arrestati dopo aver distribuito i volantini. Scattò presto dentro di me una specie di fascinazione per Sophie. Mi procurai tutti i materiali possibili, come una magnifica graphic novel che raccontava l’intera vita di Sophie.
Ha visitato anche i luoghi fisici in cui si è mossa Sophie Scholl?
Volevo sapere tutto e l’anno dopo visitai per la prima volta la città di Ulm, sulle tracce degli Scholl, e nel 2019 Forchtenberg, la cittadina natale di Sophie, dove c’è un percorso a tappe sui luoghi della sua infanzia, allestito con passione dall’artista e ricercatrice Renate Deck. Vedere i luoghi d’infanzia, raccontati da chi ne aveva ricostruito da molti anni le tracce, è stato emozionante e di grande ispirazione.
Avevo deciso di provare a raccontare ai ragazzi italiani questa storia e mi misi all’opera. Leggevo, prendevo appunti, scrivevo e riscrivevo. La prima stesura del romanzo, in forma di biografia romanzata, era pronta alla fine del primo lockdown, a maggio 2020. Le Edizioni San Paolo, hanno accettato il manoscritto e mi hanno sapientemente aiutato a trasformarlo in una storia leggibile.
Cosa la colpisce di più della storia di questa coraggiosa ragazza e quali sono gli elementi che ha scelto di mettere in evidenza?
Perché, come tanti altri sono rimasto affascinato da Sophie? Tante cose insieme, credo. Prima di tutto, il suo amore per la vita, il desiderio di una vita autentica, che meriti di essere vissuta. La sua giovane età, la sua determinazione e coraggio e non solo nei mesi finali in cui partecipa, diventandone in qualche modo il motore e il cuore, al movimento di resistenza della Rosa Bianca, ma anche negli anni precedenti.
E poi, la sensibilità, il rapporto quasi simbiotico con la natura, l’attrazione per la musica, l’arte, la lettura. Per questo, nel libro, ho dato ampio spazio agli anni d’infanzia e a quelli dell’adolescenza, segnati dall’infatuazione per la Gioventù Hitleriana e alla graduale presa di distanza da essa, in nome di un bisogno di libertà, contro le menzogne di un regime sempre più oppressivo. E alla rete di amicizie affetti e al rapporto, sempre sospeso tra amicizia e amore, con il giovane ufficiale dell’esercito Fritz Hartnagel.
La vicenda di Sophie Scholl e della Rosa Bianca contiene elementi molto drammatici. È stato difficile adattarla per un pubblico molto giovane?
Scrivere per ragazzi non è facile come sembra. Il lavoro è quello di trovare le parole giuste, scegliere cosa raccontare, lasciando cadere quel che non è essenziale. Volevo che la storia fosse facilmente leggibile, ma non resa piatta o troppo “semplice”.
Certo, basandomi su una storia vera, c’erano molti elementi drammatici da raccontare, soprattutto negli anni della guerra, sino ai mesi così febbrili e concitati tra il 1942 e il 1943, quando Sophie e gli altri studenti del gruppo, si gettano in un’impresa estremamente rischiosa, sperando di riuscire a risvegliare la coscienza dei tedeschi e a “strappare il velo dell’indifferenza”.
Ho raccontato, ma in modo asciutto, i momenti finali, del processo e della condanna a morte, fermandomi però poco prima dell’esecuzione. Un momento che continua a commuovermi, ogni volta, pensando di rivolgermi idealmente a lettori dai 12 anni in poi, alla fine della scuola media.
Quanto attuale è, oggi, la figura di Sophie?
Col tempo, la figura di Sophie Scholl ha acquisito una forza e un rilievo particolare, diventando sempre di più un’icona, quasi un mito, il volto più conosciuto della resistenza in Germania (e non solo). Non a caso, dal 2003 il busto di Sophie Scholl è stato posto accanto ai grandi personaggi della storia tedesca al tempio Walhalla, a Regensburg.
Dal 1987, la Fondazione Rosa Bianca, a Monaco, tramanda e attualizza ogni anno la memoria dei giovani della Rosa Bianca. In occasione del centenario della nascita appena celebrato, il 9 maggio, in Germania sono usciti tanti articoli su giornali e riviste.
Quanto è conosciuta in Italia la figura di Sophie Scholl e dei suoi fratelli di lotta, che sono senz’altro degli eroi della resistenza tedesca?
Certo, in Italia la storia di Sophie Scholl e della Rosa Bianca non è conosciuta da tutti. Ma da 30 anni esiste l’Associazione Rosa Bianca, che organizza incontri, seminari e iniziative dedicate al giovani resistenti e a chi, anche in contesti e momenti storici e luoghi diversi, ne fa rivivere e attualizza lo spirito.
Ci sono altre iniziative italiane dedicate a Sophie Scholl?
Dal 2011 un albero dedicato a Sophie Scholl è stato piantato a Milano alla Foresta dei Giusti (Gariwo). Gli attori Aida Talliente e Fabrizio Saccomanno hanno realizzato uno spettacolo teatrale dedicato alla Rosa Bianca. A Trento, il Liceo Linguistico “Sophie Magdalena Scholl” è protagonista di progetti, aperti anche ad altre scuole. “Sophie, ragazza d’Europa” è il titolo di una graphic novel, realizzata da Giorgio Romagnoni, che fa idealmente dialogare in un fumetto Sophie con due ragazze ventenni di oggi. Insomma, Sophie è viva e continua a parlare ai ragazzi di oggi.
Aggiungo brevemente che nelle settimane scorse ho avuto modo di incontrare – in modalità online, causa pandemia – alcune classi di scuola media di Milano che hanno letto il mio libro. Sono rimasto molto sorpreso dal dialogo con gli studenti, che hanno colto molti motivi che rendono la figura di Sophie Scholl così vicina e “contemporanea”. Per la sua determinazione, l’amore per la vita e per la natura vivente, per l’anticonformismo e l’aspirazione a una vita piena e libera.
Una libertà vera e concreta, così spesso calpestata nel nostro tempo in te parti del mondo, dall’Egitto, alla Turchia, da Hong Kong, al Myammar. E anche più vicino a noi.
Lei si occupa, tra le altre cose, di educazione alla lettura, scrive su una rivista per ragazzi ed è coautore di varie antologie per la scuola media. Com’è cambiato l’approccio dei ragazzi alla lettura e in che modo è possibile “raggiungerli” meglio?
Da quasi 25 anni sono autore di antologie per la scuola media, che raccolgono e ripropongono ”assaggi” di storie scritte da autori più io meno illustri. Si è trattato di un’esperienza molto diversa, quella di cimentarsi nella scrittura narrativa, che ho vissuto in modo intenso e talora esaltante.
Scrivevo ogni giorno, era diventato quasi un “bisogno” raccontare questa storia, come se la storia stessa, in qualche modo, mi chiamasse. L’esperienza di contatto con le scuole e i ragazzi e la dimestichezza con i libri ad essi dedicati, mi ha aiutato nella ricerca di un linguaggio e di una voce narrativa. Almeno, lo spero.
Leggi anche:
Sophie Scholl, ghigliottinata dai nazisti a 21 anni. La resistenza della Rosa Bianca
“La rosa bianca di Sophie” è appena uscito, quindi forse è prematuro chiederlo. Ma ci sarà un altro romanzo per ragazzi e ha già avuto qualche idea a riguardo?
Non sapevo, l’anno scorso, se scrivere un libro per ragazzi sarebbe stato un’una tantum. I riscontri sono stati molto positivi, ben oltre le mie aspettative.
Ho una nuova idea, a cui ho appena cominciato a lavorare. Non posso dire di più, in questo momento. Ma, se andrà in porto, sarà di nuovo un libro ispirato a una storia vera, che ha a che fare con la Germania, la seconda guerra mondiale e anche un po’ con l’Italia.
P.S. Se questo articolo ti è piaciuto, segui Il Mitte su Facebook!