Da diversi mesi, ormai, i Berlinesi si sono abituati a vedere gli attivisti di “Deutsche Wohnen & Co enteignen” (“Espropriare Deutsche Wohnen & Co”), con i loro gilet e poster viola con le scritte evidenziate in giallo, impegnati a raccogliere firme per strada, nei parchi e in tutte le zone a maggior traffico pedonale della città. Dopo un’intensa campagna di raccolta firme, gli attivisti che premono per la socializzazione degli appartamenti posseduti dai grandi colossi immobiliari sono pronti a presentare un progetto di legge in merito.
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Che cosa prevede il progetto di legge di Deutsche Wohnen & Co enteignen?
Il testo elaborato, che verrà sottoposto a un referendum se l’iniziativa riuscirà a raggiungere il numero necessario di firme, prende di mira le imprese che, alla data del 26 settembre 2021, abbiano un portfolio di 3.000 o più appartamenti. In questi casi, secondo quanto previsto dalla proposta di legge, la proprietà degli immobili dovrebbe essere trasferita a un’istituzione statale. Un’iniziativa del genere coinvolgerebbe circa 240.000 appartamenti in tutta Berlino.
Il testo fa appello all’articolo 15 della costituzione tedesca, che prevede che la proprietà di terreni, risorse naturali e mezzi di produzione possa essere socializzata attraverso una legge che regoli la natura e la misura della compensazione. L’articolo non è stato mai applicato, fino a questo momento.
Anche qualora il referendum venisse convocato e ottenesse perfino il consenso degli elettori, il percorso di questo progetto di legge potrebbe essere non poco accidentato, poiché alcuni profilano un conflitto con l’articolo 14 della costituzione tedesca, che fa riferimento alla protezione della proprietà. I promotori dell’iniziativa controbattono sul punto ipotizzando una compensazione per i proprietari nell’ordine di svariati miliardi di Euro (fra i 7,3 e 1 13,7 secondo una prima stima), cifra che l’lente pubblico dovrebbe pagare trasferendola in toto dai canoni d’affitto – i quali dovrebbero comunque essere ridotti rispetto a quelli attuali.
Le firme degli stranieri sono state dichiarate non valide
I promotori del referendum hanno tempo fino al 25 giugno per raccogliere almeno 175.000 firme valide, che corrispondono il sette per cento degli aventi diritto al voto nelle elezioni politiche. La raccolta firme ha subito una battuta d’arresto alla fine di aprile, quando l’ufficio elettorale ha dichiarato non accettabili i firmatari senza cittadinanza tedesca. Fino a questo momento sono state raccolte poco più di 130.000 firme e ne sono state verificate circa 51.000. Una su quattro è risultata appartenere a persone senza cittadinanza tedesca ed è stata quindi esclusa dal conteggio.
Qualora si raggiungesse il numero richiesto di firme valide, si dovrebbe convocare un referendum entro quattro mesi.