La Valle dei Mocheni: l’incanto italiano che stregò Robert Musil
La Valle dei Mocheni è straordinariamente suggestiva, italiana e tedesca al tempo stesso, sospesa in un’atmosfera che ha stregato anche il famoso scrittore austriaco Robert Musil.
Continua la collaborazione tra il Mitte e una scuola superiore italiana, il Liceo A. Rosmini di Rovereto, in provincia di Trento. La classe che partecipa è la 4 BLN del Liceo linguistico. Coordinatrice del progetto è Maria Concetta Malerba, docente di tedesco.
Questo contributo è a cura di Emma Matassoni e ci aiuterà a capire perché la Valle dei Mocheni è così affascinante.
Scoprire una valle bavarese a pochi chilometri da Trento: ebbene sì, è proprio quello che può succedere, se capita di visitare la Valle dei Mocheni.
Facilmente raggiungibile dalla Valsugana, la Valle dei Mocheni è un luogo di antiche memorie, di tradizioni e di paesaggi selvaggi. È nota per essere un’isola linguistica di origine tedesca e rimane nel cuore per la sua straordinaria bellezza e per le sue tradizioni folcloristiche.
La Valle dei Mocheni si presenta come adatta a un turismo sostenibile, lento e rispettoso della natura e della cultura del posto. Le attività di agriturismo che si possono svolgere sono molteplici in qualsiasi periodo dell’anno: agricoltura, allevamento, lavorazione del legno e della lana. Inoltre, per sostenere l’economia locale, si sta puntando alla vendita di prodotti agricoli di nicchia e unici (come ad esempio il formaggio Golt va Hardimbl).
La storia di questa valle ebbe inizio già durante la fine dell’Età del Bronzo, ma la vera colonizzazione si ebbe più tardi. Grazie al passaggio di diverse popolazioni nacquero due comunità linguistiche completamente differenti.
Nel lato sinistro della zona abitano i denominati mòcheni, i quali parlano la lingua bersntoler (appartenente al gruppo delle lingue tedesche superiori). Dall’altro lato della Valle, invece, il territorio è utilizzato dalla popolazione della frazione Viarago. Sempre sulla sponda destra troviamo il paese Palù del Fersina, con i suoi masi dal tetto di scandole di legno e la catena del Lagorai sullo sfondo, che cela il piccolo lago di Erdemolo, una autentica perla delle Dolomiti.
Proprio qui soggiornò per alcuni mesi, nel corso del primo conflitto mondiale, lo scrittore austriaco Robert Musil (Klagenfurt 1880 – Ginevra 1942), assegnato al fronte meridionale con il grado di sottotenente.
La breve permanenza in questa valle lo ispirò profondamente, tanto che scrisse la novella “Grigia”, pubblicata per la prima volta nella rivista Der Neue Merkur e poi ripubblicata nel 1923 nel volume Tre Donne (Drei Frauen).
Musil era rimasto affascinato dalla valle, che gli apparve come un regno chiuso, completamente distaccato dal mondo, ricca di promesse e di pericoli. Nella novella, che si svolge nei pressi di Palù del Fersina, la guerra è solo uno sfondo, mentre è l’amore il fulcro dell’intera opera.
Leggi anche:
Il Lago di Garda e la letteratura tedesca: un grande amore dai tempi di Kafka e dei fratelli Mann
La contadina Grigia, l’amata del protagonista, è peraltro la perfetta allegoria dell’atmosfera di incantamento che circonda la valle: è sia ninfa che sirena, è custode e allo stesso tempo adescatrice, è l’anima nascosta e pura della natura di leopardiana memoria. L’intera storia è avvolta da un clima di sospensione psicologica e morale.
Il personaggio principale, Homo, rimarrà impigliato nell’atmosfera ambigua e incantatrice, del luogo fino a lasciarsi annientare senza opporre resistenza.
Leggendo l’incipit del romanzo: “C’è nella vita un tempo…”, si scoprirà che esso racchiude in maniera emblematica la sintesi di tutto il racconto. La Valle diventa la vera protagonista della novella, una sorta di Zauberwelt, che solo impropriamente possiamo tradurre con “Mondo magico”. La radice tedesca Zauber è infatti praticamente intraducibile in italiano, in quanto indica al tempo stesso la parola “maleficio” e “sortilegio”.