“Whistleblower, denunciare a ogni costo”: live con Tatiana Bazzichelli, del Disruption network lab
La parola whistleblower deriva dall’espressione “to blow the whistle”, cioè “soffiare in un fischietto”, e si riferisce all’atto di attirare l’attenzione su qualcosa di importante, a volte talmente importante da mettere a rischio un intero sistema, aziendale, economico, sociale o politico.
Ma chi sono queste persone, come agiscono e con quali rischi? In che modo la loro attività può essere d’ispirazione per chi lavora nel campo dell’arte e della cultura?
L’esperienza del Disruption network Lab
Parleremo di tutto questo con Tatiana Bazzichelli, fondatrice e direttrice del Disruption Network Lab di Berlino, il 6 marzo 2021, alle ore 12.00, nell’ambito di un evento online del titolo “Whistleblower, denunciare a ogni costo”. Link ed evento saranno a breve disponibili sul Facebook ufficiale del Mitte.
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Chi sono i whistleblower?
I whistleblower sono individui che denunciano pubblicamente abusi, illeciti o reati commessi da aziende, organizzazioni pubbliche o private e a volte persino entità governative. Da ambiti relativamente circoscritti a scandali epocali come Watergate a fenomeni come WikiLeaks, la loro attività è diventata sempre più pervasiva e incisiva in una società ormai globale, dominata dal macrocosmo della trasformazione tecnologica.
A volte queste persone sono o sono state interne al sistema di cui denunciano le irregolarità e ingiustizie, subendo a volte pesanti ritorsioni. A volte sono invece giornalisti che decidono di indagare e smascherare sistemi di potere non visibili, accettando di correre rischi anche pesanti.
Il loro fine, è la necessità di tutelare l’interesse collettivo, denunciare soprusi sul piano della salute pubblica e della sicurezza, o violazioni di diritti fondamentali. Questo però non significa che le loro azioni siano esenti da rischi. La tutela giuridica dei whistleblower è infatti tutt’altro che certa. Nell’incertezza del quadro normativo a riguardo, le loro rivelazioni li espongono infatti a una serie di conseguenze che vanno dal “semplice” licenziamento a vessazioni, minacce di vario tipo e ritorsioni più o meno pesanti.
L’impatto dei whistleblower nella società
Insieme a Tatiana parleremo di chi sono i whistleblower e dell’impatto del whistleblowing nella cultura, nella politica e nella società. Rifletteremo su come aprire l’idea del whistleblowing a una serie di pratiche politiche, artistiche e sociali correlate con l’idea di “smascherare comportamenti scorretti e illeciti dei potenti”, che è anche il motto che ispira il programma del Disruption Network Lab.
Dialogheremo sull’importanza di sapere denunciare abusi e come questa pratica a livello più ampio possa plasmare una società migliore, evitando per esempio di stigmatizzare i whistleblower e perseguitarli pesantemente per il loro coraggio.
Partecipare all’evento
Modererà la live Lucia Conti, editrice e direttrice del Mitte. Chi seguirà l’evento potrà inoltre intervenire ponendo domande o esprimendo considerazione all’interno della sezione Q&A di Zoom.
Durante l’evento sarà inoltre lanciata la prossima conferenza del Disruption Network Lab, che avrà come focus l’attività dei whistleblower durante la pandemia, in questo caso legata a denunce di abusi e irregolarità registrati nell’ambito della gestione del Coronavirus.
Vi aspettiamo!
Vite devastate in nome del Dovere. Ogni caso sembra avere le stesse caratteristiche: il denunciante non viene ascoltato e possibilmente viene screditato e diffamato. Il successivo passaggio è l’isolamento, poi giungono le ritorsioni, spesso insieme al demansionamento. A questo punto il segnalante si rivolge a chi dovrebbe tutelarlo, ma si scontra con l’incompetenza, la lentezza o, ancor più grave, il coinvolgimento di chi è tenuto a gestire la segnalazione e qui arrivano le archiviazioni. In taluni casi, chi riceve la segnalazione informa prontamente il responsabile o datore di lavoro dell’azienda/ufficio, rivelando il nome del denunciante. Il denunciante è solo, sconfortato, demotivato, vive uno stato emotivo misto tra terrore e rabbia, ma non può fare niente e neanche sa cosa fare o con chi parlare, molti si girano di spalle, non esistono call center, qualcuno risponde “ti avevo avvisato”. Paradossalmente, chi denuncia, continua a lavorare sotto lo stesso tetto con il dirigente o capo che ha denunciato, che a questo punto, sta iniziando a preparare la“vendetta”, tramite l’ufficio legale a spese dell’azienda o dello Stato. È il momento di mettere mano ai risparmi e cercare un buon avvocato. Una giostra che gira senza mai fermarsi e senza che nessuno sappia come fermare. Una giostra diabolica, che dura anni e coinvolge impietosamente anche le famiglie e i figli. Leggi, circolari, disposizioni, prescrizioni, sembrano parte di un gioco, perfetto per il sistema, ma distruttivo per il segnalante, che nel gioco dei buoni e cattivi perde sempre e troppo facilmente, contro giocatori che sembrano avere carte truccate. Quanti hanno avuto il coraggio di reagire, chi sono, cosa fanno, quale malefatta o illecito o pericolo hanno denunciato interrompendo fenomeni corruttivi, concorsi truccati, appalti, pericoli per la salute pubblica, facendo recuperare allo Stato milioni di euro. Dove sono, quanto soffrono, come è cambiata la loro vita? Quale insegnamento si dà al cittadino onesto. L’insegnamento del silenzio. Non esisterà un whistleblowing fino a quando ogni singolo whistleblower non verrà visto e presentato come un valore per la comunità e ogni segnalazione verrà considerata come uno strumento prezioso per per migliorare il benessere sociale, e finché a quelle Leggi, Circolari, Disposizioni non sarà data una seria e severa applicazione non si potrà mai parlare di whistleblowing. Di tutele finora neanche l’ombra, e se tutto questo vuol dire essere tutelati meglio l’oblio. Di solito si tutelano le specie in via di estinzione. Whistleblower Italiani: una condanna a vita a difendersi senza colpe, una condanna a vita al silenzio. Quanti whistleblower italiani conoscete veramente? Non si tratta dei due o tre casi trattati dalla stampa e dalla tv negli ultimi anni. Sono molti di più e vivono nel totale oblio, sofferenza e solitudine nell’attesa che qualcuno inizi veramente a parlare con loro, del loro coraggio e delle vicende che hanno stravolto le loro vite.