Social egg freezing: un metodo di preservazione della fertilità. Anche in Germania

fertilità
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di Arianna Zapelloni Pavia

Quante di noi over 30 si ricordano chiaramente il fatidico momento della fertilità in cui si sono interfacciate con il famoso “orologio biologico”? Probabilmente molte. E quante di noi, per i motivi più svariati, che vanno da una precaria situazione economica all’assenza di un partner, al desiderio di focalizzarsi sul lavoro o al semplice non sentirsi pronte, hanno messo l’idea di maternità in un cassetto senza mai riuscire veramente a buttarne la chiave?
Probabilmente molte. E come biasimarci.

Il rapporto inversamente proporzionale tra l’età e la fertilità della donna, dovuto al progressivo esaurimento della riserva ovarica, è, per chi di noi sa di volere figli in un futuro più o meno vicino, un ostacolo a chiudere definitivamente questo cassetto ed accantonare la chiave.

Il congelamento degli ovuli per ragioni non mediche, detto anche social freezing o time freezing (nei paesi anglofoni si parla invece di egg freezing) può essere considerato una misura di prevenzione dell’in-fertilità futura e permette, attraverso la crioconservazione degli ovociti, di affrontare possibili difficoltà nel concepimento che potrebbero presentarsi ad una donna nel corso della sua vita.

Questa tecnica è strettamente legata al numero ed alla qualità degli ovociti, a loro volta direttamente correlati all’età e alla riserva ovarica della donna, e dunque consigliabile a donne di età non superiore ai 38 anni. Ovviamente il congelamento degli ovociti è solo il fine di un processo ben più lungo e che coinvolge medicinali, dottori, costi, e, soprattutto, il nostro corpo.


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Dopo un periodo di sperimentazione, nel 2012 l’American Society for Reproductive Medicine ha ufficialmente riconosciuto la vetrificazione degli ovuli come una pratica non più sperimentale, e lo stesso è successo in Europa. Nonostante il social freezing sia più conosciuto negli Stati Uniti che in Germania (tanto che aziende come Facebook e Apple hanno dichiarato che avrebbero sostenuto i costi della procedura per i propri dipendenti), anche in questo Paese la pratica è ufficialmente riconosciuta ed utilizzata. Il protocollo da seguire si mantiene più o meno invariato in tutti i Paesi, e consiste principalmente in tre fasi:

1) Una visita preliminare, volta a valutare sia lo stato di salute generale, sia la riserva ovarica. Quest’ultima è stata calcolata sulla base di analisi del sangue mirata all’ottenimento di valori tra cui FSH (ormone follicolo-stimolante) e AMH (ormone antimulleriano). In base ai risultati di queste analisi il medico ginecologo prescriverà tre differenti medicinali, da somministrare attraverso una minuscola siringa e completamenti indolori.

2) Assunzione dei primi due medicinali: il primo, volto alla stimolazione della crescita follicolare multipla, il secondo (chiamato “antagonista”) mirato alla prevenzione di una precoce ovulazione, e il terzo (gonadotropina corionica) funzionale a completare la maturazione dell’ovocita. I dosaggi ormonali devono cominciare il secondo giorno del ciclo mestruale. Tali farmaci sono necessari per ottenere una crescita follicolare multipla e non di un solo follicolo dominante, come avviene, invece, nel caso di un normale ciclo mestruale. A seconda del protocollo di stimolazione utilizzato, la durata dell’intero ciclo di stimolazione ovarica può variare da 10 ai 15 giorni. Il protocollo da seguire è strettamente individuale e la crescita follicolare è monitorata mediante una serie di indagini ecografiche seriali. Il prelievo ovocitario avviene 34-36 ore dopo la somministrazione del terzo farmaco, al mattino e a digiuno.

3) Prelievo (pick-up) ovocitario. L’intervento viene eseguito da un ginecologo specializzato sotto guida ecografica, il tutto per via transvaginale. L’ecografia permette di guidare visivamente un piccolo ago attraverso la parte superiore della vagina, prima in un’ovaia e poi nell’altra. Attraverso l’ago collegato a un sistema di aspirazione, si va a prelevare il liquido dei follicoli, uno dopo l’atro.
Il liquido viene direttamente aspirato all’interno delle provette. Queste vengono consegnate al laboratorio biologico dove il liquido follicolare viene analizzato da un embriologo e gli ovociti recuperati. Vengono attentamente registrati il numero di ovociti recuperati e quelli maturi trattati con sostanze crioprotettrici e immersi in nitrogeno liquido a una temperatura di -196º C sotto zero. Il pick up dura all’incirca 15/20 minuti ed è possibile lasciare la clinica (vietato guidare!) dopo sole 2 ore. L’intervento può essere seguito da piccoli crampi il giorno della procedura e il giorno successivo e/o da perdite ematiche vaginali. Si potrebbe anche provare una sensazione di pienezza e/o pressione dovuta alle ovaie espanse per la stimolazione ovarica, che dovrebbe scomparire con l’arrivo del ciclo mestruale.

La mia esperienza di social freezing in Germania è stata positiva, anche e soprattutto grazie al supporto inesorabile della mia famiglia e dei miei amici. Con coraggio ho chiuso quel famoso cassetto per nasconderne, con serenità e per un po’ di tempo, la chiave.

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