Lediesis illustrano “Un Urlo ci salverà”. Intervista con il misterioso duo di street-artist
Un duo femminile anonimo. Non si sa nulla di loro, non si sa chi siano, da dove vengano e quanti anni abbiano: sono le Lediesis e sono diventate note perché i loro lavori di street-art sono spuntati all’improvviso sui muri di diverse città d’Italia.
A Napoli, Firenze, Milano, Roma, le Lediesis ritraggono personaggi pubblici rilevanti trasformandoli in supereroi: Rita Levi Montalcini, Anna Magnani, Maria Callas, Giovanna Botteri… tutte con la S di Superman sul petto, a ricordare l’importanza della loro vita e del loro messaggio. Quasi sempre donne, ma a volte anche uomini, come nel caso di Paolo Borsellino o Martin Luther King.
Ne parliamo oggi perché sono state le Lediesis a illustrare il libro di interviste “Un urlo ci salverà – 10 storie da Urlo di italiane in Germania”, progetto nato dalla collaborazione fra il Comites di Dortmund e dall’iniziativa di empowerment femminile “Donne all’ultimo grido” e supportato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Libro e progetto verranno presentati in un evento online che avrà luogo l’8 marzo.
Ma incontriamo oggi le misteriosissime Lediesis. Ascoltiamo quello che hanno da dire e riveliamo anche qualcosa di loro.
Parliamo di questo progetto. Come è arrivato a voi e che ne pensate?
Abbiamo conosciuto Morena Rossi, l’ideatrice del progetto “Un urlo ci salverà” in occasione del festival “L’Eredità delle Donne”, che ha avuto la direzione artistica di Serena Dandini. È nato subito un forte interesse reciproco per i rispettivi percorsi, che mettono al centro le donne, e che si è trasformato in una forte sintonia d’intenti quando siamo state coinvolte in questa avventura.
Che impressione vi hanno fatto le donne intervistate? Che impatto hanno avuto su di voi le loro storie?
Tutte le persone sono speciali, tutti abbiamo la nostra storia da raccontare. Le donne intervistate hanno tutte intrapreso dei percorsi di consapevolezza, di crescita e di trasformazione. Tutti atteggiamenti verso la vita che ci rappresentano in pieno.
Come avete lavorato ai loro ritratti?
Ci diverte lavorare insieme, con i nostri rituali e i nostri tempi. Per prima cosa abbiamo osservato le loro foto, divertendoci a indovinare le loro vite attraverso sguardi, atteggiamenti e look, quasi come dei detective. Solo alla fine abbiamo letto le loro interviste e le loro storie. E spesso ci siamo meravigliate di quanto la nostra prima impressione fosse coerente con quanto raccontavano di se stesse.
Il focus del progetto è un urlo, un urlo che a volte può salvare. Quanto è ascoltata, secondo voi, la voce delle donne?
Una sola voce è un granello, più voci possono formare un muro. Le donne devono imparare, sempre di più, a far tesoro delle loro capacità di unirsi per progetti comuni.
La loro voce viene ascoltata nella stessa misura in cui la persona sa ascoltare se stessa.
Quante di noi veramente hanno la capacità di ascoltarsi e manifestare chi siamo veramente? È un lavoro intimo, non serve urlare la propria verità, ma essere quella verità che vuoi urlare.
Qual è il vostro scopo e che futuro ha il vostro progetto?
Quello che ci accomuna è che siamo due amiche con una visione simile della vita e del cammino che stiamo percorrendo e con lo stessa volontà di voler trasmettere un messaggio importante attraverso la leggerezza e senza prenderci troppo sul serio.
La street-art è un mezzo di comunicazione con un’energia incredibile. Il fatto che si realizzi per strada è un motivo in più per veicolare messaggi positivi. Gli street-artist hanno una grandissima responsabilità, perché sono sotto gli occhi di tutti.
Quello che ci muove è arrivare al cuore della gente, provocare emozioni. L’arte non solo è testimone di un contesto storico, è capace di cambiare la visione del mondo e delle menti. Ci sentiamo attive e sempre più consapevoli dei valori che intendiamo resuscitare in noi e negli altri, poteri che abbiamo, ma che sono sopiti da un sistema che non ci vuole liberi.
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Perché avete deciso di non mostrarvi e di non rivelare nulla di voi? Una scelta decisamente in controtendenza rispetto a un mondo digitale che fa perno sull’immagine.
Non è importante chi siamo, quello che conta è il messaggio che vogliamo trasmettere con le nostre opere. Non siamo attrici o frontgirl di un band, siamo artiste e quello che esprimiamo è nell’opera. Restare nell’ombra è una forma di protezione della nostra privacy, ma è anche un mezzo per dare risalto a quello si fa. Siamo circondati da smanie di protagonismo, lo vediamo ovunque, a noi non interessa mostrare chi siamo, in relazione a quello che realizziamo è irrilevante. Ci piace pensare che il nostro superpotere sia proprio l’invisibilità, perché ci rende molto più libere.
So che parlate per immagini ed è giusto così. Ma volendo fare un’eccezione, potreste condividere con noi il vostro messaggio e, se volete, il vostro urlo?
Il nostro motto è “Il ruzzo salverà il mondo!”
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Qualche curiosità sulle Lediesis
Entrambe amano “viaggiare allo sbando”, lo spritz e la Sachertorte. Ma soprattutto ridere insieme.
Lediesis Y: ama viaggiare, soprattutto a piedi, adora il teatro (soprattutto quello di Filippo Tini e Lucia Calamaro), leggere i libri sui Tarocchi e quelli di Amelie Nothomb e Saramago, i colori della Grecia, l’Art Nouveau.
Lediesis X ama viaggiare, a volte senza meta perché il tragitto possa sorprenderla, è attratta da ciò che è l’invisibile agli occhi, ama sdrammatizzare ogni cosa e adora i libri di Amelie Nothomb che le ha fatto conoscere Lediesis Y.