House of One: una sinagoga, una moschea e una chiesa in un unico luogo di culto a Berlino
Il 27 maggio prossimo, a Berlino, verrà posta la prima pietra di un luogo di culto interreligioso. House of One sorgerà a Petriplatz, nella vecchia Berlino Est, nel sito che prima ospitava una chiesa, abbattuta al tempo della DDR. Il progetto è in cantiere da dieci anni e mira a diventare un simbolo del dialogo fra religioni. Una chiesa, una moschea e una sinagoga faranno parte di questo complesso, insieme a spazi comuni nei quali i fedeli potranno incontrarsi e organizzare eventi e celebrazioni condivise. Lo scopo è stimolare un approccio alla vita religiosa e spirituale che unisca, invece che dividere. I promotori del progetto hanno anche dichiarato che, nella futura evoluzione di House of One, c’è posto anche per altre fedi, oltre alle tre grandi religioni monoteistiche. Ne abbiamo parlato con uno dei fondatori, il Reverendo Gregor Hohberg, parroco della congregazione Evangelica di S. Pietro-S.Maria e Presidente della Fondazione House of One.
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Quando e come è nata l’idea di un luogo di culto interreligioso?
Petriplatz è stata riportata alla luce nel 2007, nel corso di uno scavo archeologico. Dopo la demolizione dell’ultima chiesa che si trovava in questo sito, la Petrikirche, nel 1964, ai tempi della DDR, dove una volta c’era uno dei centri più vivaci di Berlino, è rimasto solo un parcheggio. La piazza stessa è scomparsa dalla memoria dei berlinesi. L’importanza di questo luogo d’origine della città, dove la prima chiesa fu costruita nel XIII secolo, è tornata alla luce grazie agli scavi. Quando la città ha offerto alla congregazione protestante locale di competenza, la St.Petri-St.Mariengemeinde, l’opportunità di decidere sull’uso futuro del sito di questa chiesa storica, i leader della congregazione si sono trovati di fronte a una serie di interrogativi. Di che cosa ha bisogno Berlino in questo luogo così centrale: un’altra chiesa, una cappella o qualcosa di completamente diverso? Con questo atteggiamento hanno affrontato la sfida, che preoccupava sempre di più anche la maggioranza laica, oltre alle persone religiose, e non solo a Berlino, e che continua a preoccupare ancora oggi. Ovvero, come possono convivere pacificamente persone di origini e religioni diverse? Così è nata l’idea di costruire un luogo di culto nel centro di Berlino insieme a ebrei e musulmani, dove tutte e tre le religioni siano a casa e dove possano sperimentare il dialogo, la pluralità nella diversità religiosa anche con altri culti e in un rapporto di buon vicinato.
I riti di ogni religione si svolgeranno separatamente. Dove e quando si incontreranno i fedeli?
La sinagoga, la chiesa e la moschea sono raggruppate intorno a uno spazio centrale comune che tutti devono attraversare. In questo spazio ci incontriamo, impariamo gli uni dagli altri e coltiviamo un’interazione basata sul rispetto. Questo accade tra i momenti di preghiera, ogni giorno e a volte di notte. Questo quarto spazio è anche il cardine della società urbana, prevalentemente laica. Insieme, le tre religioni invitano le persone che seguono una fede diversa, o anche nessuna fede, a venire a fare domande e ad assistere a discussioni appassionanti.
Quanto è avanzato il dialogo interreligioso in Germania, e specialmente a Berlino?
Ci sono numerose iniziative e progetti interreligiosi a Berlino e in tutta la Germania. Ci sono anche scambi regolari e preghiere comuni a livello più rappresentativo, tra i capi della chiesa e le associazioni ebraiche e islamiche. Purtroppo, l’occasione per queste ultime è spesso la commemorazione delle vittime di attentati. Ma solo raramente accade che le persone di diverse religioni si incontrino in pubblico, per esempio in occasioni positive e rappresentative o per discutere di temi legati alla convivenza. È proprio questa lacuna che vorremmo colmare con la House of One. Attraverso la costruzione, l’occupazione e il funzionamento congiunto di House of One da parte dei rappresentanti di tutte e tre le religioni, si è sviluppata negli anni un’ unione naturale e continua.
Come hanno risposto le comunità religiose locali a questo progetto?
Quando abbiamo iniziato il progetto della Casa di Preghiera e Insegnamento nel 2009, abbiamo naturalmente cercato la collaborazione con altri attori del dialogo multireligioso. Se all’inizio c’era un po’ di scetticismo, da tempo questo ha lasciato il posto a un sostegno amichevole. Ci consideriamo un ponte e vogliamo portare i nostri visitatori in contatto con le comunità di chiese, moschee e sinagoghe esistenti o con iniziative volte al dialogo.
House of One è anche coinvolta in progetti sociali come streetwork@online. Come si può prevenire la radicalizzazione via internet?
Certamente disgregando le grandi piattaforme, controllandole e obbligandole a far funzionare i loro algoritmi secondo la legge. Indipendentemente da questo, le religioni sono chiamate a presentare le loro esperienze e i loro pensieri su Internet, a partecipare alle discussioni e a sviluppare i propri formati. Questo è quello che fa Streetwork@online, con il nostro aiuto. Consigliamo sui temi religiosi i loro assistenti sociali, che cercano i giovani a rischio di radicalizzazione nelle chat room e sulle piattaforme dei social media. Cerchiamo anche di mostrare che i rappresentanti di diverse religioni possono pregare pacificamente e rispettosamente gli uni accanto agli altri, per esempio attraverso formati di preghiera multi-fede che distribuiamo attraverso il nostro sito web, YouTube e altri canali di social media. Questo è un importante segno di pace.
Come si può promuovere la tolleranza in una metropoli multiculturale come Berlino?
La tolleranza ha bisogno di spazi di incontro. Luoghi, sedi, dove la gente possa trovarsi e parlare apertamente, discutere. Spazi in cui ci si possa mostrare senza timore, con tutte le proprie esperienze e pensieri. I pregiudizi di solito possono essere superati attraverso il dialogo. Una volta che conosci qualcuno, lo vedi come una persona. Noi di House of One consideriamo parte del nostro compito il creare luoghi del genere e facilitare questo tipo di incontri.
Come immagina lo sviluppo di House of One nei prossimi anni?
Il nostro obiettivo è il sogno della pace in terra. Siamo animati dalla convinzione che siamo tutti figli di Dio e che viviamo come un’ unica famiglia umana in una casa universale. Dobbiamo progettare questa casa in modo tale che tutti possano viverci pacificamente. Con House of One vogliamo dare il nostro contributo in questa direzione. L’idea di House of One è fondamentalmente molto semplice: tutti coloro che partecipano traggono la loro forza e motivazione dalla loro religione, dalla loro casa di fede. Forti di questa convinzione, ci riuniamo, ci conosciamo, impariamo gli uni dagli altri, ci aiutiamo e festeggiamo insieme. Questo sta già accadendo attraverso il nostro lavoro e le nostre preghiere comuni. Vedo House of One come una casa, aperta sette giorni su sette, 24 ore su 24. Ogni giorno, preghiere e servizi delle singole religioni si svolgono nei rispettivi spazi consacrati, seguiti da pasti, celebrazioni e discussioni. Classi di studenti e gruppi, vengono a visitare la nostra “casa” e ne conoscono le religioni, celebrano e discutono con i fedeli. Ci saranno anche conferenze, discussioni e concerti. E si ride e si piange, ci si consola e si litiga e… si canta. La nostra casa si riempie di benedizioni. Attraverso la cooperazione con altri luoghi di culto interreligiosi in tutto il mondo, l’idea della “One World House” si diffonderà e metterà radici in diverse parti del nostro pianeta. I nostri progetti partner a Bangui, Tbilisi e Haifa lo testimoniano già oggi. Coloro che vogliono diventare parte del movimento legato a House of One sono invitati a sostenere il nostro lavoro acquistando mattoni simbolici attraverso il nostro sito web e lasciando un messaggio. Tutti i messaggi saranno messi in una capsula che sarà seppellita nel terreno durante la cerimonia di inizio dei lavori a Petriplatz, il 27 maggio. La nostra casa cresce così simbolicamente dai desideri e dalle donazioni di tutti i nostri sostenitori.