Germania: via libera alla legge sull’odio online

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Chi condivide messaggi d’odio o minacce su internet, in futuro, potrebbe essere punito molto duramente in Germania. Il Bundestag e il Bundesrat hanno infatti trovato un accordo per sbloccare l’iter di una legge già in lavorazione, che si era arenato in estate a causa di considerazioni sulla sua costituzionalità. Ora è stato trovato un compromesso in merito all’accesso ai dati degli utenti di telefonia mobile e sembra che la strada verso l’approvazione della nuova legge sia ormai in discesa. Una volta approvata, secondo le stime del governo, dovrebbe portare a circa 150.000 indagini all’anno.

Cosa prevederà la nuova legge contro l’odio online

In futuro le piattaforme come Facebook e Twitter avranno il dovere non solo di cancellare i post che contengano propaganda neonazista, incitamento all’odio razziale e minacce di aggressione, omicidio o stupro, ma anche segnalarli immediatamente alla polizia federale (Bundeskriminalamt, o BKA) e comunicare gli indirizzi IP degli autori. Nel caso i post riconducano o incitino a crimini particolarmente gravi, come l’omicidio, o ad atti di terrorismo, si potranno richiedere, previa sentenza di un giudice, anche le password degli account che hanno prodotto i post.


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Le pene per i reati d’odio online saranno severe: fino a due anni di detenzione per le minacce di aggressione, danni fisici, violenza sessuale o danni alla proprietà, fino a tre anni per le minacce di morte. L’antisemitismo sarà considerata un’aggravante.

La ministra della giustizia Christine Lambrecht (SPD) si è detta soddisfatta dell’accordo raggiunto sulla nuova legge, che permetterà di perseguire in modo più efficace l’estremismo di destra, l’antisemitismo e l’odio online che, ha dichiarato “troppo spesso si trasforma in violenza reale“.

Le condizioni di accesso ai dati degli utenti

Le obiezioni di costituzionalità sollevate qualche mese fa riguardavano i cosiddetti “dati di inventario” in possesso delle compagnie telefoniche. Tali dati comprendono, oltre al nome e all’indirizzo dell’utente, anche la sua password, il suo indirizzo IP e i dati bancari necessari all’azienda per il pagamento del servizio. Questi dati possono essere condivisi con le autorità solo in caso di reati molto gravi come il terrorismo o la pedopornografia, ma non di reati amministrativi.

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