Segretaria del campo di concentramento di Stutthof, in tribunale a 95 anni

L’ex segretaria del campo di concentramento Stutthof, vicino a Danzica, affronterà un processo per concorso in omicidio in rapporto a ben 10.000 casi, soprattutto prigionieri ebrei, partigiani polacchi e prigionieri di guerra russi. A queste accuse si aggiungono anche quelle di concorso in tentato omicidio dei prigionieri sopravvissuti al campo. Si tratta di un caso raro per la giustizia tedesca che, se pur abbia continuato, nel corso dei decenni, a portare in tribunale i responsabili dei campi di concentramento, raramente ha incriminato le segretarie e il personale femminile.

In questo caso, tuttavia, l’ormai novantacinquenne Irmgard F., che è indagata dal 2016, affronterà il tribunale di Itzehoe, accusata di aver agevolato la macchina omicida nazista attraverso il suo lavoro di segretaria e stenografa del comandante del campo Paul Werner Hoppe, fra il 1943 3 il 1945.


Gasare i migranti

Leggi anche:
Dopo settant’anni parla la segretaria di Goebbels: “So che non ci credete, ma non sapevamo niente”

L’anziana imputata vive ormai da anni in una casa di cura poco a nord di Amburgo, ma sarà giudicata da un tribunale minorile, poiché all’epoca dei fatti aveva meno di 21 anni. Secondo la difesa, la donna avrebbe appreso del sistematico massacro dei prigionieri solo dopo la guerra – la stessa argomentazione adottata da Brunhilde Pomsel, segretaria di Goebbels e protagonista del film-intervista “A German Life”.

Lo scorso anno, lo stesso tribunale ha condannato una delle guardie del campo di Stutthof, Bruno D., per concorso in omicidio di 5232 persone. La pena è stata sospesa in ragione dell’età dell’imputato.

Se il tribunale condannasse Irmgard F., si creerebbe un precedente praticamente unico nella storia dei processi ai responsabili di crimini legati al regime nazista tedesco. Si identificherebbero, in sostanza, come criminali, anche le attività del personale non militare e non direttamente coinvolto nelle stragi e nelle torture. D’altra parte la letteratura in merito non manca: non occorre scomodare Hannah Arendt e la cronaca del processo Eichmann per convenire che l’intero apparato del potere nazionalsocialista e la complessa ed efficiente industria dei campi di concentramento si siano appoggiati non solo sulla furia sadica delle SS, ma anche sul lavoro certosino di amministratori, segretarie, archivisti e personale civile che svolgeva con silenziosa perizia infinite funzioni collaterali.