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Il Mitte, Nico Piro ed EMERGENCY: grande partecipazione per la nostra live sull’Afghanistan

È stata una delle nostre live più partecipate quella di ieri sull’Afghanistan, che potete rivedere qui e che ha visto l’editrice e direttrice del magazine Lucia Conti intervistare Nico Piro, inviato speciale del TG3 in zone di guerra e aree di crisi che in Afghanistan è stato a lungo, anche quando non voleva andarci nessun altro. Nico Piro è anche l’autore di “Corrispondenze afghane“, un libro che documenta il suo intenso e pericoloso viaggio nel Paese, avvenuto nel 2018.

L’iniziativa è stata possibile grazie a Lorin Decarli, responsabile di EMERGENCY Deutschland, che con il Mitte collabora nell’ambito della rubrica “Raccontare la pace” e che supporta un’organizzazione, EMERGENCY, che in Afghanistan è attiva dal 1999, con circa 7 milioni di persone curate gratuitamente.

facciamo qui una breve sintesi

Gli argomenti affrontati con Nico Piro

Con Nico Piro abbiamo parlato di come l’Afghanistan sia teatro di guerra e conflitti da più di 40 anni e di come sia stato a lungo al centro della scena mediatica per poi essere praticamente dimenticato, dopo il ritiro della coalizione a guida NATO nel 2014. Eppure in questo Paese continuano le esplosioni, i bombardamenti, le violenze, così come continua la presenza di contingenti stranieri, anche italiani.

Abbiamo parlato delle complesse dinamiche legate al ritiro delle truppe dopo 20 anni di missione, del cosiddetto prezzo della pace, della successione Trump-Biden e del prezzo delle trattative con i talebani. Abbiamo parlato anche di un Paese in cui i giornalisti sono obiettivi militari e uccisi in quanto tali, in cui il traffico di eroina e il narcotraffico dominano e devastano il Paese, della presenza dell’Isis nel Paese, in particolare al confine con il Pakistan, di una popolazione regolarmente uccisa, mutilata o soggetta a PTSD. E abbiamo parlato naturalmente dell’impegno di EMERGENCY sul territorio, che ha portato l’Organizzazione fondata di Gino Strada e Teresa Sarti a cercare di frenare quella che Nico Piro chiama “l’alluvione di feriti” che invade gli ospedali dopo ogni attentato, esplosione, attacco o bombardamento.


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I talebani e il prezzo della pace

L’inadeguatezza delle forze di sicurezza sul territorio, l’inesistenza di uno stato funzionante, le faide tra i signori della guerra, la miseria, il narcotraffico e la criminalità in generale fanno sì che l’Afghanistan sia completamente allo sbando. Letteralmente non si può uscire di casa senza temere di essere uccisi. L’esasperazione e la disperazione del popolo afghano fa sì che i talebani si propongano, paradossalmente, come la forma più vicina allo stato che ci sia sul territorio.
Abbiamo chiesto a Nico Piro se il futuro per il popolo afghano sarà questo, vale a dire l’accettazione della sharia per evitare l’impossibilità di vivere nel caos mortifero che è diventato oggi l’Afghanistan e se sarà possibile che i talebani accettino la Costituzione afghana e il rispetto di diritti umani non negoziabili.

I giornalisti: morti che camminano

Fare il giornalista è pericolosissimo in Afghanistan. I giornalisti sono uccisi in quanto tali, anche indipendentemente dalla natura della loro attività, vengono presi di mira come obiettivi militari, i talebani e l’Isis attaccano troupe e stazioni televisive. Tra il 2006 e il 2017 sono stati commessi più di 1000 omicidi di giornalisti e 9 su 10 sono rimasti senza colpevole. Uccidere un giornalista è economico (non hanno alcuna protezione) e in compenso genera un grande impatto mediatico, di fatto i giornalisti sono dei morti che camminano e che temono che le trattative con i talebani uccideranno la stampa. Ma vanno avanti, nonostante tutto, perché credono nel loro lavoro.

La terribile storia di Farkhunda

L’Afghanistan è uno dei peggiori Paesi al mondo in cui essere una donna. Nico Piro parla di varie donne in “Corrispondenze afghane” e in particolare abbiamo scelto di approfondire una storia agghiacciante, quella Farkhunda Malikzada, linciata da una folla cieca e furibonda nel 2015, a Kabul. Poco dopo il massacro le donne sono scese in piazza e hanno trasformato il funerale di Farkhunda in una protesta continuata anche nei giorni successivi, forse la più consistente mobilitazione femminile che abbia avuto luogo sul suolo afghano.

L’ipocrisia dell’Europa

Con Nico Piro abbiamo parlato anche delle contraddizioni dell’Europa, che da un lato promuove valori democratici presso gli afghani e dall’altro rimpatria quelli che scappano dal loro Paese perché lamentano la violazione dei loro diritti fondamentali. Dal 2016 al 2019 sono stati rimpatriati dalla Germania quasi 700 afghani e questo è stato possibile grazie a un accordo bilaterale che ha scatenato molte polemiche. Ma non è solo la Germania a respingere gli afghani verso un destino da cui cercavano di fuggire.
Come dice Nico Piro, l’Afghanistan sembra essere un Paese “pericoloso per gli europei, ma a quanto pare sicuro per gli afghani rimpatriati“.

Le letture di Elettra De Salvo

Nell’ambito dell’evento l’attrice e regista Elettra de Salvo ha letto alcuni brevi e intensi estratti di “Corrispondenze afghane” e in particolare dei passi relativi all’arrivo a Kabul del giornalista, alla corsia dei bambini dell’ospedale di EMERGENCY e alla terribile storia di Farkhunda Malikzada. La sua toccante interpretazione ha reso perfettamente la complessa profondità della narrazione di Piro.

Le reazioni

Ci ha fatto particolarmente piacere vedere tanta partecipazione attiva nell’ambito di un evento che parla di drammi che possono sembrare lontani ma che, come dice Piro, sono indispensabili nella comprensione anche dei nostri problemi. Solo partendo da un’analisi di respiro globale globale si può infatti arrivare a una visione più lucida e consapevole anche del “particolare”. Vedere tante persone commentare, interagire e apprezzare un’occasione di incontro e confronto di questo tipo ci ha resi felici e orgogliosi di aver ospitato Nico Piro e per questo ringraziamo tutti coloro che hanno seguito la nostra live.

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