Erasmus a Berlino: dalla Humboldt al Berghain
di Vittoria Lolli
Esattamente un anno fa rientrava dal suo Erasmus a Berlino, conclusosi precocemente a causa della pandemia di COVID-19. Francesco N., laureando in Marketing e Management presso la LUISS Guido Carli di Roma, ci racconta della Berlino universitaria attraverso gli occhi di chi l’ha vissuta da international student.
Ci hai vissuto per circa 7 mesi ed era nei tuoi piani allungare la permanenza. Perché proprio Berlino?
Quando ho mandato l’application per l’Erasmus, Berlino era la mia prima scelta. Ho visto che la LUISS aveva accordi con una delle università tedesche più prestigiose, la Humboldt, e non ci ho pensato due volte. Ero affascinato dalla cultura della vita notturna e volevo saperne di più, volevo viverla in prima persona. Ho colto l’occasione al volo.
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Prima di arrivare avevi già una casa dove stare o l’hai cercata lì per lì? In ogni caso, è stato difficile trovarla?
Sono un incorreggibile pigro, perciò sono arrivato all’ultimo momento senza avere una sistemazione. Per fortuna, però, Berlino offre soluzioni anche per i pigri come me. Sono andato al Neon Wood, praticamente una residenza per studenti, che semplicemente compilando un modulo ti assicura un appartamento. Un’alternativa più costosa, ma sicuramente molto comoda e rapida.
Parliamo di scartoffie burocratiche, l’incubo degli studenti: è stato difficile procurarsi tutti i documenti necessari per la permanenza?
L’università tedesca in questo si rende totalmente disponibile ad aiutare gli studenti. Alla Humboldt davano l’opportunità di fare sia l’assicurazione sanitaria sia l’Anmeldung, cioè la registrazione della residenza in Germania, entrambi attraverso l’università e quindi senza recarsi al Bürgeramt, che, da quanto ho sentito, richiede gli stessi tempi d’attesa di una prenotazione al Dorsia, anche se sei Patrick Bateman. Al momento dell’immatricolazione mi hanno anche fornito uno sconto studenti per i trasporti pubblici.
Sicuramente un gran vantaggio. Quali differenze o similitudini hai notato con il sistema universitario italiano?
Prima fra tutte, la dislocazione dell’università. La Humboldt ha svariate sedi sparse per tutto il centro della città che si possono raggiungere molto facilmente grazie ai mezzi pubblici. Un’altra differenza che ho notato riguarda il servizio della mensa: è molto cheap e (stranamente) buonissima, in più la struttura è fighissima e super moderna. Per quanto riguarda le lezioni, sono sincero, non le ho frequentate troppo, ma le ho trovate simili al sistema italiano, con classiche lezioni frontali. Anche il sistema di valutazione è dello stesso tipo, cioè senza esami mid-term. Semplicemente seguivi le lezioni e alla fine davi gli esami. Per me che non ho fatto praticamente nulla quasi fino alla fine, era un sistema perfetto.
E gli amici che ti sei fatto? Principalmente studenti in Erasmus a Berlino o anche autentici berlinesi?
Purtroppo non ho conosciuto berlinesi autentici, ma in compenso il gruppo con cui uscivo era molto eterogeneo. Ho legato sia con studenti universitari che con gente che era lì per lavorare, conosciuti nei locali vari o alle feste a casa di amici. Di solito erano sempre amici di amici conosciuti a casa di altri amici. È questo il bello di Berlino: conosci tantissima gente in tutti i momenti.
Un loop infinito. E che tipo di gente si vede a Berlino? Che aria si respira?
A Berlino si respira aria di libertà di letteralmente qualunque tipo: sessuale, musicale, artistica. È un ambiente che permette a chiunque di esprimere la propria personalità. Si passa dalle aree più libere di costumi alle parti più business-like. E nel mentre si incontrano persone di tutti i generi, dall’hippie col cane allo start-upper impegnato. La condivisione di interessi e il flusso continuo di gente diversa che ho visto a Berlino, raramente l’ho trovato in altre parti del mondo, specialmente in Italia.
Come organizzavi il tuo tempo libero? Raccontaci la tua settimana tipo.
Praticamente la maggior parte del mio tempo era libero. Mi ero scelto i corsi universitari appositamente dal lunedì al mercoledì, in maniera tale da dedicarmi il meno possibile alle lezioni (ahahah). Ciò voleva dire che dal mercoledì iniziava lo show: feste in casa, eventi universitari e tanto, tanto clubbing. Durante la giornata mi divertivo tra negozi di libri usati e cinema (a Berlino ce ne sono tantissimi). In particolare, amavo andare al Mobile Kino, un evento di cinema all’aperto al Griessmühle. Rispetto all’Italia, a Berlino è molto più facile trovare cinema che danno film in lingua originale (fondamentale). Il clubbing invece cominciava dal mercoledì, magari in discoteche un po’ meno mainstream che facevano eventi più underground. Mentre il venerdì e il sabato si andava a fare la fila per quelle più gettonate. La domenica mattina però era riservata ad una chicca speciale: il Berghain. Mi ha rigettato tre o quattro volte, ma a Berlino non ci si perde mai d’animo e se il Berghain ti rifiuta, c’è sempre un’alternativa dietro l’angolo.
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La vita frenetica dei club ti ha distratto dall’università?
Chiaramente sì.
Consiglieresti ad altri l’Erasmus a Berlino? Cosa ti ha lasciato quest’esperienza?
Berlino è una città che, se hai la mentalità giusta, ti cattura. E se non ce l’hai, ti trasforma. Penso che qualunque tipo di personalità possa trovarvi spunti interessanti, è questo il bello: non è fatta per una categoria specifica di persone, ce n’è letteralmente per tutti. È il connubio perfetto tra divertimento e opportunità, anche lavorative. Esistono tante start up e sono moltissimi gli incentivi per i giovani. Rispetto a Roma è un altro mondo, un sogno. Soprattutto perché i trasporti esistono, e non sono solo una leggenda metropolitana.