Legge sulle quote rosa: almeno una donna nei consigli di amministrazione

Christine Lambrecht (a destra) Tomasz Lipinski, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons

Negli ultimi mesi si è parlato molto del nuovo disegno di legge tedesco che prevede l’obbligo per i consigli di amministrazione delle grandi aziende di garantire al proprio interno una presenza femminile. Le quote rosa sono sempre un argomento scottante, presso l’opinione pubblica così come all’interno della coalizione di governo, con il dibattito che si polarizza fra chi ne sostiene l’assoluta necessità e chi le ritiene in contrasto con il principio di meritocrazia. La legge, approvata mercoledì, richiede che le società quotate in borsa e quelle di uguale rilevanza abbiano almeno una donna fra i membri del consiglio di amministrazione, laddove detto consiglio sia composto da più di tre persone. Nel caso di aziende a partecipazione pubblica, la presenza di una donna è richiesta se il consiglio di amministrazione ha più di due membri. Sebbene il disegno di legge debba ancora completare l’iter parlamentare al Bundestag, La ministra federale per famiglia, gli anziani, le donne e la gioventù Franziska Giffey (SPD), promotrice della risoluzione insieme alla ministra della giustizia Christine Lambrecht(SPD), si è dichiarata fiduciosa rispetto alla possibilità che il provvedimento venga reso operativo prima della fine della legislatura.

Quali aziende dovranno applicare le quote rosa?

Al momento, all’interno di questi parametri rientrano circa una settantina di aziende, poco meno della metà delle quali non sono ancora in regola con le nuove disposizioni. Un primo passo era stato già effettuato nel 2015, con una legge che prevedeva le quote rosa del 30% per i consigli di vigilanza. All’epoca il provvedimento aveva interessato circa 105 aziende. Negli ultimi cinque anni, la percentuale di donne nei consigli di amministrazione è salita all’11,5%, mentre quella nei consigli di vigilanza è arrivata al 35,2%. Le aziende che si rifiuteranno di applicare le quote rosa dovranno motivare la propria scelta.

Fotocredit: SPD Berlin/ Joachim Gern, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

Franziska Giffey: “una pietra miliare”

Giffey ha definito questa legge una “pietra miliare”, affermando che aiuterà la Germania ad avere più donne in posizioni di leadership. C’è tuttavia chi argomenta che la legge avrebbe dovuto prevedere anche per i consigli di amministrazione una percentuale minima di donne, piuttosto che limitarsi a rendere obbligatoria la presenza di almeno una donna, indipendentemente dal numero dei membri e che i criteri di obbligatorietà avrebbero dovuto essere estesi. Si tratta comunque di un segnale importante, con il quale il governo si fa carico di un ambito nel quale la Germania sembra progredire a fatica. Lo specchio di tale difficoltà sta proprio nelle difficoltà che la coalizione governativa ha incontrato nel giungere a un accordo sulle quote rosa. Questa legge si pone il chiaro obiettivo di contribuire a smantellare il cosiddetto “glass ceiling”, ovvero il “soffitto di vetro” che tiene le donne lontane dalle posizioni di potere anche all’interno di società, come quella tedesca, che apparentemente o formalmente promuovono l’emancipazione delle donne e applicano politiche egualitarie rispetto a diritti e occupazione. Anche laddove non ci siano discriminazioni apparenti in atto, infatti, si può constatare nei fatti come la rappresentanza femminile sia più ampia e più prossima alla parità nelle posizioni subordinate, per poi calare drasticamente man mano che ci si avvicina ai vertici.