Germania, “Hitler trans” eliminata da un reality. Ma lei replica: “Hanno decontestualizzato. È cancel culture”

Hitler trans
Hitler trans

Hitler trans“, una definizione che è costata a Nina Queer, performer, cantante, dj, attrice ed esponente della scena queer, l’espulsione dal reality tedesco “Ich bin ein Star“, che inizierà questo venerdì su RTL. L’emittente lo ha annunciato lunedì sera, motivando l’esclusione di Nina Queer sulla base di una “Posizione di chiara condanna di ogni forma di antisemitismo, razzismo e discriminazione”.

“Non possiamo e non vogliamo offrire a chi si definisce ‘Hitler trans’ una piattaforma nell’ambito di uno spettacolo di intrattenimento”, ha dichiarato il Direttore Generale di RTL Joerg Graf. Il provvedimento arriva dopo una serie di polemiche che hanno colpito, e non per la prima volta, la drag queen 35enne originaria della Carinzia.

Graf sostiene di riconoscere il valore di Nina Queer come artista, ma di non poter offrire un palcoscenico a “Chiunque scelga pubblicamente tale terminologia, che sia intesa come mera provocazione o meno”.

Nina Queer è di sicuro un personaggio controverso. In passato molto ha fatto discutere la decisione dell’SPD di nominarla come “ambasciatrice della tolleranza” durante la campagna elettorale del 2016. La decisione suscitò all’epoca la reazione della CDU, che in quell’occasione ricordò come, nel 2011, all’interno di una rubrica, la performer avesse più volte promosso stereotipi razzisti o colonialisti. A queste accuse la diretta interessata, ma anche l’SPD, avevano risposto parlando di “satira riconoscibile”.

Maggior problemi sono però nati nel 2017, quando, dopo un attacco omofobico avvenuto a Neukölln, Berlino, Nina Queer scrisse un post su facebook in cui invocava la deportazione dei colpevoli di origine araba, “che fossero nati in Germania o no“, suggerendo anche che avvenisse in una zona di guerra.

In seguito a questa dichiarazione, l’SPD la licenziò come “ambasciatrice della tolleranza”, le polemiche divamparono anche all’interno della comunità queer e diverse persone sottolinearono il nucleo razzista della dichiarazione.

Ma come nasce la dicitura “Hitler Trans”?

In una recente intervista relativa proprio alle dichiarazioni del 2017 e rilasciata nel 2019 al Tagesspiegel, Nina Queer ha dichiarato di essersi fatta prendere dall’emotività, in quella circostanza, ma di non aver mai avuto alcun intento razzista.

Ha però detto anche di non accettare in nessun modo che gli omosessuali siano attaccati dagli arabi a Kreuzberg, Berlino. E ha aggiunto che poco importa se a a qualcuno non piace il modo in cui manifesta la sua opposizione, concludendo con: “E allora vuol dire che sono la prima ‘Hitler trans’ che ci sia. Lo accetto“.

Finisce così, prima ancora di cominciare, l’avventura di Nina Queer nel reality di RTL. Anche se comunque, va detto, si presume che RTL conoscesse già l’episodio prima di scritturare l’artista.

La “bomba” è scoppiata sostanzialmente perché Désirée Nick, ex migliore amica di Nina Queer fino a questo novembre, l’ha definita una persona razzista su Instagram, rivolgendo un appello a RTL affinché non facesse entrare nei suoi palinsesti “l’autoproclamata Hitler trans”.

La BILD ha raggiunto Nina Queer per un commento. “Nutro gratitudine verso RTL per avermi proposto di partecipare alla trasmissione. Ma ora hanno semplicemente ceduto di fronte alle accuse di chi ha un problema personale con me. Sono molto delusa. La considero cancel culture“.

I recentissimi sviluppi della polemica

In seguito la performer ha scritto ripetutamente su Facebook di non essersi mai autoproclamata “Hitler trans” e ha dichiarato che l’espressione non sarebbe stata creata da lei, ma dallo stesso Tagesspiegel e in particolare dal redattore Sebastian Goddemeier.

“Mi è stato chiesto se mi avrebbe dato fastidio se fossi stata ritratta come Hitler trans e a quel punto ho risposto: Allora sono il primo Hitler trans, lo accetto”, ha scritto su Facebook Nina Queer.

Il Tagesspiegel ha respinto le accuse al mittente e lo ha fatto con un articolo in cui dichiara che quanto detto da Nina Queer è falso, che è stata lei a usare per prima il termine in questione e che tutto è avvenuto esattamente come riportato da Sebastian Goddemeier nel suo articolo. Il Tagesspiegel aggiunge che nulla è stato decontestualizzato e che la conversazione è stata registrata. “Chiediamo a Nina Queer di smettere di diffondere questa affermazione e di cancellarla dai suoi social”, conclude il Tagesspiegel.