Esce “Berlin”, di Thomas Costantin. Dalle notti folli del clubbing al lockdown
È uscito oggi il singolo Berlin, di Thomas Costantin. Il brano, che esprime un’ elettronica sofisticata, tra il synth pop e l’avanguardia, è nato dalla collaborazione tra l’artista e lo studio di produzione ed etichetta indipendente milanese FLUIDOSTUDIO. La produzione è stata curata da Francesco “Pisti” Pistoi (Mangaboo/Motel Connection) e anticipa l’uscita del videoclip, online dal 4 febbraio.
Già conosciuto come Tho.mas, Thomas Costantin è un personaggio poliedrico: volto della Milano notturna, dj resident al Plastic, Thomas lavora anche come consulente musicale per Gucci, Dior e altri note maison di alta moda.
Lo abbiamo intervistato e ci ha parlato della “sua” Berlino, capitale europea del clubbing e di una vita notturna, folle e libera, che è stata spenta dalla pandemia.
Thomas Costantin, che Berlino hai conosciuto, prima del Covid19?
Berlino prima del Covid19? Ci si andava per fare casino, per sentire Ellen Allien, per andare a ballare in posti dove era vietato fare le storie Instagram. Ci si trovava sempre la musica migliore, condita con un po’ di sano decadentismo e gente matta per strada, tant’è che a volte ti faceva paura tornava a casa la notte. Ma forse nemmeno troppa, dato che si rientrava quasi sempre che era già giorno.
Come si svolgeva la tua vita nella capitale tedesca e cosa ti è rimasto più impresso delle notti di questa città?
Mi piace molto la lingua tedesca, anche se la mastico pochissimo. Conseguentemente alla lingua, mi piace molto la musica, che sia pop, elettronica, techno, classica.
Sono uno di quelli che, anche se nato un bel po’ dopo, è cresciuto a “pane e Grauzone-Eisbar”.
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La notte avevo sempre qualcosa da fare, qualcosa che spesso dimenticavo la notte seguente, quando uscivo per una nuova avventura. Mi è rimasto impresso l’aspetto ancora molto “punk” della gente, dei locali, delle strade.
Il fatto che sembri un luogo post-atomico, anche se di fatto non lo è, mi piace molto. Puoi andare in giro vestito come ti pare, che tu sia vestito bene o male, chissenefrega. Senti l’energia sotto i piedi; non è sempre necessariamente buona, ma è pur sempre energia!
Che Berlino hai trovato quando sei tornato, dopo la diffusione della pandemia?
Una Berlino silenziosa, poca gente per strada. La si può riassumere con una frase: “Vietato ballare”. Noiosa no, ma era molto diversa. Non aveva comunque perso il suo charme. E ricordo che la gente faceva i party abusivi tra gli alberi nei parchi.
Che atmosfere riflette “Berlin”, il tuo nuovo lavoro?
Riflette il decadentismo della club culture, ma anche l’idea di una rinascita. Si parla di corse nella notte, di “pioggia di laser su di noi” e di quando ci si perdeva mille volte ai party, tra corpi sudati e musica ad alto volume.
Riascoltandola, rievoca sensazioni e ricordi ancora molto intensi. Parla di noi, belli nelle nostre imperfezioni e sbavature, scagliando un abbraccio verso le diversità. Riflette Berlino come simbolo di quello che era la vita dei nightclubbers, e la nostra rivolta pacifista verso un mondo troppo serio, pettinato, pieno di formalismi. Ci manca ballare e ci manca l’energia del dancefloor, ma siamo prontissimi a ripartire.
Berlino è definita la capitale del clubbing e della libertà. Concordi su tutto? E c’è qualche episodio o esperienza che ricordi, in questo senso?
Concordo sul clubbing, concordo sulla libertà, anche se il mio appunto è che per me la libertà è un concetto più profondo rispetto al “faccio come mi pare, vado dove mi pare, esco con chi mi pare”. La musica rende liberi, almeno per il tempo in cui la ascoltiamo. Come dice Fran Lebovitz “è la droga che non uccide”.
Berlino è una città libera e lo vedi anche nelle piccole cose. A tal proposito, una delle esperienze più belle che ho vissuto è stato vedere il gruppo dei ragazzi delle Ballroom ballare in metropolitana con tutte le signore berlinesi attorno. Un clima di positiva follia, convivenza nella diversità e accettazione. È così che bisognerebbe vivere: ho voglia di ballare? Ballo, ovunque io sia.
Come stai vivendo ora? Come trascorri i tuoi giorni e le tue notti?
Devo dire che ora sto vivendo abbastanza bene. La crisi mi ha fatto perdere molti soldi e molte sicurezze che mi ero costruito sono crollate, purtroppo. Ho dovuto cancellare molti dei piani fatti, rifarli, ricominciare, ma mi ha arricchito enormemente passare tanto tempo me myself and I. Ne avevo davvero bisogno.
Passo giorni e notti di questo periodo perso nel mio studio, il mio “magic place”. Ogni tanto disegno e appendo un quadro. Mi piace circondarmi delle cose che mi piacciono. La bellezza mi mantiene alto l’umore, e quando l’umore è alto, lavoro molto bene.
A cosa stai lavorando?
Innanzitutto sto lavorando al mio nuovo album, di cui Berlin è il primo singolo anticipatore, assieme all’etichetta indipendente FLUIDOSTUDIO e al produttore Francesco “Pisti” Pistoi (componente dei Mangaboo e dei Motel Connection). E poi sto lavorando a due produzioni per altri artisti, giovani e molto bravi, e a una soundtrack per un film. Continuo anche a svolgere consulenze in ambito musicale per la moda, augurandomi di poter performare dal vivo e come dj il più presto possibile. Mi manca il mio pubblico.