Intervista a Silvio Talamo: Uscito “Loops and Roots”, lavoro acustico electro-folk
Loops and Roots (Ascolta su SPOTIFY-acquista QUI), uscito proprio in questi giorni, è l’ultima fatica discografica del musicista napoletano “Berlin-based” Silvio Talamo ed è anche il risultato di una lunghissima sperimentazione iniziata più di un quindicennio fa e maturata nella capitale tedesca tra improvvisazioni, jam e canzoni.
Il linguaggio musicale dell’artista vede alternarsi voce, chitarra, beat box e loop machine,e tutto questo evoca atmosfere dal sapore mediterraneo, andamenti da World Music uniti al beat della groove box, canti acappella reggae-dub, e composizioni new-folk ottenute partendo da un solo loop. Insomma, parliamo di un’interessante fusione tra passato e futuro, dove si guarda alle potenzialità dei moderni strumenti musicali non dimenticando, tuttavia, “il suono delle radici”. In estrema sintesi, questo è un delicato e dinamico lavoro in acustico teso all’electro-folk.
Potete visitare qui il sito ufficiale di Silvio Talamo, dove troverete tutte le informazioni sull’artista e sulla sua attività.
(di Amelia Massetti)
Come è iniziato il tuo percorso artistico?
È iniziato ai tempi dell’università. Scrivevo già da anni e ho incominciato a proporre reading, letture di poesia. Ad un certo punto mi sono fatto delle domande sul senso della performance, su quello che avrei voluto fare e, per approfondire il mio lavoro sull’oralità, ho cominciato a studiare musica. Ho iniziato con le percussioni, quindi con il ritmo. Poi ho frequentato scuole di musica, ho studiato canto e altri strumenti armonici, tra cui la chitarra, che suono tutt’oggi.
Quindi sei partito più da un concetto testuale che musicale?
Sì, ora scrivo canzoni, faccio musica, ma sono partito da un testo scritto.
Quante produzioni hai portato a termine?
Molte, ho praticato molti generi musicali nel corso degli anni. L’ultimo progetto, quello confluito nel CD, è un lavoro che, se da una parte oggettivamente è durato circa due anni, dall’altra appartiene a un processo artistico molto vecchio, dal momento che lavoro con la loop machine forse da quasi vent’anni. Ero molto giovane quando ho iniziato.
Che genere di musica pratichi con la loop station?
Ho sempre avuto problemi con i generi, ma credo sia una sorta di Electro Folk. Ascolto molta musica tradizionale, cantautori, world music e ho ascoltato anche per un periodo musica elettronica. Rimane il fatto che da una parte faccio un folk dal sapore mediterraneo e dall’altra utilizzo i loop, quindi una tecnologia.
Il tuo sound è stato influenzato dalla musica napoletana?
Beh, io non faccio musica napoletana, non nel senso classico. Ma ci sono cose che credo di aver preso dalla mia città: il colore, il ritmo ed il Mediterraneo.
Quest’ultimo disco cosa rappresenta per te? Lo hai elaborato qui a Berlino?
Sì a Berlino. È successa una cosa interessante. Ad un certo punto, lavorando con la loop machine, mi è capitato di fare molta musica da strada.
Quindi, durante queste performance lunghissime, ho avuto molto tempo per improvvisare e sperimentare. Dopo di che ho cominciato a registrare i loop che di volta in volta mi ritornavano a mente. Alla fine li ho utilizzati per elaborare gli arrangiamenti delle canzoni.
I tuoi testi hanno un messaggio preciso?
Non so. Credo che il messaggio del disco venga racchiuso nel titolo “Loops and Roots”, che vuol dire giri (quelli dei loop appunto) e radici. Il loop è ovviamente il segmento musicale a cui lavoro con la mia loop station, ed al tempo stesso è una tecnologia. In più ascolto molta musica più tradizionale, queste sono le radici.
C’è una hit nel CD?
Una vera e propria hit non c’era. Alla fine ho scelto però “Non dimenticare”, perché era il brano che si prestava di più ad essere hit. Parla di un aspetto dei nostri giorni. Viviamo in un momento di grossa crisi economica ma per paradosso il denaro, il riuscire nella vita attraverso la quantificazione monetaria, è diventata una nuova religione.
È una cultura che porta sull’orlo di un baratro perché lascia il vuoto. Non tutto può essere quantizzabile, non tutto è comprabile. Dopo di che è certo che, appunto perché siamo in un momento di crisi, avere soldi in tasca sia importante. C’è gente che non riesce ad andare avanti. Ma non può essere il vettore guida di tutta una società. Quindi il messaggio è quello di non dimenticare di essere un individuo, non commerciabile, di avere un’anima che pulsa.
Quanto tempo è durata l’elaborazione del CD?
L’elaborazione del CD in sé stessa non è stata lunga. L’inghippo è nato quando per questioni mie personali c’è stata una pausa troppo lunga tra registrazione e missaggio. Più che altro l’elaborazione dell’intero progetto, questa sì, è stata lunga. Ma lo ripeto, lavoro con i loop da una vita, quindi è il frutto di un lavoro durato anni.
Puoi spiegarci la differenza tra il live ed il CD? Sono due passaggi differenti?
Due passaggi differenti no perché le canzoni sono sempre quelle nate dalla mia voce, la chitarra, la mia beat box e la loop. L’arrangiamento è praticamente lo stesso. Solo che in sala ho utilizzato un computer per registrare i loop, perché volevo avere il controllo completo su tutti i suoni, suono per suono anche in fase di missaggio e masterizzazione.
In studio ho aggiunto anche una batteria, visto che il tecnico del suono è anche batterista. La registrazione di un disco è un tipo di performance diversa. Il live invece rimane un concerto con sola loop machine che chiunque può guardare su you tube è lì che si vede tutto il mio percorso.
Quindi c’è una ricerca anche musicale?
Il lavoro più rilevante, quando ho deciso che volevo realizzare il disco, è stato capire come definire un arrangiamento utilizzando i loop. Non faccio solo beat box o rap, ho bisogno di uno sviluppo musicale sotto la voce. In pratica volevo utilizzare un mezzo un po’ più sperimentale per arrivare a fare canzoni nel senso che può dargli un cantautore.
I tuoi riferimenti musicali?
Cantautori per la maggior parte al momento.
Hai fatto tutto tu?
Sì: testi, musica e arrangiamenti. L’ho anche suonato.
Pensi che Berlino possa darti visibilità?
Spero di sì, ma vedremo in futuro. Gli input che mi arrivano sono davvero positivi.
Quindi lavori tra la Germania e l’Italia?
Sì, ho fatto anche qualche data in Spagna e dovrei andare a suonare in altri posti in Europa.
Secondo lei in Germania è più facile?
Io vedo che qui a Berlino c’è una apertura strepitosa. Berlino è una città che si presta ad ogni tipo di sperimentazione: umana, artistica, culturale. Questa cosa è un valore di questi tempi. Per il resto staremo a vedere, comunque sono contento che Berlino sia piena di artisti.
Hai organizzato anche dei concerti qui a Berlino: le Cosmic Session. Di che si tratta? Perché cosmic? So che ti definisce anche tu un musicista cosmico. Ce lo puoi spiegare?
Sì ho organizzato eventi musicali ed artistici. Il termine cosmic o cosmico in parte è un gioco, qualcosa di carnevalesco, in parte è serio. Cosmic è sentirsi in relazione con tutte le cose dell’universo, una visione olistica, un modo di relazionarci che abbiamo perso. Sentirsi, cioè, non solo un atomo diviso dalla natura ma in continuità con essa. Sono cose che purtroppo abbiamo dimenticato e il risultato è pessimo. La musica e l’arte invece ci ricordano che siamo in una continuità.
Chitarra, voce, cori, percussioni, effetti, percussioni e drum machine programming – Silvio Talamo
Batteria ed effetti percussione – Federico Lenzi
Registrazione – Sound Ex Machina, SXM Recording Studio di Berlino
Mixing – Giacomo Mattogno
Mastering – Andrea Corvo
Cover art e graphic design – Bruna Troise
Foto – Leo Leander