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Berlino, St.Michael-Kirche o la piazza dei contrari

di Silvia Valentini

Tra il traffico vivace di Kottbussertor e il deserto alienante di Köpenicker Straße esiste un luogo di pace. Un luogo che è nascosto e al contempo sfacciatamente ostentato, e che in questa sua doppia natura è capace di cogliere alla sprovvista chiunque, ignorandone l’esistenza, se lo ritrovi all’improvviso davanti agli occhi. È il regno acquatico della St.Michael-Kirche: nobile regina decaduta che – pur nella sua giovane esistenza di chiesa ottocentesca – siede sul suo trono d’erba e d’alberi con la calma impassibile di chi vi stia da sempre.

St.Michael-Kirche

Ai piedi della chiesa si apre una fontana gigante (il cosiddetto “Engelbecken” o bacino degli angeli) e quest’affaccio sull’acqua non sembra essere del tutto casuale, considerando il fatto che nell’idea del re di Prussia Federico Guglielmo IV, sotto il quale iniziarono i lavori di costruzione nel 1851, essa avrebbe dovuto assomigliare alla chiesa di San Salvatore a Venezia.

Difficile dire poi fino a che punto il modello sia stato seguito, in realtà, dato che il corpo longitudinale della chiesa è stato completamente sventrato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e non ne rimane ora che la parte posteriore (sempre in funzione e aperta tuttavia solo a orari limitati, ad accrescerne il mistero).


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La St.Michael-Kirche oggi

Chi vi passi di fianco oggi, arrivando indifferentemente da destra o da sinistra, avrà l’impressione di trovarsi non davanti a una chiesa, ma alle rovine di una chiesa.
E assisterà allo spettacolo imponente e meraviglioso delle sue mura di pietra aperte sul cielo, e del rosone davanti che, sventrato anch’esso, è diventato un azzurro occhio magrittiano dal quale guardare le nuvole.
E all’improvviso avrà l’impressione di avere davanti a sé l’immagine stessa del Tempo, del tempo che dura e di quello che scorre, del tempo che resiste e di quello che distrugge.
E dopo un attimo di spaesamento si renderà conto che non c’è nulla di più naturale in un luogo del genere, perché quello sul quale la St.Michael-Kirche domina (e che potrebbe essere eletto a microcosmo dell’anima stessa di Berlino) è il regno per eccellenza del contrasto.

St.Michael-Kirche

Di ciò ci si rende presto conto quando, distogliendo gli occhi dalla chiesa e spostandoli in basso sulla fontana sottostante, ci si accorge che questo “bacino degli angeli” è una sorta di epicentro dei contrari, il punto di incontro di due anime opposte che si aprono ai lati dell’acqua come fossero due braccia della chiesa (abbracciando la piazza quasi alla maniera di una moderna San Pietro berlinese, ma guardandosi tuttavia come mute da una parte all’altra dell’acqua), e che non sono altro che il vecchio e il nuovo, e il bello e il brutto.
La dignità dolente dei palazzi “Gründerzeit” della vecchia Berlino che incontra, sul lato opposto, la freddezza ospedaliera dei palazzoni del dopoguerra. Membra simmetriche e contrastanti di una stessa stretta.

Vista dall’alto la pianta dello spiazzo potrebbe essere o un calice o una bottiglia, a seconda della prospettiva, dove la chiesa e l’acqua occupano – comunque le si guardi – la parte più larga che si restringe poi nella lingua di verde sottostante.

Io credo che sia una bottiglia, una bottiglia che, dopo aver vorticato veloce raccogliendo tutto ciò che ha trovato sulla sua via, pezzi di passato e frammenti di presente, si è fermata oggi a regalarci lo spettacolo di un abbraccio aperto che tutto contiene, sospeso tra acqua e prato e tra prato e cielo: la fotografia dell’eterno incrociarsi di passato e presente, del brutto e del bello. E dello spiegabile e dell’inspiegabile, e di ciò che si mostra e di quello che, al contrario, permane segreto.

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