L’Exilmuseum di Berlino: l’esilio “impossibile” degli intellettuali tedeschi in fuga dal Reich avrà il suo memoriale

Exilmuseum
Stefan e Lotte Zweig. Photo by University of Salford

L’Exilmuseum di Berlino: l’esilio “impossibile” degli intellettuali tedeschi in fuga dal Reich avrà il suo memoriale

di Rosanna Sabella

Oltre 500.000 persone scelsero l’esilio volontario per sfuggire alla persecuzione nazista. Un nuovo museo a Berlino vuole riportare in vita le loro storie e biografie.

“Non avrei mai creduto che a sessant’anni mi sarei trovato a sedere in un piccolo villaggio brasiliano, servito da una ragazzina scalza, a decine di migliaia di chilometri da quella che una volta era la mia vita: libri, concerti, amici, conversazioni”.

Stefan Zweig photo
Stefan e Friderike Zweig con altre persone non identificate, nella casa di Henry e Grete Joske; Vence, France by Center for Jewish History, NYC Photo by Center for Jewish History, NYC

Chi scrive non è un antropologo, un medico filantropo o un cineasta. È Stefan Zweig, autore straordinariamente prolifico e illustre saggista attorno al quale si stringeva un cenacolo frequentato, tra gli altri, da Freud, Mann, Roth, Einstein, catalizzatore di alcune fra le correnti artistiche e filosofiche più importanti del Novecento.

Finché Hitler non ne mise al bando le opere e lo costrinse ad abbandonare la sua scrivania e gli adorati caffè, per iniziare le sue peregrinazioni da esule.

Photo by Recuerdos de Pandora

La vita tormentata, l’allontanamento forzato e la tragica fine del grande scrittore – morto suicida a Rio de Janeiro nel 1942, sono narrate nell’opera di George Prochnik intitolata “The Impossibe Exile. Stephan Zweig at the End of the World”.

Attraverso il suo ritratto Prochnik scandaglia la tragedia che il popolo ebraico e la generazione degli émigrés contemporanei a Zweig – spogliati della propria identità – dovettero affrontare.

Ma Berlino non vuole dimenticare. E a questi scrittori e intellettuali del XX secolo dedicherà un Museo. La location scelta per erigere il nuovo edificio è la vecchia stazione di Anhalter Bahnhof, obiettivo di massicci bombardamenti tra il 1943 e il 1945.

Anhalter Bahnhof. Photo by manumenal

Lo ha annunciato nel corso di una recente conferenza stampa il premio Nobel per la letteratura Herta Müller, patrona dell’iniziativa che ha definito il luogo scelto per il futuro memoriale – le rovine dell’ex stazione ferroviaria – un luogo “toccante e significativo”.

Photo by Jeanne Menjoulet

La Müller ha inoltre sottolineato che tali stazioni non erano all’epoca meri edifici funzionali, ma anche in certo qual modo, luoghi di bellezza, definendoli “parabole di ritorni e addii”.
L’inaugurazione del museo – ideato secondo un design innovativo dallo studio Dorte Mandrup di Copenaghen – è prevista per il 2025.

Secondo Hertha Müller non si poteva immaginare un posto migliore per l’Exilmuseum della stazione ferroviaria Anhalter Bahnhof nel cuore di Berlino. Le rovine del suo ingresso, conservate fino ad oggi, sono un punto di riferimento per le persone che furono “strappate dalla loro vita quotidiana durante l’era nazista perché ebrei o democratici, sinti, rom o omosessuali”.

Rogo di libri a Opernplatz, Berlino, 1933. Bundesarchiv Bild 102-14597.

Müller ha spiegato che eventi come i Bücherbrennungen (roghi dei libri) del 1933 e la successiva omologazione, di arte, cinema e letteratura ai principi del nazismo non furono altro che un tentativo di cancellare la memoria collettiva dell’arte moderna.

“Tutti coloro che sono dovuti fuggire in esilio non sono ancora considerate vittime in Germania”, ha detto Müller, che a sua volta fu lei stessa costretta a emigrare in Germania dalla Romania comunista nel 1987, poiché minacciata dal Dipartimento di Sicurezza dello Stato, i servizi segreti rumeni denominati Securitate.

Joachim Gauck, Photo by dirkvorderstrasse

L’ex presidente federale Joachim Gauck, altro illustre mecenate del museo, ha affermato che l’idea alla base del memoriale è finalmente diventata – dopo mesi di studio e confronti – un luogo reale. Ha aggiunto che le storie dietro i destini degli esiliati che saranno esposte al museo non saranno solo un invito alla compassione, ma susciteranno altresì “ammirazione per la determinazione che hanno incarnato”.

Molti degli emigranti, ha spiegato Gauck, hanno salvato importanti testimonianze della storia culturale tedesca sfuggendo al dominio nazista, aggiungendo che alcuni ottennero un notevole successo in esilio.

Gauck ha anche tracciato parallelismi con il mondo contemporaneo e ha parlato dei rifugiati e dei migranti di oggi che cercano protezione dalla persecuzione, dalla guerra e dalla fame in Europa: “I nostri giorni e la nostra epoca sono anch’essi plasmati da milioni di persone che non possono più vivere nella loro madre patria”, ha detto.

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