di Rosanna Sabella
Tre giorni fa, ignoti attivisti hanno imbrattato con vernici colorate il monumento nazionale dedicato ad Otto von Bismarck nel Tiergarten di Berlino. Sul monumento, una scritta a caratteri cubitali, Decolonize Berlin (Decolonizzare Berlino), è apparsa sul basamento della statua. Attorno ad essa, una serie di volantini nei quali veniva chiesto l’immediato rovesciamento delle statue e la ridenominazione delle strade in base a criteri antirazzisti.
Il memoriale dedicato a Otto von Bismarck, primo cancelliere dell’impero tedesco, si trova all’interno del Großer Tiergarten. Si tratta di una scultura monumentale eretta in onore di una delle più celebri figure storiche tedesche dell’epoca del colonialismo.
All’inflessibile “Cancelliere di ferro“, come fu definito, gli avversari attribuirono una frase che viene spesso ripetuta: “La forza supera il diritto”. Bismarck negò di averla pronunciata, ma essa resta come il fondo del suo pensiero, la base della sua politica.
Con la forza delle armi, Bismarck riuscì a trasformare il suo Paese, la Prussia (allora subordinata all’Austria) nella massima potenza continentale europea, riunendolo dopo secoli di divisione nazionale.
Come sottolineato dai volantini, quella di stamattina è l’ennesima protesta contro il colonialismo tedesco e i crimini ad esso connessi.
Nel testo il monumento a Bismarck viene definito “razzista”, in quanto il politico Otto von Bismarck (1815-1898) è considerato da sempre la forza trainante che ha guidato la fondazione del Reich tedesco dopo la guerra franco-prussiana del 1870/71. Come cancelliere, la sua opera fu determinante nella politica del Paese e nell’espansione tedesca oltre frontiera, specialmente in Africa.
L’hashtag “Decolonize Berlin” è anche lo slogan del progetto “Initiative Schwarze Menschen in Deutschland”, come riporta rbb24, l’emittente che per prima ha segnalato l’accaduto, ma Tahir Della, collegato alla suddetta iniziativa, ha dichiarato di non saperne nulla e il dato è stato quindi in seguito corretto dalla stessa rbb24.
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