Francesca Rizzi, libraia e vignaiola: sospesa tra mare, illustrazioni e agricoltura eroica

Francesca Rizzi
Francesca Rizzi

Francesca Rizzi, libraia e vignaiola: sospesa tra mare, illustrazioni e agricoltura eroica

di Giulia Mirandola

Francesca Rizzi è una libraia e vignaiola che dentro il paesaggio ha sentito di “potersi salvare”. I mesi dell’emergenza sanitaria li ha vissuti in campagna, in mezzo ai vigneti.

Alla fine degli anni novanta ha ventitré anni e sogna in grande. Decide di riprendere la coltivazione di un terreno appartenuto ai suoi antenati tra le colline di Refrontolo, in provincia di Treviso, considerato all’epoca di nesuna rilevanza e oggi azienda biologica produttrice del Prosecco Lunatico DOCG Bio, nel cuore della zona riconosciuta dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità.

È tra le fondatrici della Lega Navale Italiana di Ventotene, una scuola di vela e di vita, dove impara che è possibile vivere in modo essenziale.

Nel 2017 inaugura nel sestiere Cannaregio di Venezia la libreria e bistrotSullaluna dedicata ai libri illustrati e al cibo naturale e che ha riaperto al pubblico in questi giorni.

Foto di Francesca Rizzi

Qual è il tuo legame con Refrontolo e il suo paesaggio collinare?

Refrontolo si trova in provincia di Treviso a 350 metri s.l.m. al centro del territorio nel quale si produce il Prosecco Superiore DOCG (Denominazione di Origine Controllata Garantita). Negli ultimi venticinque anni questo paesaggio ha subito un attacco sconsiderato per poter aumentare la produzione vinicola e l’esportazione in tutto il mondo del brand Prosecco. Il nostro terreno era coltivato a mezzadria dal 1963 e io e Rodolfo, mio compagno, abbiamo ripreso a coltivarlo nel 1997.

Devo il legame profondo con questo luogo a mia nonna, scappata dall’Armenia a Parigi all’inizio del Novecento e poi giunta a Venezia dove si è sposata. Durante la Seconda guerra mondiale con i suoi quattro figli è sfollata in provincia di Treviso e ha vissuto qui per un periodo. Negli anni Sessanta mentre tutti abbandonavano la campagna per andare a vivere nelle città, lei in controtendenza e per amore del paesaggio ha acquistato la casa e i terreni di Refrontolo. Io stessa sono stata concepita qui. Il nostro vigneto è considerato dal Consorzio di Tutela “Rive”, una denominazione utilizzata per riferirsi a un terreno in pendio, scosceso, con una perfetta esposizione al sole e un’ottima escursione termica.

Foto di Loïc Seron

A che velocità cambia il paesaggio agricolo?

Molto dipende da come leggiamo il paesaggio. Le sue trasformazioni possono essere lente oppure veloci, compiersi in modo graduale o radicale, possono perfino convivere velocità diverse di cambiamento dentro il medesimo paesaggio. Il terreno sul quale negli anni Novanta è nata la nostra azienda agricola biologica all’epoca era ritenuto di nessuna rilevanza. Oggi invece l’agricoltura che pratichiamo viene detta “eroica” ed è valorizzata.

In parallelo a situazioni come la nostra ci sono le coltivazioni industriali. Alla valorizzazione è seguita un’azione aggressiva da parte del mercato che ha avuto come conseguenza negativa la distruzione di un certo tipo di paesaggio agricolo. Non ci sono più pascoli, sono scomparsi i frutteti, un tempo l’agricoltura era promiscua e altrettanto i paesaggi. Ora ci sono solo i vigneti e il bosco inselvatichito.

Foto di Francesca Rizzi

Che cosa è cambiato nel paesaggio di Refrontolo durante la pandemia?

Il silenzio è diventato grande, la natura ha portato una varietà di suoni prima inudibili. In passato ho sognato tante volte che tutto si fermasse e per trovare questo tipo di sensazioni mi sono immersa spesso nel paesaggio, non solo della campagna, ma anche in quello del mare e ho vagabondato. La pandemia per certi versi ha realizzato il mio desiderio di sospensione del tempo, ma ha pure provocato in me una certa inquietudine e forti domande stimolate dai miei figli che hanno dodici, quindici, diciassette e vent’anni, i quali sono stati a Refrontolo per tutta la quarantena, hanno studiato e lavorato la campagna insieme a me e al mio compagno. A tavola abbiamo discusso di economia rurale e abbiamo scoperto di avere visioni differenti. Il grado di essenzialità a cui siamo stati esposti è elevato e bisogna esserne all’altezza per sostenerlo.

Hai nominato il mare. In che modo il paesaggio marino può essere collegato a quello agricolo?

Quando penso al mare ho in mente l’isola di Ventotene sulla quale ho vissuto per più di vent’anni e dove ritorno tutte le estati per le attività legate alla Scuola vela. Anche Venezia è mare, oltre a essere il luogo nel quale risiedo e il paesaggio dentro il quale ho concepito “Sullaluna”, la mia libreria bistrot. Tra isola, mare, laguna e campagna non c’è per me molta differenza. L’orizzonte è il medesimo. Nel paesaggio ho capito che potevo salvarmi, essere libera, rinascere. Anche oggi, nel mezzo di una crisi tragica, la natura, l’orizzonte, il paesaggio possono trasmetterci l’energia per una rinascita.

Foto di Francesca Rizzi

L’autrice

Giulia Mirandola si occupa di educazione visiva e progettazione culturale. Nel 2019 è giunta a Berlino grazie a “MoVE 2020”, un programma di mobilità transnazionale che le ha permesso di collaborare con la libreria berlinese Dante Connection. Scrive di editoria, librerie e biblioteche berlinesi per la rubrica “Finestra su Berlino” del magazine culturale di Goethe-Institut Italia.

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