Berlino, approvata legge anti-discriminazione. Le critiche di CDU, liberali e polizia
Berlino è il primo stato federale della Repubblica Federale ad approvare una legge anti-discriminazione. È successo giovedì e il provvedimento è stato approvato a maggioranza.
La legge impedisce esplicitamente alle autorità pubbliche, inclusi gli agenti di polizia, di “discriminare in base al colore della pelle, genere, identità sessuale, disabilità fisica o mentale, età, religione, condizioni economiche, educazione, occupazione, reddito, mancanza di conoscenza della lingua tedesca e malattie croniche”.
Le vittime di queste discriminazioni, in virtù di questa legge, avranno diritto di richiedere i danni in termini di compensazione economica.
Anche se la legge è rimasta sul tavolo per settimane, la sua approvazione è stata incentivata dal montare delle proteste contro la brutalità della polizia nate negli Stati Uniti dopo la morte violenta di George Floyd e propagatesi in tutto il mondo, inclusa Berlino.
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Il fenomeno della discriminazione era stato sollevato anche, in relazione alle forze di polizia tedesche, da Sylvie Nantcha, consigliera comunale della Cdu a Friburgo e la prima afro-tedesca a raggiungere questo tipo di carica.
“Un mio collega era sul treno con altri cento passeggeri, è passata la polizia per un controllo e non hanno chiesto i documenti a nessuno tranne che a lui. È chiaro che in Germania la gente con il mio aspetto non riceve lo stesso trattamento dai funzionari pubblici” aveva dichiarato Nantcha.
Voci e fonti che supportano la legge
Questo tipo di discriminazione è inoltre stata documentata da numerosi studi, ad esempio dalla Fondazione Bertelsmann o dall’Agenzia federale Anti-discriminazione, nonché da sondaggi e rapporti, come quelli presentati, ad esempio, dal Commissario per la disabilità del governo federale.
Il nuovo provvedimento supera e copre le lacune della Legge Federale sul Trattamento Equo promulgata nel 2006 (AGG), che tutelava da discriminazioni sul luogo di lavoro e cittadini privati, ma non riguardava gli ambiti soggetti al diritto pubblico e quindi neanche le forze di polizia.
L’Agenzia Federale Anti-Discriminazione specifica comunque che la Legge Fondamentale tedesca, cioè la Costituzione, protegge comunque i cittadini dalla discriminazione anche se subita dallo Stato. La coalizione di governo, che comprende l’SPD, la Linke e i Verdi, ha tuttavia sostenuto più volte che questo meccanismo di protezione non ha offerto finora sufficienti garanzie e che bisognava colmare il gap.
Anche l’Associazione degli avvocati tedeschi ha elogiato il provvedimento di Berlino “perché aumenta la sensibilità alla discriminazione strutturale” e “aiuta a contrastare efficacemente i pregiudizi e la stigmatizzazione esistenti”.
Contrari alla legge
Hanno avanzato riserve su questa legge anti-discriminazione CDU e liberali, ritenendo che quello di Berlino potrebbe essere un precedente “che pregiudicherà l’operato della polizia”.
Burkard Dregger, capo del gruppo parlamentare della CDU a Berlino, ritiene che da ora gli agenti di polizia dovranno dimostrare che non si sono comportati in modo discriminatorio, con una sostanziale inversione dell’onore della prova, e aggiunge che la polizia e la magistratura saranno minacciate da un’inondazione di cause legali, producendo un’elevata incertezza per i funzionari nell’esercizio del loro lavoro.
Aspre critiche sono giunte anche dal Sindacato di Polizia (GdP) e dall’Associazione dei funzionari pubblici. I rappresentanti della GdP hanno affermato che dopo questa legge in futuro non sarà più possibile inviare a Berlino agenti di polizia di altri Stati federali, in quanto potrebbero essere citati in giudizio.
Le risposte alle critiche
Il senatore per gli interni di Berlino, Andreas Geisel (SPD), ha contestato questo punto spiegando che possibili richieste di risarcimento danni potranno essere dirette contro lo stato di Berlino, ma non contro agenti di polizia provenienti da altri Stati o contro Stati federali diversi.
A proposito della presunta inversione dell’onere della prova, Geisel ha invece contestato le critiche di Burkard Dregger sostenendo che la denuncia di una discriminazione non sarà sufficiente, da sola, ad accertare una responsabilità. Sarà ovviamente il giudice a valutare la sussistenza della discriminazione in base ai fatti riportati e di conseguenza la legge “non cambia nulla nel lavoro quotidiano della polizia”.