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I only come out at night: isolamento

I only come out at night: isolamento

Leggevo questo articolo sul The Guardian, “Noi siamo tutti dipinti di Edward Hopper, adesso”. Il riferimento visivo è immediato, anche se un articolo su Artribune si trova in disaccordo, e fa riferimento all‘Hopper metropolitano che va al cinema o a teatro. Personalmente non trovo alcuna discordanza tra il voler vivere in città e il poter voler rappresentare la solitudine e l‘isolamento della stessa. Io trovo che la vita metropolitana offra esempi lampanti del distaccamento e dell‘isolamento funzionale.

Non è necessario portare ad esempio le immagini impressionanti delle “case formicaio” di Hong Kong, per esprimere il concetto di alienazione ed isolamento metropolitano. In un certo senso, la città è pensata per creare continuamente unità e distacco, la folla è costituita da singoli che possono non incontrarsi mai. Non ricordo quando sia stata l‘ultima volta che abbia incontrato un mio vicino di casa, e che ne abbia avuto voglia. Il campanello di casa è staccato e sono felice di non sentirli nemmeno. Io mi guardo da fuori, mi vedo vivere in una scatola e mi chiedo che senso abbia tutto ciò. Perché scegliamo di voler stare da soli? Perché voglio vivere in una metropoli ma voglio isolarmi? Non sarebbe più salutare vivere in un luogo che dia la possibilità di vivere con più spazio a disposizione, un luogo che supporti uno stile di vita migliore? Ci penso spesso. Penso quello che abbia voluto, in fin dei conti, sia poter stare da solo, che scegliere quando stare in compagnia. Einfach so.

I was reading this article in The Guardian, “We are all Edward Hopper paintings now”. The visual reference is immediate, even though an article on Artribune disagrees and refers to the metropolitan Hopper, who goes to the cinema and theater. Personally, I don‘t find any discordance between wanting to live in the city and wanting to depict the solitude and isolation of the city itself. I find that metropolitan life offers blatant examples of functional isolation and detachment. It is not necessary to bring as an example the shocking images of the Hong Kong block of flats, to express the concept of alienation and metropolitan isolation. In a way, the city is planned to continuously create unity and detachment, a crowd is formed by single elements who can never meet themselves. I don‘t remember the last time I met any neighbour, nor I desired to meet any. My doorbell is off and I am glad I don‘t even hear them. I look at myself from the outside, I see me living in a box and I ask myself what‘s the meaning of this. Why do we choose to be alone? Why do I want to live in a metropolis but isolate myself? Wouldn‘t it be more healthy to live in a place that would offer more space, a place that would support a better lifestyle? I often think about it. I think what I wanted, after all, is to be able to choose to stay by myself, and choose when being with somebody. Einfach so.

isolamento - hong kong condominio flats
Hong Kong

Il distacco dalla mia prima metropoli, Roma, ha immerso nell‘acido qualunque illusione sulla purezza dei rapporti e sulla loro durata. Per quasi un decennio ho vissuto in una bolla e la mia forza personale è dipesa dalla forza della collettività. Ho impiegato circa un anno per sciogliere i residui. È stato un processo involontario, la realizzazione dell‘epilogo. Tutti i rapporti a venire sono stati compromessi. Non riesco a non leggere qualunque tipo di interazione, di più o meno lunga durata, se non come temporanea. È impossibile per me provare fiducia, per cui nessuno deve illudersi che una qualunque mia forma di apertura, voglia di fatto dire alcunché. È la mia routine, per dirla à la Burroughs. Io sono stato un ottimo animale sociale, mi diletto coi trucchi di magia, illusioni amare, come tutto quello che ti scende giù per la gola. Gli zuccherini li lasciamo agli altri.

O forse mi sbaglio, e questo è quanto. Forse i anche i migliori rapporti, all‘interno della nostra società contemporanea, si mantengono con emojis e messaggini e likes. Personalmente mi sento un po’ creepy, a non far parte della società in carne ed ossa, ma ad avere un indice attivo. Del resto, io non faccio alcuno sforzo. Il bombardamento di informazioni variegate e vaghe che si ricevono online, mi stanca e mi fa venire voglia di stare da solo. Tuttavia se non è reale, come può debilitarmi così? Deve essere reale. Un po‘ come tutte le stronzate complottiste che elaborate online. Sorry, I am out!

Leaving Rome, the first metropolis where I lived, made all illusions of pure longtime relationships sink into acid. For a decade I lived in a bubble and my own strength came from the community. It took me about one year to dissolve what was left. The process was involuntary, the realization of the epilogue. All relationships that followed have been compromised. I can’t avoid seeing any relationship I have as temporary, even if it lasts long. It is impossible for me to trust the relationship. Nobody has to think that if I am opening up in any way, that it means anything at all. That‘s my “routine”, to say it à la Burroughs. I have been a great social animal, I play tricks, they are bitter illusions, as everything that goes down the throat. We leave sugar to somebody else.

Or maybe I am wrong, and that is that! Maybe even the best relationships, in our contemporary society, are being kept together with “emojis” and “likes”. Personally, I feel a bit creepy, to not be part of the society in the flesh, but to have an active index finger. I make no effort, though. We get bombarded with a variety of vague information, it makes me tired and willing to be alone.
If it wasn’t real, how could it affect me so much? Must be real. A bit like all the bullshit conspiracy theories you elaborate online. Sorry, I am out!

isolamento - Roma Vaticano Tevere
Roma

Roma, ancora Roma. La più bella città dove io abbia vissuto, è deserta in agosto. Mi ricordo mi incazzavo, quando vedevo i vecchi girare alle due del pomeriggio. Ci sono quaranta gradi, siate responsabili. Che poi, non vi alzate comunque all‘alba?

La via sulla quale si trova il mio appartamento a Berlino è a dir poco frequentata. Vi si trovano negozi e ristoranti ad ogni numero civico. Solo in estate mi stupisco davvero di quanto possa diventare affollata, centinaia di persone siedono ovunque. Esco di casa e respiro la vita. In genere, non faccio caso al fatto che sia popolosa, lo è sempre. La città si è trovata in un semi-Ausgangssperre. Le eccezioni sono state tali che è stato permesso di fatto uscire e stare in giro. Le attività commerciali chiuse hanno inevitabilmente variato l‘aspetto del viale.

È come se la gente se ne fosse riappropriata, piuttosto che venire ospitata solo temporaneamente. Li ho visti seduti con gli occhi chiusi e il caffè in mano. Si sono goduti il sole e la versione al piano di Hallelujah, suonata da un vicino di casa. Non avevo mai sentito quel vicino suonare. Magari non aveva mai avuto tempo, o forse la strada era troppo rumorosa per sentirlo. Per la prima volta il bellissimo viale sul quale vivo, sembra essere stato mio, nostro.

Rome and Rome once more. The most beautiful city where I have ever lived, it‘s a ghost town in August. I remember I got furious when I met old people strolling about at two in the afternoon. It‘s 40°C out there, be responsible! But also, don‘t you wake up at dawn anyway?

The street where I have my apartment in Berlin is, to say the least, crowded. There are shops and restaurants at every door. Only in summer I really get surprised by how very crowded it can get. Hundreds of people sit everywhere. I leave the flat and I can breathe life. The city has been under a semi-Ausgangssperre. Exceptions have been made that it has been allowed in fact to be outside. The closed shops inevitably have varied how the boulevard looks like. It has felt like people have owned it again, instead of being hosted temporarily. I have seen them sitting with closed eyes and coffee in their hands. They‘ve enjoyed the sun and the piano version of Hallelujah that my neighbour was playing. I have never heard that neighbor playing before. Maybe he never had the time, maybe the street was way too noisy. For the first time the beautiful boulevard where I live, has seemed to be mine, ours.

 

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