Non muoiono di Coronavirus, ma a causa del Coronavirus: gli effetti della pandemia su chi soffre di gravi patologie

gravi patologie
gravi patologie

Non muoiono di Coronavirus, ma a causa del Coronavirus: gli effetti della pandemia su chi soffre di gravi patologie

Il Coronavirus non miete vittime solo direttamente, ma anche compromettendo il sistema sanitario e quindi le speranze di sopravvivenza di persone che soffrono di altre gravi patologie.

È il caso ad esempio, tra gli altri, di tutte quelle persone che erano in lista di attesa per un trapianto che, a causa del Covid-19 ,non ha più avuto luogo.

Il quotidiano tedesco Die Zeit a questo proposito ha pubblicato un’intervista di Marius Buhl a Daniel Klomp, che avrebbe subito un intervento salva-vita, se non si fosse verificata la pandemia che negli ultimi mesi ha cambiato il mondo. “Se l’intervento fosse andato bene”, dice Klomp “Sarebbe iniziata per me una nuova vita e già da ora sarei in fase di recupero”.

Il 19 marzo Daniel Klomp avrebbe infatti dovuto ricevere un rene da suo suocero. La sua patologia si è manifestata all’età di dodici anni, con la diagnosi di una grave malattia ereditaria, la malattia policistica renale autosomica dominante, detta più brevemente “rene policistico“. Oggi Daniel ha 45 anni e la sua malattia è arrivata a uno stadio terminale. Un rene gli è già stato rimosso e l’altro, divorato dalle cisti, è a mala pena funzionante.

Due giorni prima dell’intervento, programmato presso il Düsseldorf Transplant Center, Daniel ha chiamato il suo medico per scoprire se l’operazione fosse in programma nonostante il Coronavirus. La risposta non è stata incoraggiante, la decisione era stata demandata a una commissione di esperti. Dopo aver parlato con la sua famiglia ed essendo paziente a rischio, Daniel non se l’è sentita di rischiare.

Ci sono molti altri pazienti come Daniel Klomp, in Germania e nel mondo, e rischiano di morire non di Coronavirus, ma a causa del Coronavirus. Pazienti malati di cirrosi epatica, fibrosi cistica, cardiomiopatia dilatativa, persone che hanno bisogno di un trapianto. Il numero di letti in terapia intensiva è, come sappiamo, limitato e gli ospedali subiscono la pressione di dover decidere chi aiutare, decisione già abbastanza drammatica, senza contare l’incubo che possano a un certo punto saturarsi anche i posti disponibili attualmente in terapia intensiva.

Nel frattempo la situazione, all’interno delle strutture mediche, sembra aver visto un allentamento di alcune restrizioni, come dichiarato anche dal Ministro della Sanità Jens Spahn, che ha parlato di “ritorno graduale degli ospedali alla normalità“.
L’emergenza, tuttavia, non è stata affatto superata, e in questo senso è stata rinnovata l’indicazione di rinviare interventi non urgenti.

Potranno essere pianificate donazioni di fegato e reni da persone viventi, mentre quelle post-mortem, ovviamente, non possono essere programmate, stante la necessità di agire entro poche ore, per rimuovere l’organo e trapiantarlo al ricevente.

È difficile determinare quante donazioni di rene attualmente non stiano avvenendo e questo sia a causa della carenza di dati che della politica discrezionale di varie cliniche.
Il centro di Düsseldorf a cui si è rivolto Daniel Klomp, ad esempio, segnala tre operazioni annullate nel mese di marzo. “Esaminiamo attentamente ogni singolo caso e i più difficili vengono discussi da una task interdisciplinare” ha dichiarato il portavoce della clinica Daniel Pott.

Altri ospedali hanno intrapreso scelte più radicali. Il Centro Medico Universitario di Friburgo, ad esempio, ha già annullato da metà marzo tutte le donazioni di rene da donatore vivente, che in situazioni normali erano “fino a 20 al mese2”, come dichiarato dal responsabile medico Frederik Wenz.