Coronavirus e posti letto: un confronto tra Italia e Germania
di Maurizio Costa Clari
Carissimi lettori, in questo periodo di emergenza Coronavirus (COVID-19) vorrei brevemente mettere a confronto la situazione della sanità pubblica italiana e tedesca.
Le notizie che riceviamo giornalmente dall’Italia non ci danno pace e in non pochi casi sono frutto di speculazioni o di storture, vediamo quindi dati alla mano quali le differenze tra i due Paesi. Vorrei sottolineare anche che la mia analisi comparativa non vuole creare un clima da “tifoseria”, ma semplicemente analizzare numeri e dati, nel difficile tentativo di mettere a fuoco temi specifici in un momento così denso di comprensibile angoscia e confusione.
Iniziamo con un problema più che mai attuale, quello relativo al numero di posti letto in terapia intensiva all’interno delle strutture sanitarie. Questo tipo di analisi è più che mai importante, soprattutto considerando che la saturazione degli ospedali e la conseguente incapacità di continuare a fronteggiare un contagio esteso sono problemi chiave, in questo difficile momento.
Quanti posti in terapia intensiva possiedono l’Italia e la Germania?
Al momento la Germania è la nazione che può contare del maggior numero dei posti letto in terapia intensiva in Europa in rapporto al numero di abitanti, con circa 28.000 posti letto totali contro i circa 5000 dell’Italia, che si colloca al 19° posto su 23 Paesi europei.
Ma come si è evoluta questa situazione negli anni? Paragonando i dati relativi all’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale italiano e dello Statistisches Bundesamt, Zweigstelle Bonn, si può constatare che nel 2017 l’Italia poteva contare su 8,5 posti di terapia intensiva ogni 100.000 abitanti, per un totale di 5090 posti. La Germania invece poteva contare su 34 posti letto ogni 100.000 abitanti, per un totale di 28.031 posti letto totali, 4 volte in più rispetto all’Italia.
Questi dati ovviamente non raccolgono l’ampliamento dei posti di terapia intensiva realizzati dal governo italiano durante l’emergenza Coronavirus, ma possono sicuramente fotografare il punto di partenza dei due Paesi in un periodo in cui la crisi che entrambi stanno attraversando si traduce in un aumento della domanda di assistenza ospedaliera.
Andando più indietro nel tempo ed esaminando i dal 2007, inoltre, si può vedere come l’Italia avesse all’epoca 4392 posti in terapia intensiva, con una crescita, fino al 2017, pari al 16%. In Germania, invece, sempre nel 2007, i posti letto in terapia intensiva erano 23.357 e la crescita, fino al 2017, pari al 20%. Questo mostra una costante disparità di numeri tra i due Paesi che sussiste almeno dagli anni 2000. Ma i dati mostrano anche una situazione italiana che almeno dal 1997 non ha visto diminuire sensibilmente il numero dei posti di terapia intensiva. Ma come si spiega allora la situazione attuale e la saturazione delle strutture ospedaliere esistenti?
Lo possiamo capire analizzando l’andamento dei cosiddetti “posti letto per acuti”, riservati al trattamento di breve periodo di patologie non croniche che non possono essere affrontate a casa o in ambulatorio. E proprio qui individuiamo un taglio del 51%, operato dal 1997 al 2015, che ha visto letteralmente dimezzare il numero dei posti disponibili, portandoci quasi in fondo alla classifica europea.
La spesa sanitaria, in Italia e Germania
Nel rapporto “Health at a Glance 2019” del OCSE risulta che il tasso di crescita medio annuo della spesa sanitaria pro capite, dal 2008 al 2013, in Italia è stato dello 0,9% e in Germania del 2,9%. Se invece prendiamo come riferimento il periodo compreso tra il 2013 e il 2018, vediamo che il tasso è stato dello 0,8% in Italia e del 2,5% in Germania.
I tagli graduali delle risorse economiche e umane da investire nel sistema sanitario (ricordiamo anche i tagli al personale ospedaliero) operati negli ultimi decenni in Italia non è da sottovalutare. Tutto questo deriva da un andamento economico negativo che i vari governi si sono trovati ad affrontare, ma sul lungo periodo possiamo vedere come una sanità indebolita non possa che reagire alle emergenze in modo debole.
Nel prossimo articolo potrete leggere, sempre dati alla mano, altri tempi legati all’analisi comparata delle politiche economiche dei vari Paesi europei.
Mi chiamo Maurizio Costa Clari, sono nato a Colonia e collaboro con “Il Mitte” dal 2019.
In virtù del mio background bilingue e bi-culturale, la politica europea mi è sempre stata molto a cuore e in particolare amo approfondire temi legati all’integrazione degli Stati europei rispetto alle singole identità nazionali.
Cos’è che ha fatto credere agli ottimisti europeisti come l’autore, che le inimicizie e disistime reciproche tra Paesi europei, potesse venir cancellata da un istituzione?! Senza andare in Prussia o in Olanda, basta guardare ai rapporti tra Austria e Italia. I sentimenti popolari (che sono quelli che determinano i Governi col voto) sono di grande inimicizia, e a volte di aperta ostilità, tra austriaci e italiani, e il bello è che sono giustificati da entrambe le parti! L’Europa è il trionfo della Speranza sul Buonsenso e il Realismo come è stato detto del matrimonio (erroneamente però in questo ultimo caso). Ad Amsterdam, a Berlino, a Vienno non ameranno mai gli Italiani, perchè le differenze sono troppo profonde. Negli USA ha funzionato perchè Irlandesi, Francesi, Inglesi, Italiani, e tutti gli altri, stavano creando una nuova realtà e lasciavano la precedente, ma anche li le diffidenze tra gruppi sono ancora presenti.
Interessanter Vergleich, aber auch nicht wirklich überraschend!
non credo assolutamente che questa informazione sia VERA, sarà il solito conteggio alla TEDESCA !!!