Coronavirus a Berlino: quanto viene controllato chi arriva da zone a rischio?
Coronavirus a Berlino: quanto viene controllato chi arriva da zone a rischio?(Testimonianza di Gabriella di Cagno, basata su: volo Ryanair 137 da Bologna a Berlino SXF del 10 marzo 2020 ore 13,40)
Da pochissime ore è entrato in vigore il Dpcm 9 marzo 2020 (Dpcm 9 marzo 2020 recante nuove misure per il contenimento e il contrasto del diffondersi del Coronavirus sull’intero territorio nazionale), che estende a tutto il territorio nazionale italiano i limiti negli spostamenti, al fine di contenere il contagio dal virus.
Chi, come la scrivente, ha da tempo prenotato un volo da/per zone non “virali”, deve comunque verificare di essere autorizzato a partire e deve essere pronto a rilasciare una relativa “autocertificazione” con i propri dati e la ragione del viaggio.
All’aeroporto di Bologna c’è una lunga fila per i controlli di sicurezza. Alcuni passeggeri indossano la mascherina, pochissimi i guanti, quasi tutti si ammassano ignorando i richiami del personale dell’aeroporto e della polizia, che invitano ripetutamente (ma blandamente) i passeggeri a mantenere una distanza di sicurezza di almeno un metro (art. 1 del Dpcm 8 marzo 2020: è inoltre vietata ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico).
Fra gli italiani, anche molti stranieri: inglesi, francesi, russi, tedeschi, olandesi, ovvero i passeggeri in viaggio nella fascia di tempo della partenza di aerei per i rispettivi Paesi. Evidentemente trattasi in maggioranza di persone che rientrano a casa.
Ai controlli di sicurezza non vengono sanificate le vaschette-contenitori, tutti ripongono cosi le proprie cose a contatto con quelle degli altri. Viene fatto compilare un primo modulo, la c.d. AUTOCERTIFICAZIONE, nella quale il passeggero dichiara da dove proviene, la propria mèta e la ragione dello spostamento (obbligatorio che rientri nelle uniche quattro possibilità ammesse dal decreto del Consiglio dei Ministri, indicate sul modulo e cioè COMPROVATE ESIGENZE LAVORATIVE – SITUAZIONI DI NECESSITÀ – MOTIVI DI SALUTE – RIENTRO PRESSO IL PROPRIO DOMICILIO ABITAZIONE O RESIDENZA).
All’imbarco del mio volo si presenta meno della metà dei passeggeri che l’aereo potrebbe trasportare, circa ottanta. Molti voli, circa il 25% del traffico totale, sono stati cancellati, o perché provenienti o destinati ad aeroporti in zone “focolaio” del Coronavirus o perché i passeggeri hanno rinunciato al viaggio. Tuttavia partono aerei con anche solo due passeggeri a bordo.
Durante il volo, lo spostamento in sedili lontani da altri è lasciato alla libera iniziativa dei passeggeri, in quanto il personale di volo non interviene con disposizioni di alcun genere.
Il personale non indossa alcuna protezione, né mascherina, né guanti monouso, nemmeno nell’occasione di passare con il carrello degli alimenti da somministrare ai passeggeri.
Sull’aereo si compila un secondo modulo (Aussteigekarte) che contiene informazioni destinate a rintracciare i passeggeri in caso che una persona a bordo dello stesso volo risulti, in un secondo momento, infetto.
All’arrivo all’aeroporto di Berlino non viene effettuato alcun controllo. Non misurano la temperatura con il termoscanner né ritirano il modulo compilato sull’aereo, che rimane nelle tasche dei passeggeri. E questo nonostante i varchi siano comunque presidiati dal personale dell’aeroporto (pochi, in verità, da uno a tre per varco).
Viene da domandarsi quanto costerebbe effettuare controlli più approfonditi (in fondo, per la sicurezza antiterrorismo è stato rivoluzionato il sistema del bagaglio a mano), e quanto beneficio ne trarrebbe la salute pubblica. Delegare al singolo potrebbe non essere una buona idea, dal momento che molte persone non mostrano la giusta consapevolezza e senso di responsabilità. Eppure, in tempi di un pericolosissimo Coronavirus, sembra che questa sia la prassi.
Sul treno regionale che porta in centro (RB14) viaggio in una carrozza in compagnia di un solo altro passeggero. Nessun controllore passa per la verifica del titolo di viaggio.
Una volta ad Alexanderplatz, trovo che tutto scorre come sempre: folla in movimento fra i mezzi, nessuno con guanti e/o mascherina. Sul tram che mi porta a casa, sono l’unica “protetta”, e qualcuno mi guarda con divertita curiosità, come fossi un marziano. Un signore si soffia il naso, ripone il fazzoletto in tasca e poi si aggrappa con quella stessa mano, nuda, ai supporti di metallo.
Il Tagesschau della sera mostra le immagini di un’Italia spettrale, con piazze deserte e gente spaventata, e prospetta per il nostro Paese una grave recessione economica. Come se l’Italia fosse lontana. Ma con questo allarmante contagio abbiamo invece la sensazione che “tutto il mondo è paese”.
Confermo quanto scritto da Gabriella: ho avuto la stessa identica esperienza sul volo Ryanair da Pisa a Berlino-Schönefeld dell’ 1 Marzo 2020. In fila al gate all’aeroporto di Pisa il personale di terra distribuiva questo modulo (Scheda di localizzazione del passeggero/Passenger location card), nessuno però si è in seguito preoccupato di ritirarlo; ne’ il personale a bordo del velivolo, ne’ il personale all’aeroporto di Berlino. Vedendo, appunto che all’uscita dall’aereo nessuno ritirava il modulo, avevo già capito che mi sarebbe rimasto in tasca. Al terminal D (arrivi) a Schönefeld ho aiutato alcuni passeggeri del volo -mi preme dire italiani- che cercavano, diligentemente qualcuno a cui lasciare il foglio. Inutile dire che l’unica persona all’uscita non ne sapeva nulla. La stessa avventura è capitata a un’amica che è volata da Pisa (stesso volo Ryanair della mattina) il 2 Marzo. Indispettita da questa confusione, ho telefonato all’aeroporto di Pisa, che ignaro di tutto, mi ha rimandata alla Sanità Aerea. Telefonando alla Sanità Aerea ho scoperto non solo che il suddetto modulo debba obbligatoriamente essere in doppia lingua (es. IT/EN), mentre a Pisa era disponibile solo in italiano, ma anche che tale pratica non era prevista dalle linee guida del governo italiano e che Ryanair distribuiva e a quanto pare distribuisce tuttora la Passenger location card in totale autonomia e senza mettere al corrente gli aeroporti nei quali lo mette in atto.