di Sara Bolognini
Sabato 12 ottobre, a Berlino, curdi e sudamericani, ma non solo, si sono radunati a Hermannplatz in occasione di una Manifestazione contro l’imperialismo. Il messaggio è stato chiaro: si è richiesto a gran voce di porre fine alle politiche imperialiste che ancora oggi stanno mettendo in ginocchio le ex-colonie.
La manifestazione è stata all’insegna della solidarietà, considerando soprattutto i recenti sviluppi in Kurdistan, e in Sudamerica. I curdi esibivano le bandiere del loro Stato non riconosciuto, e i sudamericani quelle della loro comunità.
Pochi sono a conoscenza degli ultimi avvenimenti in Ecuador, vista la censura mediatica che il governo sta tentando di imporre. L’Ecuador è alle porte di una guerra civile, scatenata in seguito alle nuove misure di austerità decise dal governo.
Il presidente Moreno e il Fondo Monetario Internazionale hanno infatti firmato un accordo che prevede l’entrata in vigore di misure economiche radicalmente dure.
Tra queste misure, l’aumento del prezzo del petrolio del 120%, che comporterà un aumento esorbitante dei prezzi dei mezzi pubblici di trasporto e del cibo, tanto che le famiglie di ceto medio-basso non potranno più permettersi di pagare il biglietto dell’autobus per andare al lavoro o per mandare i figli a scuola.
Ma è prevista anche una riduzione del 20% degli stipendi per i contratti a tempo determinato, e la riduzione delle ferie pagate a soli 15 giorni all’anno, senza contare che i lavoratori saranno costretti a “donare” il guadagno di uno dei loro giorni lavorativi allo stato, in poche parole, a lavorare gratis per un giorno.
I cittadini si sono radunati per manifestare contro queste nuove misure e le comunità indigene provenienti da tutto il Paese si sono mobilitate camminando verso Quito, la capitale. Il governo ha accolto queste iniziative con una violenza che infrange i diritti umani e la polizia ha iniziato una vera e propria opera di repressione della protesta.
Le forze dell’ordine hanno attaccato brutalmente i cittadini, provocando morti e feriti, hanno imprigionato i giornalisti che hanno cercato di diffondere le notizie, bloccato siti web (sono stati censurati anche articoli scritti in Germania) e non hanno risparmiato neanche alcuni ospedali.
Le strade di Quito sono attualmente paralizzate, è stato istituito un coprifuoco e le ambulanze vengono ora utilizzate dalle forze dell’ordine per trasportare armi. E tutto è scaturito da un accordo firmato con il Fondo Monetario Internazionale.
Per contrastare questa violenza e per protestare contro politiche internazionali di matrice interventista e neocolonialista, è stata dunque organizzata la manifestazione di Berlino. Partita da Hermannplatz, la DEMO si è svolta pacificamente e i partecipanti hanno cantato, ballato e persino sparato qualche fuoco d’artificio. La sezione curda ha danzato per ore sulle note della sua musica tradizionale, mentre la sezione sudamericana ha visto come protagonista un gruppo indigeno che ha suonato dal vivo melodie folkloristiche.
Ma è stato difficile ignorare le figure dei poliziotti, sempre ai lati del corteo.
La presenza della polizia con caschi e tenuta antisommossa è stata massiva, ma giustificata dalla necessità di prevenire possibili aggressioni ai danni dei manifestanti, soprattutto quando il corteo ha attraversato il quartiere turco di Neukölln.
Nonostante un’atmosfera festosa e multiculturale, dunque, la manifestazione ha lasciato a molti l’amaro in bocca e molti spunti di riflessione.