La Germania e le “Spose dell’Isis”: il caso di Leonora Messing

Spose dell'Isis
Spose dell'Isis. Photo by M1key.me

Le spose dell’Isis

Thomas Mann scrisse nella breve prefazione al suo libro più importante, La montagna incantata, che la storia di Hans Castorp meritava di essere raccontata perché non a tutti capita di avere una storia. Per lo stesso motivo, occorre raccontare la vicenda di Leonora Messing, la cui eccezionalità ha acceso un dibattito molto intenso in Germania.

Si tratta di una ragazza tedesca di 19 anni che si trova attualmente reclusa in un campo di prigionia siriano, gestito dai curdi, perché è accusata di aver fatto parte dell’organizzazione terroristica dell’ISIS. La sua vicenda è stata raccontata dai media tedeschi ed americani grazie all’impegno del padre, Maik Messing, il quale ha scritto un libro con il giornalista ed esperto di mondo islamico Volkmar Kabisch, da cui è stato tratto un documentario andato in onda lunedì 9 settembre sul canale tedesco Ard.

La trasformazione di Leonora

Leonora aveva 15 anni quando, nel marzo del 2015, sparì di casa. Lei viveva in un tranquillo paese della Sassonia con il padre, proprietario di un forno, il quale si era separato dalla madre di Leonora da molto tempo ed un mese prima della scomparsa della figlia si era risposato.

Fino ad allora, Leonora aveva condotto una vita normale, da teenager, e sembra che fosse ben inserita nella realtà del piccolo paese di duemila abitanti in cui viveva. Brava a scuola, la quindicenne si impegnava anche come volontaria, andando a leggere i giornali per gli anziani all’ospizio. Inoltre, Leonora animava un tutorial su YouTube in cui spiegava alle altre ragazze come truccarsi.

Per questo motivo, quando Maik Messing si accorse della scomparsa della figlia, tutto avrebbe pensato tranne che lei si trovasse a Raqqa, la capitale del sedicente Stato Islamico. Ancora più sorprendente, tuttavia, fu il modo in cui ne venne a conoscenza: ricevendo un messaggio da uno sconosciuto sul proprio cellulare, un tale di nome Nihad, alias Martin Lemke. Quando Maik Messing lesse che sua figlia stava bene e lo amava, ma che lei aveva scelto l’Islam e si trovava nello Stato islamico, non capì.

A questo punto iniziò un’odissea, un vero dramma, che non è ancora giunto a termine.
Successivamente, fu Leonora ad inviare messaggi audio e foto a Maik per informarlo che si era sposata con Lemke, di cui era diventata la terza moglie, aumentando lo sbigottimento del padre. Lei gli inviò anche una foto, in cui suo marito (e bisogna ricordare il fatto che si trattasse di una quindicenne) si mostrava sdraiato a terra con un kalashnikov ed il volto coperto, davanti alle tre mogli completamente velate sedute su un divano, e la bandiera dell’ISIS appesa alla parete.

Martin Lemke

Leonora gli mostrò nel messaggio anche la foto dei regali ricevuti per le nozze da Lemke, orgogliosa del fatto che lui le avesse donato dell’oro.
Il nuovo marito di Leonora era un jihadista tedesco, proveniente anche lui dalla Sassonia, di professione saldatore. Si era radicalizzato in Germania, ascoltando le prediche dell’Imam Assan Dabbagh. Per questo motivo aveva deciso di lasciare il suo Paese per recarsi in Siria, nel momento in cui l’ISIS aveva iniziato a mietere successi.

Qui Lemke aveva fatto da subito carriera, diventando un personaggio di spicco dell’organizzazione terroristica, tanto da potersi permettere tre mogli. Lui era entrato a far parte dell’Hisbah, il famigerato servizio di sicurezza dell’Isis. Ora si trova insieme a Leonora in un campo di prigionia, da dove nega di aver combattuto, ma afferma di aver operato come informatico per lo Stato Islamico. Le accuse contro Lemke sono pesanti: è imputato di crimini di guerra e di aver preso parte ad alcune decapitazioni di prigionieri dell’Isis.

La vita di Leonora a Raqqua

Per mesi Leonora continuò ad inviare messaggi al padre, descrivendo una realtà irreale, in cui lei e le altre due mogli trascorrevano una vita normale, dietro le quinte della violenza quotidiana di Raqqa. Qualcosa emerge nei messaggi inviati al padre, in cui riferiva di aver visto dei prigionieri rinchiusi in una gabbia sotto il sole, colpevoli di non aver digiunato, o di aver litigato con la seconda moglie di Lemke per via di alcuni panni rovinati.

Photo by M1key.me

Quando sembrò che Leonora cominciasse a lamentarsi della sua condizione e ad esprimere il desiderio di tornare a casa, Maik tentò l’impossibile: farla fuggire.
Si recò in Turchia, dove assoldò un militante di Al Nusra, a cui chiese di aiutarlo, dietro pagamento, a recuperare Leonora. Si trattò di un tentativo rischioso che mise a repentaglio la vita sia della figlia sia dell’ingaggiato. Infatti, non andò buon fine. Il militante venne arrestato dall’Isis, mentre Lemke scrisse al padre che sua figlia rimaneva da lui. A questo punto il contatto telefonico tra Maik e Leonora venne meno.

Fu la seconda moglie di Lemke ad avvertirlo che la figlia era morta insieme al marito e alla sua prima moglie durante un bombardamento. Il padre cadde in depressione e dopo alcuni mesi scoprì che non era vero: Leonora tornò infatti a scrivergli. Lei e suo marito erano stati costretti a lasciare Raqqua, essendosi intensificati i bombardamenti della coalizione anti-ISIS guidata dagli Usa.

Il campo di prigionia

Durante un’odissea finita nel campo di prigionia in cui oggi si trovano, Leonora scrisse altri messaggi, in cui diceva di essere sotto minaccia di morte e che aveva bisogno di soldi. Un’altra notizia terribile: a quanto pare Lemke aveva anche comprato delle schiave, sulla via della fuga. Quest’ultime, poi abbandonate, furono in seguito intervistate dal giornalista Kabisch, il quale le incontrò in un campo profughi.
Durante i due anni di fuga, Leonora partorì due figli.

Nel gennaio 2019 Leonora e Lemke sono stati imprigionati e separati.
La televisione americana ha trasmesso le immagini della loro cattura ed ha intervistato la ragazza, ormai diciannovenne. Si tratta di un documento sconvolgente, in cui lei afferma di aver fatto un grande errore e di essere un po’ naïve.
Un’altra intervista, questa volta rilasciata alla rivista tedesca Stern, rileva un’altra faccia di questa storia: nell’intervista, infatti, Leonora afferma che questa esperienza l’ha segnata per sempre e che, sebbene voglia tornare in Germania, vuole rimanere musulmana. Recita inoltre la prima Sura del Corano davanti ai giornalisti.

Cosa accadrà ora?

A questo punto si apre un nuovo capitolo: suo padre aspetta Leonora a casa, ma la Germania non ha ancora mostrato nessuna intenzione di rimpatriare i cittadini tedeschi che hanno aderito all’Isis. Se questo avvenisse, Lemke finirebbe sicuramente davanti un tribunale e sarebbe processato sia per crimini di guerra che per le torture e le esecuzioni a cui avrebbe partecipato. Anche Leonora dovrebbe essere processata per aver aderito ad un’organizzazione terroristica, benché all’epoca dei fatti fosse minorenne.

La ragazza si trova adesso a vivere in un campo di prigionia con due bambini, a cui non sono cresciuti i denti per mancanza di vitamine, e pesa 42 kg.
Maik, il padre, è consapevole che sua figlia, dopo tanti anni all’interno dell’ISIS, è colpevole (almeno indirettamente) delle barbarie che hanno avuto luogo. Inoltre è preoccupato per il lavaggio del cervello che Leonora ha sicuramente subito, nei quattro anni trascorsi dalla sua fuga. Tuttavia chiede per la figlia una seconda chance.
Anche noi gliela vorremmo accordare.

(di Nazareno Galiè)

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