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Berlino e la bellezza dell’Arteterapia: quando l’arte arriva prima delle parole

L’Arteterapia è uno strumento potentissimo di comprensione, cura e supporto non solo dei singoli, ma anche di interi nuclei familiari che si trovano a gestire problematiche non semplici da affrontare. Ma l’Arteterapia è anche un modo con cui l’intera società può crescere, al di là delle abilità comunicative “classiche”, e diventare sempre più consapevole, evoluta e dedita all’inclusione.
Nei prossimi giorni pubblicheremo alcune notizie legate a importanti iniziative di Artemisia, che proprio di questo tema si occuperanno.
Seguiteci e, soprattutto, seguitele.

Photo by Museo Romano Oiasso

di Cristina Ferretti e Noemi Villani

L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni (P. Picasso)

Un foglio bianco da riempire metterebbe in crisi ognuno di noi. Che cosa potremmo scrivere, disegnare, comporre? Quali temi toccare del nostro universo e in che modo? Eppure gli artisti si trovano costantemente davanti a questo dilemma! Con la loro arte riescono a tematizzare piccoli segni, quadri concettuali di realtà uniche ed allo stesso tempo universali, mostrando sempre la loro individualità.
Il panorama artistico offre infinte possibilità di scelta tra scrittori, musicisti, pittori, scultori, drammaturghi ed ognuno si ripropone di scavare l’animo umano, rivelando ciò che pulsa nel profondo dell’uomo, facendolo tornare in superficie in modo puro e liberatorio.
L’arte parla dell’inconscio in modo più chiaro delle parole.

Intorno agli anni ’40, Margaret Naumburg (psichiatra, psicanalista) ed Edith Kramer (artista), spinte dagli spunti di Jung e da laboratori artisti terapeutici, cominciarono a teorizzare che le produzioni artistiche potevano fungere come comunicazioni simboliche di materiali inconsci.
La Naumburg sosteneva che l’utilizzo dell’arte era uno strumento utile a svelare significati inconsci, i quali, descritti successivamente in modo verbale, potevano essere utili nelle sedute di psicoterapia.
La Kramer, invece, sosteneva che “le virtù curative dipendono da quei procedimenti psicologici che si attivano nel lavoro creativo”, rivolgendo quindi tutta l’attenzione al
processo creativo, ritenuto di per sé strumento terapeutico.

Photo by Museo Romano Oiasso

L’unione di queste due teorie fece nascere l’Arteterapia: un insieme di tecniche e metodologie utilizzate dalle attività artistiche visuali in senso esteso, per un approccio di sostegno non-verbale, dove il processo creativo punta al miglioramento del benessere psico-fisico del soggetto che ne usa.
L’atto creativo porta a sperimentare liberamente un’emozione, riconoscendola ed accettandola come parte di sé e del proprio vissuto. Rivivere un momento del passato fa acquisire consapevolezza emotiva e corporea, prendendosi cura non solo del momento creativo in sé ma anche del futuro.

Insomma, l’Arteterapia è rivolta a tutti! Non bisogna avere nessuna dote artistica particolare poiché essa riattiverà risorse e capacità innate in ognuno di noi, trasmettendo il proprio vissuto in una nuova forma e dimensione.

Photo by Museo Romano Oiasso

I benefici? Incrementare la consapevolezza di sé, riuscire a controllare o ridurre lo stress, migliorare le abilità comunicative, far emergere disagi, ansia o depressione.

Proprio per tutti questi benefici l’Arteterapia può essere considerata sia una forma di prevenzione che una terapia vera e propria, al fine di risolvere tutti quei disagi che la quotidianità frenetica del nostro tempo, e non solo, porta con sé.
In più l’Arteterapia è particolarmente adatta a tutte quelle persone che non riescono o non possono esprimere i loro disagi in un linguaggio più letterale, poiché rappresenta un modo per parlare senza parole di traumi, paure, abusi o segreti.

Il linguaggio dell’arte motiva ed entusiasma i bambini che si lasciano coinvolgere, sviluppando un processo emozionale e cognitivo a sostegno di un nuovo processo educativo. Attivando un percorso artistico il bambino ritrova serenità, conferme, legami affettivi e punti di riferimento.

Photo by Museo Romano Oiasso

Esiti straordinari si sono avuti negli anni applicando l’Arteterapia ai casi di neurodiversità, poiché la variazione neurologica è una “specificità umana o una differenza nei modi di socializzare, comunicare e percepire”. Con neurodiversità, infatti, si intende un modo diverso di pensare, sentire, esperire, comportarsi e quindi anche di apprendere. Un concetto neutro che, a seconda delle situazioni, può far emergere difficoltà, opportunità o talento.

Nei soggetti con la sindrome di autismo, DSA e con disturbi del linguaggio, si possono attivare percorsi individuali o in un piccolo gruppo, affrontando i problemi legati alla motricità o alla gestione di sentimenti come la frustrazione o la rabbia con una comunicazione per immagini attraverso fumetti, storie sociali illustrate e roleplays.

Photo by upslon

Rientra sempre, nell’arteterapia, anche la musicoterapia, dove attraverso il ritmo e l’uso della voce si può lavorare sui disturbi del linguaggio orale, in alternanza ad interventi grafici e pittorici nei soggetti con disgrafia e disprassia.

Infine, come abbiamo già accennato, l’arteterapia può essere usata per sostenere tutta la famiglia in un atto sia di prevenzione alla difficoltà di relazionarsi con persone diverse da noi, che di supporto per scaricare il carico emotivo negativo quotidiano e ricaricarsi di una positività che può concedere, al nucleo familiare, il vivere in serenità le difficoltà giornaliere.

strumenti musicali photo

Per lasciarvi con un pizzico di curiosità vogliamo riportare alcuni esempi educativi artistici di rilievo in tutto il mondo. Per citarne alcuni, cercate queste meraviglie: Project Onward di Chicago e L’arte risveglia l’anima progetto internazionale di inclusione sociale con mostre itineranti in Italia.

Nella tappa al Museo Omero di Ancona (Italia), il presidente ha commentato così:

“L’arte è comunicazione e nell’espressione artistica è anche il piacere di comunicare. Chi ha problemi relazionali può trovare nella creatività artistica la maniera più bella di rompere il cerchio dell’isolamento e lanciare un ponte verso il mondo.
Ma l’arte, al di là di una tale funzione terapeutica, acquista un valore in sé nella misura in cui diventa una modalità originale di espressione. Nessun vero artista usa il “normale” codice espressivo: egli trasforma il linguaggio di tutti nel suo linguaggio e imprime il suo marchio di fabbrica negli oggetti della sua comunicazione. La mostra L’arte risveglia l’anima testimonia che l’effetto terapeutico può diventare un tutt’uno con la rappresentazione del bello. L’arte è sempre così!”.

strumenti musicali photo

Cristina Ferretti, nata a Fermo (AP), vive a Berlino da tre anni. Ha studiato “Scienze
dell’educazione e della Formazione” (2013) presso l’Università degli Studi di Macerata e nello stesso ateneo si è successivamente specializzata in “Scienze pedagogiche, disabilità e
marginalità” (2015). Ha lavorato come pedagogista in Italia in una casa famiglia. Attualmente lavora a Berlino sia come educatrice in un asilo multietnico con bambini dai 2 ai 5 anni sia privatamente come pedagogista.

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