Berlino, “I bambini che non parlano tedesco non dovrebbero andare alle elementari”. Bufera su Carsten Linnemann

I bambini che non parlano tedesco
I bambini che non parlano tedesco. Photo by Michael Panse
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Hanno fatto scalpore le dichiarazioni di Carsten Linnemann, membro della CDU di Angela Merkel, che ha recentemente sostenuto che i bambini che non parlano tedesco non dovrebbero essere ammessi alle elementari.
“Per farla breve” ha dichiarato il politico al Rheinische Post, “non c’è ancora posto, alle elementari, per un bambino che a stento parla e comprende il tedesco”.
“Questo problema dovrebbe essere risolto nelle fasi della scuola materna”, ha aggiunto, “Costerebbe soldi, certamente, ma la mancanza di educazione e integrazione, in ultima istanza, sarebbe più costosa”.

Linnemann, membro del parlamento dal 2009 e vicepresidente del gruppo parlamentare CDU/CSU sotto la leadership di Volker Kauder, ha motivato la dichiarazione sostenendo di voler evitare quel gap culturale che produrrebbe un pericoloso squilibrio sociale e in particolare la nascita di “società parallele”, ostacolo a una vera evoluzione collettiva.

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Il presidente dell’Associazione Insegnanti Tedeschi, Heinz-Peter Meidinger, ha supportato le dichiarazioni del politico, rilanciando con la proposta di test obbligatori, per bambini di tre o quattro anni, al fine di stabilire se siano o meno in grado di accedere alle elementari.

L’esternazione di Linnemann ha creato in Germania grande scalpore e ricevuto aspre critiche persino dai membri del suo stesso partito, la CDU.
Karin Prien, per esempio, ministro dell’istruzione dello Schleswig-Holstein, ha dichiarato senza mezzi termini alla Süddeutsche Zeitung che l’esternazione di Carsten Linneman è solo “populismo senza senso” e che escludere i bambini da scuola sia un modo “totalmente sbagliato” di risolvere il problema della scarsa integrazione. “I bambini che parlano male in tedesco devono essere aiutati nel regolare ambito della scuola primaria, in classi che magari hanno il tedesco come seconda lingua”, ha chiosato il ministro.

Udo Beckmann, presidente della VBE (Associazione tedesca per l’Istruzione e per la Formazione”, ha definito la volontà di escludere dalla scuola primaria i bambini che non parlano bene tedesco “una dichiarazione di bancarotta politica”, che rischierebbe di escludere e dimenticare i bambini con un background di immigrazione. Si dovrebbe, semmai, questa è la posizione ufficiale dell’Associazione, rendere le scuola primarie, le cosiddette Kita, più efficienti nel migliorare il tedesco dei bambini che ancora non lo parlano. Questo, ovviamente, senza procrastinare il loro ingresso nella successiva scuola primaria.

Photo by DIE LINKE

Ma Linnemann ha sviluppato il concetto con argomenti anche più discutibili. In particolare, sempre nell’intervista rilasciata al Rheinische Post, ha parlato dei pericoli futuri della scarsa integrazione riferendosi a un’aggressione perpetrata da un uomo, residente in Svizzera e con un background eritreo, all’interno di una stazione ferroviaria di Francoforte, che ha ucciso un bambino di otto anni spingendolo sotto un treno.

A questo punto è arrivato l’attacco di Katja Kipping, di die Linke, che ha definito inaccettabile il collegamento, effettuato da Linnemann, tra reati commessi da adulti e bambini che si preparano a iniziare la scuola primaria.
La Kipping ha ricordato inoltre che l’aggressore di cui si parla è “un uomo affetto da un disturbo psichiatrico”, che parla perfettamente tedesco e vive legalmente in Svizzera.
“In pratica ha lo stesso background migratorio di Alice Weidel“, ha concluso, Kipping, con un riferimento esplicito alla leader del partito tedesco di estrema destra Afd.