“La Paranza dei bambini” vince l’Orso d’Argento alla Berlinale. Una vittoria dell’Italia e di Roberto Saviano

La Paranza dei bambini

di Anna Quaranta

Alla Berlinale appena conclusa il film La Paranza dei bambini, tratta dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, ha vinto l’Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura (ne abbiamo parlato anche qui). Questo perché, nonostante la profonda crisi culturale, sociale e soprattutto politica che il nostro Paese sta attraversando, siamo ancora capaci di raccontare storie e di mostrare quanto le disparità nel mondo esistano e siano, purtroppo, il motore trainante della criminalità

Quante volte da bambini abbiamo giocato a fare la guerra: con pistole finte trasformavamo le nostre camerette in scenari criminali, morivamo e risorgevamo ininterrottamente fino all’ora della merenda o del nostro cartone animato preferito. Ci sono bambini, nemmeno troppo distanti da noi, che questo diritto al gioco non ce l’hanno, perché nati e cresciuti in quartieri dove l’unico gioco che hanno a disposizione è la guerra per la supremazia, da combattere con pistole vere.
Dopo circa tre anni dall’ultimo film, Fiore, presentato alla Quinzaine di Cannes nel 2016, che, come nel precedente Alì ha gli occhi azzurri affrontava il periodo dell’adolescenza in contesti sociali difficili, Claudio Giovannesi, regista e sceneggiatore romano, classe 1978, torna a raccontare l’adolescenza di chi deve crescere troppo in fretta.

Non siamo più nella periferia romana di Ostia, né all’interno di un carcere minorile romano, ma siamo nei Quartieri di Napoli, dove il giovanissimo Nicola, che ha il volto fresco e pulito di Francesco Di Napoli, cerca di migliorare le condizioni del quartiere in cui vive stringendo varie alleanze con i boss locali, per garantire, prima di tutto, una serenità a sua madre, costretta a pagare il pizzo alle gang locali.

L’adolescenza, come momento di cambiamento e soprattutto di conflitto, costruzione dell’identità e autodeterminazione, è un tema caro a Claudio Giovannesi, che riesce a raccontarlo grazie ad una profonda tenerezza verso i suoi personaggi, illuminati e definiti dalla fotografia di Daniele Ciprì, che contrappone la cupezza della lotta continua dei ragazzi alla ricerca di una vita migliore alla ricchezza accecante dei luoghi, vissuti e frequentati dai boss più anziani, contornati di oggetti che rappresentano l’affermazione e il raggiungimento di una posizione solida.

Roberto Saviano. Photo by Vito Pietri

La sceneggiatura de La paranza dei bambini nasce dalla collaborazione tra lo stesso Saviano, Claudio Giovannesi e lo sceneggiatore e scrittore Maurizio Braucci, che aveva già collaborato con Roberto Saviano in Gomorra di Matteo Garrone (e con lo stesso Garrone anche in Reality), e che è stato autore anche delle sceneggiature di Anime Nere di Francesco Munzi e L’intrusa di Leonardo Di Costanzo. Parliamo di tutte storie che nascono in micro-mondi ai margini della società, dove il confine tra il bene e il male non è mai netto.

Quella tra Saviano e Giovannesi è una collaborazione che viene approfondita nella ricca e interessante intervista che hanno rilasciato alla rivista Taxidrivers durante le giornate berlinesi, dove i due autori forniscono preziose chiavi di lettura del film, anche con riferimento ai loro singoli percorsi.

La struttura della storia segue l’archetipo di ascesa e caduta: dopo una semina articolata e minuziosa, in cui inquadriamo chiaramente i luoghi, il protagonista e il suo obiettivo, e gli altri personaggi, Nicola e il suo gruppo di paranzini riescono ad affermarsi grazie allo spaccio di erba. Però non basta, vogliono di più, salgono ancora più in alto nella gerarchia di quei quartieri dove esistono regole di vita ben precise e ben distanti da quelle ufficiali del mondo esterno.
Nicola arreda con mobili costosi la casa materna, sua madre (Valentina Vannino, la moglie del boss ne L’Intrusa) gli concede la sua camera da letto, sacrificando lei e il figlio più piccolo ad uno spazio più ristretto e confermando l’importanza di suo figlio all’interno del nucleo. Nicola corona anche il suo sogno d’amore con una ragazzina che vive in un quartiere rivale e si può concedere il lusso, finalmente, di un tavolo costoso in una discoteca alla moda, strisce di cocaina e vestiti firmati.

Claudio Giovannesi. Photo by UPO – Universidad Pablo de Olavide

Suggestiva, evocativa e probabilmente un omaggio alla New Hollywood e a una storia appartenente proprio a quello stesso archetipo “rise and fall”, è la scena in discoteca nel momento di massima affermazione di Nicola e dei suoi uomini, che si divertono e tirano cocaina su sottofondo di Giorgio by Moroder dei Daft Punk: impossibile non pensare al Tony Montana di Brian De Palma, nato dalla penna di Oliver Stone. Il paragone tra i due eroi si ferma qui: se Tony Montana ha fame di accumulare beni e soldi, Nicola è spinto anche da una voglia di miglioramento delle condizioni del suo quartiere. In fondo non ha ancora perso quella sua innocenza che gli fa credere di poter cambiare le cose, mescolando questa sua voglia a momenti di tenerezza in cui si scontra con il fratello piccolo per le merendine della colazione.
Come nella vita, anche nella sceneggiatura tutto inesorabilmente torna, luoghi persone situazioni, in momenti e con modalità differenti: i conflitti ben piantati durante il film si incanalano verso una conclusione che sembra inevitabile, seppur non scontata e comunque molto potente.

Punto focale del film sono le profonde disparità che rendono diversi i contesti, perché se è vero che tutti nasciamo uguali, a tutte le latitudini, purtroppo per alcuni la vita è molto più dura che per altri, sin dalla più tenera età. Raccontarlo vuol dire non soltanto denunciarlo, ma anche provare a dare una prospettiva diversa a chi si barrica dietro la paura e, in alcuni casi, il razzismo.

Sul palco della Berlinale, alla consegna del premio, il ringraziamento di Roberto Saviano alle ONG che salvano le vite nel Mediterraneo è un messaggio forte e chiaro che lascia sperare che il cinema possa ancora una volta aiutarci a capire e a superare questo momento difficile, in cui “raccontare la verità è diventato molto complicato”.

La paranza dei bambini
Regia Claudio Giovannesi
Sceneggiatura Maurizio Braucci, Roberto Saviano, Claudio Giovannesi
Anno 2019
Durata 111’
Produzione/Distirbuzione Vision Distribution