La vita ai tempi del Muro: la televisione, il rock ‘n’ roll e il sesso
Quando il Muro di Berlino fu eretto, i tedeschi stavano ancora cercando di dimenticare la guerra. Molti avevano sofferto la fame nella loro infanzia, in tutti c’era la voglia di liberarsi dall’incubo di un’era che avrebbe segnato per sempre la loro storia. Non sapevano che un’altra ombra incombeva all’orizzonte.
A meno di due mesi dalla ridicola dichiarazione di Walter Ulbricht, “nessuno ha intenzione di costruire un Muro”, in città venne infatti disteso del filo spinato che impediva l’accesso al settore ovest. Questo sconvolse non pochi e tra i tanti Willy Brandt, all’epoca sindaco.
Il futuro cancelliere della Repubblica Federale commentò infatti senza mezzi termini dicendo “nel centro di Berlino c’è una barriera da campo di concentramento”. Il riferimento al simbolo di un orrore troppo recente per poter essere persino menzionato, colpì tutti come una doccia fredda. Eppure, nessuno fu in grado di opporsi all’inevitabile e il 13 agosto del 1961 la Germania venne divisa in due.
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I tedeschi affrontarono la seconda parte del secolo da una doppia prospettiva. Giornali e televisione riportavano gli altri eventi epocali che stavano caratterizzando il dopoguerra, come il primo volo nello spazio di Yuri Gagarin, avvenuto nello stesso anno in cui fu eretto il Muro. Fatti importantissimi si alternavano sullo schermo ai grandi successi televisivi dell’epoca, come la serie di culto “Die Firma Hesselbach” e film gialli o polizieschi sinteticamente chiamati “Krimi”.
Sempre nel 1961 fu introdotta la pillola anticoncezionale, il cui uso fu consentito solo alle donne sposate. Questo approccio sessuofobico, che presupponeva che il controllo delle nascite avrebbe aumentato la promiscuità, ovviamente non fece altro che incoraggiare il ricorso a pratiche clandestine e poco sicure. I ragazzi erano repressi dagli adulti sia all’est che all’ovest e nella Repubblica Democratica si sposavano giovanissimi, anche per poter ottenere un appartamento che altrimenti non sarebbe stato disponibile. Masturbazione, omosessualità e sesso extraconiugale venivano considerati pratiche deprecabili e a volte illegali.
Un altro evento che venne massimamente seguito in tutto il territorio nazionale fu il famosissimo processo ad Adolf Eichmann, il comandante delle SS che era fuggito in Argentina e che venne catturato dal Mossad e giustiziato nello stato di Israele nel 1962. Durante il processo, di cui si occupò la filosofa Hannah Arendt, Eichmann pronunciò la frase “ho solo eseguito gli ordini”, che sarebbe diventata il simbolo della spersonalizzazione dello stermino.
Intanto la Germania dell’ovest viveva l’inizio di quel miracolo economico (Wirtschaftswunder) che portò un indubbio benessere nella vita di tanti tedeschi. Nuove case piene di accessori, regali delle aziende agli apprendisti, reddito medio in grado di consentire un tenore di vita compatibile con il rilancio dell’economia. All’est invece si faticava a ricostruire e questo portò alla necessità di mobilitare il maggior numero di persone possibili e a considerare le lavoratrici tanto importanti quanto i lavoratori. Paradossalmente il ruolo delle donne all’ovest, invece, si fossilizzò in quel sorridente stereotipo di massaia felice di avere un frigorifero nuovo che caratterizzava la società americana.
Un’altra espressione tipica della cultura statunitense dilagava già dalla metà degli anni cinquanta: il rock ‘n’ roll. Strettamente proibito all’est, era comunque amato da moltissimi giovani, che cercavano disperatamente di intercettare stazioni radiofoniche che trasmettessero i grandi successi del momento. Ovviamente era proibito anche ballarlo. La DDR cercò a quel punto di lanciare il Lipsi, una pudica alternativa che ottenne uno scarsissimo successo e generò per converso una protesta “pro Elvis” nel 1959.
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All’ovest invece impazzava Peter Kraus, una specie di versione tedesca del re di Memphis, la rivista per teenagers Bravo fomentava le giovanissime, che all’epoca venivano chiamate Backfische, e nel 1961 Caterina Valente svettò in testa alle classifiche di vendita con “Ein Schiff wird kommen”.
Stava però per cambiare tutto, almeno, per quanto riguarda la storia della musica. Ad Amburgo, infatti, tra il 1960 e il 1962 si esibirono dei ragazzi di Liverpool destinati a diventare una leggenda.
Ovviamente parliamo dei Beatles, che all’epoca eseguirono un repertorio fatto di cover di rock ‘n’ roll prima del lancio del loro primo, grande successo, “Love me do”, uscito nel 1962. Nella formazione militava ancora lo sfortunato Stuart Sutcliff, ai tempi bassista della band, che abbandonò il gruppo nel 1961 e morì poco dopo, proprio ad Amburgo.
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