DAU – Freiheit: stop all’installazione che avrebbe fatto tornare il Muro di Berlino:
di Alessia Del Vigo
Dau: Freedom è un’installazione di Ilya Khrzanovsky che sta già facendo discutere e creando stupore. Ben 29 anni dopo la caduta del Muro di Berlino, infatti, il centro storico, cuore del quartiere di Mitte, avrebbe dovuto essere circoscritto da un muro temporaneo per dare vita a un’installazione della durata di quattro settimane, dal 12 ottobre al 9 novembre 2018. Il 9 novembre, 29esimo anniversario della caduta del Muro, anche il muro temporaneo sarebbe stato fatto crollare.
L’installazione. nelle intenzioni dell’artista, era da concepirsi come un vero e proprio viaggio nel tempo, capace di trasportare i partecipanti indietro di cinquant’anni in un luogo non ben precisato del blocco sovietico.
La performance artistica avrebbe inoltre offerto la possibilità di aprire un dibattito, la cui portata sembra sempre più necessaria, indirizzando il discorso su grandi temi, quali: libertà e totalitarismi, sorveglianza, spazio, vita in comune e identità nazionali.
Gli organizzatori del progetto sono la Berliner Festspiele e Phenomen Berlin Film Produktion GmbH. L’area interessata avrebbe dovuto essere il quadrato compreso tra Bebelplatz e Oberstraße, trasformato per l’occasione in un altro mondo, quello della DDR. Anche insegne, cartelli stradali ed altri elementi urbani sarebbero stati sostituiti per ricreare in modo il più possibile fedele l’atmosfera degli anni del Muro.
Fulcro del progetto anche la presentazione del film DAU, del regista russo Ilya Khrzhanovsky, classe 1975. L’idea di Khrzhanovsky è stata quella di ricreare realmente un istituto ispirato all’Institut für physikalische Probleme der sowjetischen Akademie der Wissenschaften, un centro segreto che fu attivo dal 1938 al 1968 e che vide trai suoi protagonisti il premio Nobel Lev Laundau.
I lavori per il film di Khrzhanovsky hanno avuto inizio nel 2005 e sul set cinematografico, di ben 12.000 metri quadri, tra il 2009 e 2011 hanno vissuto circa 400 persone.
L’istituto è stato ricreato a Kharkov, in Ucraina, dove Lev Laundau visse e insegnò negli anni immediatamente precedenti alla nascita dell’istituto sovietico. In tre anni di lavoro Khrzhanovsky è stato in grado di mettere insieme più di 700 ore di materiale filmico, riuscendo a produrre ben 13 film. Tra i nomi più e meno famosi che hanno partecipato si possono citare: Wim Wenders, Brian Eno, Marina Abramovic, Massive Attack.
Tra ottobre e novembre, insomma, a Mitte sarebbe nata una città nella città, o meglio ancora un centro nel centro, simile all’istituto ricreato da Khrzhanovsky e confinato da una ricostruzione del Muro di Berlino. Tutto per realizzare uno spazio narrativo della grandezza di un quartiere, capace di mettere sullo stesso piano il mondo fittizio del progetto e la vita reale di una zona della città.
Sarebbero ovviamente stati creati dei percorsi indipendenti dall’installazione per tutti quelli che lavorano nell’area interessata, poiché la partecipazione al progetto sarebbe stata, ovviamente, strettamente volontaria.
Il pubblico non avrebbe comprato biglietti, ma visti da richiedere on-line e da ritirare presso il parcheggio sotterraneo di Bebelplatz. Assieme al ritiro del visto, sarebbe stato necessario scambiare il proprio telefono cellulare con l’apparecchio-DAU, per la precisione uno smartphone senza accesso a Internet. L’apparecchio sarebbe stato in grado di stilare un percorso personalizzato, basato sulle prime scelte del visitatore, guidandolo all’interno dell’area, che sarebbe stata accessibile 24 ore su 24.
Tutto questo però, rischia di non vedere mai la luce.
In base alla relativa conferenza stampa tenuta oggi, 21 settembre, pare infatti che la ricostruzione del muro per un perimetro di circa un chilometro non verrà autorizzata, per ragioni di tempo e spazio. L’azione è decisamente macchinosa, senza contare le problematiche dovute alle vie di fuga in caso di emergenza, per il tratto sotterraneo, e la chiusura del perimetro con pezzi di muro, in aree dove passano condutture del gas.
L’assessore comunale Sabine Weißler (Grüne) e l’assessore al traffico Regine Günther (senza partito per i Verdi/Grüne) si sono già pronunciate contrarie, con il massimo accordo del sindaco del distretto di Mitte Stephan con Dassel (Grüne).
Anche il mondo dell’arte si è espresso nel merito spaccandosi letteralmente a metà: da un lato c’è chi ha firmato una petizione contro il progetto DAU, ad esempio Lea Rosh (pubblicista) e Michael Cullen (storico), e dall’altro c’è chi si è espresso in favore di questo esperimento, capace di offrire un’esperienza forte e necessaria, come Iris Berben (attrice) e Lars Eidinger (attore), solo per citarne alcuni.
Attendiamo ulteriori sviluppi, mentre gli ideatori del progetto sostengono la necessità della autorizzazione dello stesso, anche e soprattutto in quanto parte di un’azione più grande che vedrà installazioni simili a Londra e Parigi tra Novembre 2018 e Gennaio 2019.