di Alessia del Vigo
La città di Chemnitz ha subito, tra domenica 1° settembre e lunedì 3, una spirale di violenza e degenerazioni estremistiche. Il pretesto è stato fornito dall’uccisione di un cittadino tedesco, Daniel H., 35 anni, falegname, morto nella notte tra sabato e domenica, in occasione della festa cittadina.
Per il crimine sono stati arrestati un iracheno e un siriano e il vortice delle fake news è partito, travolgendo chi si sentiva già fin troppo coinvolto: i Kaotic Chemnitz, gruppo di ultras di estrema destra, hanno infatti organizzato una mobilitazione su Facebook per poi lanciarsi, già la stessa notte, all’inseguimento di stranieri casualmente incontrati per strada.
La versione diffusa collegava all’omicidio l’intenzione della vittima di difendere una ragazza tedesca molestata dai due assassini, ma non corrispondeva alla realtà dei fatti. Il tragico delitto sarebbe stato infatti frutto della degenerazione di una lite generica. Sul profilo facebook della vittima, inoltre, nel cui nome si sarebbe svolta la scomposta protesta, parrebbero esserci esternazioni che non lasciano dubbi sul fatto che non avesse in alcuna simpatia né il neonazismo, né il populismo. È abbastanza ragionevole pensare, insomma, che lo stesso Daniel H. non avrebbe approvato quanto accaduto dopo la sua morte.
In seguito alla caccia all’uomo sono stati feriti un bulgaro, un afghano e un siriano.
Lunedì hanno avuto luogo due manifestazioni: una indetta dagli antirazzisti, alla quale hanno partecipato circa 1500 persone, e una indetta da gruppi e partiti di estrema destra (Pegida, AfD e NpD), che ha visto un’affluenza doppia rispetto a quella pronosticata: 6000 persone, invece di 3000. A fronteggiare tutto questo 600 agenti di polizia.
Non sono tardate le polemiche sulla mancata presenza di adeguati rinforzi: la polizia è infatti riuscita a malapena a evitare che i manifestanti delle fazioni di destra riuscissero a sfondare il cordone posto tra loro e la contro-manifestazione. Mentre molti si chiedono come mai il capo del governo del Land sassone non abbia valutato adeguatamente la pericolosità della situazione, altri sostengono che 600 poliziotti esperti e tatticamente ben addestrati fossero perfettamente in grado di gestire una situazione simile.
Altra falla del sistema è inoltre il fatto che stralci riservati del mandato di arresto siano stati diffusi nei gruppi facebook che hanno alimentato la protesta. Il ministro dell’interno Horst Seehofer ha definito questo fatto “incomprensibile”, ma di sicuro è una grave mancanza e concausa dell’escalation di violenza registrata.
Desta preoccupazione, inoltre, il fatto che diverse persone, durante la manifestazione dei gruppi di estrema destra, abbiano fatto il saluto nazista, crimine punibile per legge, in Germania. La cancelliera Angela Merkel ha stigmatizzato il tutto dicendo che “non c’è posto per l’odio nelle strade” e ricordando che “la Germania è uno Stato di diritto”. L’eurodeputato Jörg Meuthen di Afd, ala moderata, ha preso invece le distanze dalle degenerazioni che si sono verificate, imputandole invece al malcontento della popolazione.
Alcuni giornalisti della tv tedesca sono stati infine offesi e insultati da alcuni astanti, in quanto “rei” di avere un cognome straniero o la pelle vagamente più scura scura, al grido di “Sie sind aber nicht deutsch!” (Lei non è tedesco!).
L’allarme relativo al rigurgito estremistico nei Bundesländer dell’ex DDR è preoccupante, soprattutto in virtù delle critiche che negli ultimi anni sono state mosse alla cosiddetta politica di tolleranza di Angela Merkel e ancor di più in vista delle prossime elezioni, con il rischio che un partito come AfD arrivi a prendere il 30% dei voti in regioni com la Sassonia, dove già arriva al 25%.
Non sono tardate le reazioni al grido di “Wir sind mehr” (“Noi siamo più numerosi”), come la manifestazione indetta a Neukölln il 30 agosto alle 18.30 e la manifestazione-concerto prevista oggi a Chemnitz, all’ombra della statua di Karl Marx.
La situazione, comunque, non va sottovalutata.